laR+ Tennis

La classe di Borna Coric e quella delle giovani promesse

Domenica scatta la quinta edizione del Challenger di Lugano. Appena ritiratosi dalle competizioni, Luca Margaroli è soddisfatto: ‘Un parterre di livello’

(Ti-Press)
21 febbraio 2025
|

L’attesa è parecchia, il Centro esposizioni agghindato: domenica scatta la quinta edizione del Challenger di Lugano. Una kermesse consolidata «e viepiù rodata – evidenzia Luca Margaroli, che insieme a papà Riccardo e numerosi collaboratori è il motore del torneo –. Cerchiamo tuttavia ogni anno di aggiungere qualche pezzo, di migliorarci. Il mercoledì pomeriggio dedicato alle scuole del nostro territorio è invece confermato. È un’occasione imperdibile! Non capita spesso in Ticino di poter ammirare giocatori di questo calibro». Sì, perché il cast è di tutto rispetto. Il più conosciuto e affermato sul circuito è sicuramente Borna Coric (Atp 145). Capace in passato di raggiungere la posizione numero dodici e di conquistare il Master 1000 di Cincinnati, il croato è in cerca di punti così da risalire la classifica. Non bisogna dimenticare le giovani promesse, come Martin Landaluce (133). Talento, mentalità e passione. Laureatosi campione a ottobre sul cemento di Olbia, il madrileno ricorda in più circostanze lo stile di Alexander Zverev. Da chi è in procinto di compiere il grande salto a chi spera di confermarsi, leggasi Raphaël Collignon (122) e il connazionale Alexander Blockx (158). Il natio di Anversa già sulle rive del Ceresio la scorsa edizione. «È un’armonica combinazione fra ex top cento, o addirittura 50, e giovani emergenti. Giovani emergenti a cui aggiungerei Mees Rottgering, attuale leader del ranking internazionale U18, Harold Mayot (135) e Luca Van Assche (152). I due hanno infatti partecipato alle Next Gen Finals. D’altronde la scalata inizia proprio da tornei come quello di Lugano».

Non sarà presente il duplice campione uscente, Otto Virtanen, spetterà quindi a Emil Ruusuvuori (202) difendere l’onore finlandese. Il 25enne a luglio ha effettuato una scelta drastica, mettendo in pausa la sua carriera fino a due settimane or sono così da concentrarsi su fisico e mente. «È ancora più forte del connazionale, tant’è che ha già battuto campioni del calibro di Carlos Alcaraz e di Stan Wawrinka, deve solo ritrovare la forma». I colori rossocrociati saranno rappresentati da Jérôme Kym (132), Marc-Andrea Hüsler (174) e Dominic Stricker (289). Tutti reduci dall’esperienza in Davis e che sperano di mettersi alle spalle mesi difficili. Nella squadra elvetica pure Rémy Bertola, capace di addolcire la pillola superando il poc’anzi citato Landaluce. Il 26enne, a cui è stata ‘accordata’ una wild card sulle rive del Ceresio, ha proposto a Margaroli di essere il suo compagno di… doppio. «Mi piacerebbe chiudere definitivamente il cerchio scendendo in campo dinanzi alla mia famiglia», continua Luca, che, ricordiamo, si era ritirato a fine luglio in occasione del Challenger di Zugo. «È stato emozionante, soprattutto quando abbiamo salutato il torneo allo stadio delle semifinali. Ho assaporato il momento, insomma». Lasciato il Ticino da giovanissimo, l’oggi 33enne ha raggiunto la 128esima posizione di specialità e si è messo in bacheca più trofei. Una carriera piena di soddisfazioni. «È mancata solo la ciliegina sulla torta, entrare nel tabellone principale di un Grande Slam. Nel corso di quindici anni ho comunque rappresentato ben quattro volte la Svizzera». Il ticinese ha catturato l’attenzione dei nostri selezionatori grazie soprattutto a due qualità, ossia il rovescio a una mano e la discesa a rete. Quel tennis old school, aggressivo. Il ricordo più speciale rimane invece, oltre beninteso alla Davis, «il successo colto a Gstaad in compagnia di Henri Laaksonen: abbiamo sconfitto Feliciano Lopez e Santiago Giraldo sul campo numero uno, pieno di spettatori».

‘Cerco di trasmettere la mia esperienza’

Nella sua carriera Luca ha conosciuto parecchie culture, tant’è che «rimanere lontano da casa e affetti 30-35 settimane diventa quasi una routine. Aereo, hotel, torneo. Il tutto ha iniziato a stancare». Da qui la scelta di abbandonare il professionismo. «Ho ad esempio ricevuto la possibilità di scendere in campo nel Challenger 175 di Aix-en-Provence, in Francia. Un’occasione imperdibile, ma partire il giorno stesso mi è pesato. Ho capito dunque che qualcosa si era inceppato». Il piacere di colpire la pallina non è mai venuto meno, il contorno si è tuttavia fatto viepiù soffocante. «Mi è dispiaciuto smettere, forse questo mi ha persuaso a rimanere nell’ambiente in qualità di allenatore. Ora cerco di trasmettere l’esperienza incamerata nel corso di queste 15 stagioni alle nuove generazioni. Abbiamo già qualcuno che bazzica tornei di respiro internazionale, come Nicolas Parizzia», che saggerà il cemento del Conza in occasione delle qualificazioni. Il richiamo delle competizioni è ancora ben caldo. «A bordo campo è un’adrenalina differente, soffro quasi di più – ride –. Ho avuto il sostegno della mia famiglia, di allenatori di spessore da cui ho ‘rubato’ qualche trucchetto. Spero di riuscire a tramandare questi messaggi». L’intento è di creare un centro ticinese in modo da colmare una lacuna. «Io, Rémy e Susan (Bandecchi, ndr) abbiamo dovuto lasciare casa da giovani. Cerchiamo quindi di offrire la possibilità di capire se realmente si vuole tentare la strada del professionismo. I ragazzi della zona hanno recepito l’idea e risposto presente, mi fa enormemente piacere».