La numero uno parla del suo rapporto privilegiato con Novak Djokovic: ‘Gli avevo chiesto consigli e lui mi ha dato una mano a vincere l’Us Open’
Di lui, Aryna Sabalenka dice che è «un ragazzo geniale», e che l’aiuta a migliorarsi tanto «fisicamente che mentalmente». E quel ragazzo altri non è che Novak Djokovic, il trentottenne di Belgrado che nel tennis maschile ha vinto praticamente dappertutto, a cui è unita da tempo da un rapporto di grande amicizia lontano dai campi. Tuttavia, in un’intervista accordata all’agenzia France Presse a Hong Kong – dove si trova per un match-esibizione con l’ex campione statunitense Andre Agassi –, la bielorussa numero uno al mondo, reduce dal trionfo all’Us Open, quarto titolo dello Slam in carriera, entra nei dettagli di un rapporto che per lei è stato addirittura decisivo. Al punto che per la ventisettenne di Minsk i consigli di Nole sono stati decisivi, per il suo successo a Flushing Meadows. «Quand’eravamo a Wimbledon ho voluto parlargli per chiedergli come si sentisse e cosa facesse prima di affrontare gli incontri più importanti, e probabilmente ne abbiamo discusso per più di un’ora – racconta Sabalenka –. Poi, quando è toccato a me, prima della finale degli Us Open, mi sono ricordata ciò che mi aveva detto, e credo che quelle sue parole mi abbiano aiutata a vincere a New York».
E il perché la bielorussa trovi in lui un ragazzo geniale, è presto spiegato. «Potete chiedergli qualsiasi cosa e lui vi aiuterà – spiega –. È una persona così aperta, e mi piace molto allenarmi con lui, perché i nostri sono degli allenamenti intensi». Ciò che, naturalmente, ha i suoi bei vantaggi quando si è in campo. «È grazie agli allenamenti che faccio con Novak se durante le partite con le ragazze non mi sento affaticata fisicamente, ma il fatto di potermi confrontare con lui mi aiuta anche sul piano mentale».
Tuttavia, Aryna Sabalenka ammette di avere ancora dei margini di miglioramento. «Vorrei crescere ancora nel gioco a rete, e ho intenzione di lavorare su questo aspetto negli incontri di singolare» ammette, aggiungendo che per il momento non ha ancora riflettuto a cosa farà da grande, quando appenderà la racchetta al chiodo. «Ho troppe cose da migliorare nel mio tennis per pensarci adesso – aggiunge –, ma cercherò senz’altro di trovare qualcosa di interessante. Questo anche se ammetto che il futuro un po’ mi fa paura: infatti ho l’impressione che quando sei un atleta vivi quotidianamente in una specie di ‘bolla’, e il mio timore è che quando infine la dovrò lasciare rischierò di avere l’impressione di non sapere nulla, di avere un sacco di cose da dover imparare».