Svizzera

Salari minimi: controversia sulla legge federale svizzera

Sindacati e cantoni romandi si oppongono alla proposta di legge che potrebbe ridurre i salari minimi

Cinque cantoni hanno già introdotto il salario minimo: Ginevra, Neuchâtel, Giura, Basilea Città e Ticino
(Ti-Press)
27 maggio 2025
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Il parlamento vuole ridurre gli stipendi per via legislativa, a danno di migliaia di lavoratori nei settori a basso salario. Lo sostiene l'Unione sindacale svizzera (USS) che in una conferenza stampa tenutasi oggi a Berna ha annunciato l'intenzione di combattere con ogni mezzo la nuova legge federale in materia.

Il dibattito scaturisce da una mozione del "senatore" Erich Ettlin (Centro/OW), che nel 2022 aveva chiesto che i contratti collettivi di lavoro (CCL) dichiarati vincolanti dal Consiglio federale prevalgano sul diritto cantonale. Ciò dovrebbe valere anche nel caso in cui i salari minimi previsti dai CCL siano inferiori a quelli cantonali.

Ettlin puntava il dito contro il salario minimo entrato in vigore nel 2017 a Neuchâtel e quello di Ginevra nel 2020, da lui accusati di minare il partenariato sociale. Pur opponendosi alla proposta per motivi giuridici, il Consiglio federale ha dovuto elaborare un disegno di legge, che sarà affrontato dal parlamento nell'imminente sessione estiva.

Secondo l'USS, se la Legge federale concernente il conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro (LOCCL) dovesse venir approvata, migliaia di lavoratori che percepiscono il salario minimo non avranno più un reddito sufficiente per coprire i propri bisogni. Molti dipenderebbero allora dalle prestazioni complementari o dall'aiuto sociale. A pagarne il conto sarebbe la collettività, sostiene l'organizzazione sindacale.

Anche i cantoni con una componente romanda si sono mobilitati: a inizio aprile la Conferenza dei governi della Svizzera occidentale (CGSO) – che comprende Berna, Friburgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, Vallese e Vaud – ha dichiarato che il progetto rappresenta "un attacco all'autonomia dei cantoni e al federalismo" e che "ignora la volontà dei cittadini della Svizzera occidentale".

Facendo l'esempio di Ginevra, il presidente dell'USS Pierre-Yves Maillard si è chiesto quale sia la giustificazione per annullare con una legge federale il voto popolare di questo cantone. "Chi viene disturbato a Obvaldo, Zugo o Zurigo dal salario minimo votato dal popolo a Ginevra?".

Cinque cantoni hanno già introdotto il salario minimo: Ginevra, Neuchâtel, Giura, Basilea Città e Ticino. Iniziative popolari sono state lanciate a Vaud e Friburgo. Salari minimi sono stati adottati anche nelle città di Zurigo, Winterthur (ZH) e Lucerna. Nei due casi zurighesi è attesa una decisione del Tribunale federale.

Il tema è stato affrontato ieri anche dalla stampa romanda. Il quotidiano vodese 24 heures ha pubblicato un lungo articolo nel quale si cita una perizia giuridica realizzata dall'università di Neuchâtel che critica la riforma, la quale sarebbe contraria alla ripartizione dei compiti tra Confederazione e Cantoni prevista dalla Costituzione.

Tale opinione è anche quella del Consiglio federale, che non ha mai nascosto la sua contrarietà. La proposta contravviene a vari principi dell'ordinamento giuridico svizzero poiché cozza contro il principio della ripartizione delle competenze tra Confederazione e Cantoni; spetta a questi ultimi, infatti, adottare i salari minimi in materia di politica sociale, scrive l'esecutivo nel messaggio.

Il foglio vodese dà poi spazio anche ai favorevoli alla riforma, che citano, da parte loro, una perizia realizzata dall'università di Zurigo, che conferma come Berna abbia competenza in materia. Il consigliere nazionale Olivier Feller (PLR/VD), citato da 24 heures, ha criticato i sindacati: "A meno di fare il doppio gioco, non possono negoziare i salari in un CCL e poi chiedere che siano obbligatori per l'intera categoria, per poi metterli in discussione attraverso il diritto cantonale".

Una cosa sembra comunque certa: se entrambe le Camere dovessero approvare la legge, non verrà subito scritta la parola fine. Si può infatti dare per scontato il fatto che l'USS lancerà il referendum, e che sarà il popolo a decidere.