Il Consiglio federale valuta sgravi per le imprese colpite dai dazi del 39% imposti da Trump
Il Consiglio federale non intende gettare la spugna circa i dazi aggiuntivi statunitensi: proseguirà i colloqui con la controparte per ottenere al più presto una riduzione. A breve discuterà anche di eventuali sgravi per le imprese.
Di fronte ai media convocati il giorno dopo la trasferta a Washington, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il "ministro" dell'economia, Guy Parmelin, non hanno celato una certa preoccupazione per l'impatto che i dazi aggiuntivi del 39% annunciati da Donald Trump avranno sulle imprese esportatrici, soprattutto della Svizzera Occidentale. Si tratta di una situazione eccezionale, ha dichiarato Keller-Sutter, che colpisce "frontalmente" le aziende.
Ad ogni modo, la Svizzera intende proseguire il dialogo con Washington. La missione di ieri nella capitale degli Stati Uniti ha almeno permesso di presentare all'amministrazione americana una nuova offerta, di cui la controparte ha preso atto. Si tratta di uno sviluppo positivo, secondo la "ministra" delle finanze.
Nel suo intervento, Parmelin ha rimarcato che il 60% delle imprese esportatrici è interessato dai dazi aggiuntivi, una situazione che le mette in difficoltà rispetto ai diretti concorrenti, visto che a Gran Bretagna, Ue e Giappone sono state imposte tariffe inferiori.
Tariffe del genere rappresentano senz'altro un carico pesante in particolare per l'industria delle macchine, dei dispositivi medici, quella alimentare (cioccolato e caffè in particolare, ma anche formaggio), e orologiera. Rimangono le eccezioni, ossia la farmaceutica, l'industria chimica e, in parte, dell'oro, che sono esentate dai dazi aggiuntivi.
È chiaro, ha spiegato il consigliere federale UDC, che non tutte le imprese verranno toccate allo stesso modo. In caso di difficoltà, le aziende potranno far capo al lavoro ridotto, un mezzo che si è dimostrato efficace in passato, in grado di preservare la capacità produttiva in caso di ripresa.
Nel breve termine, ha aggiunto, si tratterà di accelerare le procedure affinché le società possano avere accesso a questo ammortizzatore sociale in tempi brevi. Tra l'altro, il "ministro" dell'economia ha fatto notare che tale strumento è stato portato da 12 a 18 mesi, periodo che potrebbe essere prorogato fino a 24 mesi (una decisione in merito verrà presa ancora questo mese dal governo). Oltre a ciò, la Segreteria di Stato dell'economia (Seco) dovrà elaborare altri strumenti per fronteggiare questa situazione.
Per quanto attiene all'impatto macroeconomico dei dazi, Parmelin ha spiegato che non si può escludere un rallentamento della congiuntura, già previsto dagli esperti in giugno con dazi aggiuntivi al 10%, anche se non paragonabile a quanto accaduto con la pandemia.