Awp: molte società dell'SMI usano energia verde o certificati; i PPA aumentano ma coprono ancora poco i consumi, criticità per i grandi utilizzatori
Le maggiori aziende svizzere utilizzano prevalentemente energia da fonti rinnovabili: oltre a fare capo a impianti solari ed eolici propri, nonché a contratti di acquisto di corrente elettrica, le imprese puntano spesso su certificati di energia verde.
Un'analisi dell'agenzia Awp mostra che molte società riducono la loro impronta climatica acquistando energia rinnovabile, analogamente a quanto fanno le famiglie. È il caso di praticamente tutte le ditte che fanno capo allo Swiss Market Index (SMI), l'indice principale della borsa elvetica che al momento conta 21 titoli. Givaudan, Kühne+Nagel, Swiss Re, Swisscom e Swiss Life utilizzano addirittura esclusivamente energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Nella maggior parte delle altre aziende la percentuale è pari o superiore al 90%.
Le eccezioni sono costituite soprattutto da realtà con un elevato fabbisogno energetico. Holcim spicca in particolare: il gruppo attivo nel settore dei materiali da costruzione, il maggiore emettitore di gas serra nell'SMI, acquista solo il 21% di energia verde. Il motivo non è chiaro, poiché l'impresa non ha risposto alla richiesta di informazioni di Awp.
Nel caso di Lonza, fornitore del settore farmaceutico, attualmente circa la metà della corrente arriva dalle rinnovabili. "Al momento prevediamo che entro la fine del 2025 la quota sarà dell'80%", spiega un portavoce.
Nel caso del gruppo di chimica edile Sika al momento la percentuale è più alta (70%), ma comunque inferiore alla media SMI. Si compra energia elettrica rinnovabile laddove è possibile certificarla, spiega un portavoce. "A causa dello spiccato carattere internazionale del gruppo non è sempre possibile garantire l'acquisto di elettricità di qualità, certificata e rinnovabile". L'azienda opera in 102 paesi.
Molte società SMI hanno aderito a RE100, un'iniziativa globale di aziende impegnate a utilizzare il 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro una data obiettivo, generalmente fissata al 2050 o prima. Le ditte spesso costruiscono impianti solari sui loro edifici, ma di norma gran parte dell'elettricità deve essere comprata. Se il fornitore non offre energia verde, un'opzione è l'acquisto di certificati, che dimostrano che una certa quantità di energia elettrica rinnovabile viene prodotta e immessa nella rete.
Un'alternativa sono i cosiddetti Power Purchase Agreements (PPA): le imprese stipulano un contratto di acquisto a lungo termine con un produttore di elettricità, ad esempio un parco eolico o solare. Negli ultimi anni, la popolarità dei PPA è aumentata, soprattutto tra i gruppi industriali ad alto consumo energetico: nel complesso, però, la maggior parte delle aziende SMI copre attualmente solo una piccola parte del proprio fabbisogno con questi contratti.
Sebastian Obrist di WWF Svizzera ritiene che l'accesso relativamente facile renda i certificati di energia verde più interessanti. "I PPA sono contratti a lungo termine con singoli produttori di energia elettrica e con modelli di prezzo fissi: questo potrebbe essere meno interessante per le aziende", spiega. L'effetto dei certificati è comunque a suo avviso modesto. "Spesso sono troppo economici per promuovere efficacemente lo sviluppo delle energie rinnovabili", argomenta l'ambientalista. A suo avviso, se una società vuole dare un contributo significativo alla transizione energetica deve massimizzare la propria produzione di energia solare e garantire la creazione di nuovi impianti di produzione tramite PPA.