Il consigliere federale Beat Jans ha inaugurato oggi presso il Museo storico di Losanna (MHL) la mostra "Placés. Internés. Oubliés?" (Collocati. Internati. Dimenticati?). Essa ripercorre il triste capitolo delle misure coercitive a scopo assistenziale in Svizzera. Sarà aperta al pubblico fino al 15 marzo.
Commissionata dall'Ufficio federale di giustizia (UFG), l'esposizione fa parte del programma della Confederazione "Ricordare per il domani" e mette in luce le ingiustizie e gli abusi subiti da oltre 100'000 persone, nonché il lungo processo di memoria e riconoscimento intrapreso. Solleva inoltre la questione del risarcimento e di come evitare il ripetersi di tali ingiustizie.
All'inaugurazione, Jans si è rivolto alle vittime: "Molti di voi hanno considerato le autorità e le istituzioni come nemici e hanno perso ogni fiducia in loro, a ragione () Lo Stato, le autorità e la società dell'epoca hanno mancato al loro dovere. Hanno escluso e distolto lo sguardo".
"Non possiamo cancellare le sofferenze e le ingiustizie subite. Ma possiamo renderle visibili e riconoscerle ()", ha poi aggiunto il responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia.
L'inizio del percorso dà voce proprio alle persone coinvolte che hanno lottato per il riconoscimento e il risarcimento. Un memoriale sotto forma di archivio permette di cogliere la portata di queste misure: centinaia di cassetti simboleggiano le vittime. Alcuni sono aperti e contengono biografie dettagliate, invitando a un incontro dignitoso e a una riflessione personale.
Per decenni, fino al 1981, decine di migliaia di bambini e adolescenti furono collocati su decisione amministrativa in aziende artigianali o agricole dove erano considerati manodopera a basso costo, in istituti severamente gestiti o addirittura in penitenziari, talvolta senza decisione giudiziaria. In questi istituti hanno patito violenze fisiche e psichiche, sfruttamenti, maltrattamenti e abusi sessuali oltre ad essere stati separati dai loro genitori e fratelli.
Le donne potevano vedersi costrette ad abortire, a farsi sterilizzare o a dare in adozione i figli. Alcuni bambini e adolescenti sono stati collocati in istituti o centri medici dove hanno subìto sperimentazioni farmacologiche o sono stati sottoposti a test con sostanze sconosciute e medicalizzazione forzata.