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COP30: ora o mai più

Le sfide della COP30

Pannelli solari
(© Ashley Cooper/naturepl.com/WWF)
15 novembre 2025
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Dieci anni dopo l’Accordo di Parigi, i leader mondiali si trovano riuniti a Belém, in Brasile, alle porte della foresta amazzonica. La scelta del luogo non è casuale: ci troviamo in uno degli ecosistemi più vitali del Pianeta, in un momento in cui le decisioni dei prossimi cinque anni determineranno il futuro di intere generazioni. Sono stati fatti progressi, ma non abbastanza velocemente. Il divario tra parole e azioni, tra promesse e realtà, rimane pericoloso. Questi vuoti si misurano in vite perse, mezzi di sussistenza distrutti, ecosistemi scomparsi e tempo sprecato. La COP30 deve essere il momento in cui iniziamo a colmare queste lacune. Nel 2015, 195 Paesi si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Oggi siamo diretti verso +2,8 gradi, una traiettoria pericolosa. Ma c’è una buona notizia: siamo passati da una previsione di +4 gradi a +2,1 grazie agli impegni attuali. Il cambiamento è possibile. Nel 2024, il 90% della nuova capacità elettrica installata nel mondo è venuta da solare ed eolico. Nel 2025, gli investimenti nelle rinnovabili saranno circa il doppio di quelli nelle energie fossili. La transizione energetica è già in corso. Ora serve accelerarla con coraggio e giustizia.

Le sfide della COP30

Un punto critico all’ordine del giorno della COP30 è il rafforzamento dei piani climatici nazionali. I Paesi avevano una scadenza a febbraio 2025 per presentare i nuovi contributi nazionali (Ndc) per il 2035, ma a metà ottobre solo 62 Paesi li hanno consegnati. Questa carenza è preoccupante considerata la portata della sfida. Gli Ndc sono importanti per due motivi: rappresentano l’impegno di un Paese a ridurre le emissioni e forniscono un modo concreto per misurare i progressi. Servono piani sviluppati attraverso processi inclusivi e trasparenti, con obiettivi assoluti per l’intera economia e piani settoriali dettagliati. Ma i piani ambiziosi significano poco senza le risorse per attuarli. La finanza climatica rimane al centro di un’azione efficace, ma il divario è enorme. Le stime suggeriscono che servono 4-6 trilioni di dollari all’anno per l’azione climatica, ma attualmente ne stiamo mobilitando solo 1-1,3 trilioni. La finanza pubblica ha raggiunto 90 miliardi di dollari nel 2024, ben al di sotto dei 300 miliardi necessari all’anno. Per la Svizzera questo significa responsabilità concrete. Il nostro Paese deve contribuire con almeno 3 miliardi di dollari alla finanza climatica concordata all’ultima COP. Questo obiettivo deve essere raggiunto entro il 2035 e rappresenta la quota equa della Svizzera, misurata in base al contributo storico alle emissioni globali di CO2 e alla capacità economica. Ma la Svizzera ha un altro ruolo cruciale: data la dimensione della sua piazza finanziaria, deve reindirizzare i flussi finanziari globali dalle energie fossili verso investimenti sostenibili. Questa è la chiave per una trasformazione che funzioni davvero.

Senza natura non c’è clima

La COP30 deve essere il momento in cui fermare e invertire la deforestazione e il degrado degli ecosistemi diventa parte integrante dei negoziati sul clima. La scienza lo ha dimostrato: la natura ha assorbito circa la metà di tutte le emissioni di anidride carbonica prodotte dall’uomo, rallentando significativamente il riscaldamento globale. Non fermeremo il cambiamento climatico se la perdita di natura continua, e non possiamo proteggere la natura se il riscaldamento globale non viene fermato. Eppure, il finanziamento per la conservazione della natura rimane drammaticamente insufficiente. Durante la Climate Week di New York, il Brasile ha annunciato un impegno da un miliardo di dollari per il Tropical Forest Forever Facility, un meccanismo di finanziamento da 100 miliardi proposto per preservare i depositi di carbonio nelle foreste tropicali del mondo. Sarà cruciale vedere se questo slancio si tradurrà in azione concreta a Belém. Ma mentre mitigazione e protezione della natura sono essenziali, non possiamo ignorare le comunità che stanno già affrontando gli impatti climatici oggi. L’adattamento rimane gravemente sottofinanziato. Questo ha impatti significativi sulle comunità più vulnerabili che necessitano di supporto per proteggersi da inondazioni, siccità, ondate di calore, tempeste e innalzamento del livello del mare sempre più gravi. La buona notizia è che sappiamo già come adattarci: attraverso infrastrutture resilienti, ripristino degli ecosistemi e agricoltura intelligente dal punto di vista climatico. Le soluzioni esistono, ma dobbiamo migliorare l’accesso e l’accessibilità economica. Alla COP30 dobbiamo vedere finanziamenti adeguati all’adattamento e rendere operativo l’Obiettivo Globale sull’Adattamento.

L’energia del futuro è già qui

L’economia delle energie rinnovabili è sempre più chiara: nel 2024, il fotovoltaico solare è stato il 41% più economico delle alternative a combustibili fossili meno costose, mentre i progetti eolici onshore erano il 53% più economici. Le rinnovabili ora generano oltre il 50% dell’elettricità globale, e il 91% dei nuovi progetti di energia rinnovabile commissionati l’anno scorso erano più convenienti di qualsiasi nuova alternativa fossile. Eppure, siamo a un punto critico. La capacità solare ed eolica è cresciuta del 18% nel 2024, ma deve raddoppiare annualmente per raggiungere gli obiettivi del 2030. Serve un impegno totale per triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare i miglioramenti dell’efficienza energetica entro il 2030. Per la Svizzera questo significa accelerare l’installazione di fotovoltaico ed eolico, dove i progressi sono stati finora troppo lenti. Ma modernizzare il nostro sistema energetico deve mettere al centro e proteggere le comunità e la natura mentre sviluppiamo nuove risorse. E dobbiamo essere strategici per proteggere gli ecosistemi anche mentre aumentiamo l’energia pulita. Abbiamo soluzioni efficaci in termini di costi – come efficienza energetica, energie rinnovabili, riforestazione e protezione forestale – disponibili e implementabili ora in ogni settore. Prima e più decisamente agiamo, prima persone e natura potranno beneficiare di un futuro più pulito, sicuro e stabile. Il nostro impegno globale per un mondo migliore deve essere rinnovato in Amazzonia. La domanda è: saremo all’altezza di questo momento e realizzeremo l’azione richiesta nella seconda metà di questo decennio cruciale?