Dopo aver svolto vari lavori, sempre precari, Cattaneo, con la moglie, decide di restare a casa e occuparsi della famiglia
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Nato a Milano in una famiglia tradizionale, padre lavoratore e madre casalinga, ha fatto tutte le scuole in Italia formandosi come perito elettronico, mestiere che però non ha mai svolto. Con due soci si lancia nel montaggio dei mobili per alcuni anni, finché, deceduto il padre, si trasferisce a Verbania nella casa di proprietà. Qui inizia la passione per la palestra, che gli farà conoscere quella che poi diventerà sua moglie. Per un periodo si alternano tra Bellinzona e Verbania, finché decidono di trasferirsi in Ticino, nella capitale, grazie al buon posto di lavoro della compagna. Lasciata la famiglia d’origine e gli amici, inizia la sua avventura di padre e di casalingo.
Una vita di lavoretti a termine, dapprima come tecnologo d’imballaggio, poi fattorino, poi tipografo e infine il bagnino. Nel 2008 il matrimonio e, due anni dopo, la nascita della prima figlia, poi la decisione di dedicarsi unicamente alla casa e alla famiglia. “Siccome avevo sempre dei lavori precari e mia moglie un lavoro stabile, decidemmo che sarei rimasto a casa io, mentre lei avrebbe lavorato. In poche parole ci scambiammo i ruoli!”, racconta Luca Cattaneo, uno dei pochi uomini casalinghi del Canton Ticino.
Giacché, riporta swissinfo.ch, proprio il nostro cantone, assieme all’Alto Vallese e parti della Svizzera centrale, ha il record di donne senza attività lucrativa. Secondo le statistiche ticinesi, le donne nel 2021 erano il 60% di tutte le persone inattive, quindi il resto è composto da uomini, ma non sappiamo se casalinghi, con figli ecc. Di certo, però, non è più una novità: il primo a dichiararsi (ex) casalingo è stato infatti un cittadino di Mendrisio, una quindicina di anni fa, che nel 2011 pubblicò anche il libro Il casalingo – Una giornata del maschio moderno (Capelli Editore). Nella vita di Luca, nel 2012, arriva il secondo figlio e nel frattempo lui frequenta una scuola di massaggiatore a Lugano. Ma le sue vere passioni sono altre.
Fare il padre a tempo pieno, confessa, non è stato semplice. “All’inizio non fu certo una passeggiata, i bambini erano piccoli, e quando nascono non hanno un libretto d’istruzioni allegato come un’auto” afferma ironico. Così, i genitori si sono alternati giorno e notte per cercare di fare del loro meglio. “Quando mia moglie finì il congedo maternità, per me fu alquanto difficile nel corso dei primi anni. All’inizio lei non tornava a mangiare neanche sul mezzogiorno, in quanto aveva la mensa; abitavamo a Monte Carasso. Mi destreggiavo e ancora lo faccio ora!”, racconta. Una delle incombenze principali è ovviamente il cibo, la cucina, i pasti: “Per fortuna adoro farlo, in quanto da bambino aiutavo mia mamma a fare da mangiare ed è da lì che mi è nata la passione”, afferma. Ma sono i bambini a essergli sempre piaciuti, tant’è che avrebbe voluto un terzo figlio, al quale però hanno dovuto rinunciare a causa dell’età.
Ma la giornata tipo non finisce mica in cucina, anzi: “Pulizia, bucato, stiraggio ecc., ho cercato di fare il meglio che potevo, oltremodo dovevo stare dietro a due bimbi piccoli e far quadrare il cerchio non è sempre facile. Alla fine della giornata ero stanco, ma ero molto soddisfatto!”, chiosa.
© Ti-Press / Samuel Golay
I miei ruoli di marito e padre non sono mai venuti
I Paesi nordici, in particolare, ci insegnano che questo nuovo modello di famiglia è sempre più diffuso oltre che accettato, anche perché sempre più giovani padri, grazie a varie misure governative e aziendali, possono stare di più a casa per crescere i figli. Anche se le cose stanno lentamente evolvendo, di fatto si tratta di una realtà lontana anni luce dal nostro cantone, persino dal nostro Paese, e che Luca non può che confermare: “Sì, in effetti anch’io conosco ben pochi padri che svolgono la mansione di casalingo a tutti gli effetti”, dice, anche se poi confida che in questi anni molti papà che ha incontrato vorrebbero fare un’esperienza simile. Il motivo? “Il tempo passa molto velocemente quando diventi genitore e molti momenti, la prima parola, i primi passi ecc., semplicemente vengono perduti!”, commenta. Per questo motivo, continua, “si potrebbe provare a scambiarsi i ruoli, ogni persona potrebbe immedesimarsi nell’altro genitore, capendo gioie e dolori dello stare a casa con i propri figli”.
Ma gli amici, i conoscenti che ne pensano? “La mia famiglia ha sempre visto bene questa scelta, in quanto ho una forte predisposizione nello stare a casa con i figli” spiega. Le altre mamme, per esempio a scuola, invece? “Lì te ne accorgi di più, in quanto ti raffronti con molti genitori e soprattutto mamme che, un po’ incredule, prendono quasi sul ridere la mia scelta... ma poi tutte si ricredono quando mi conoscono”, evidenzia.
Ci si può anche domandare se questa sua scelta di vita, considerando l’eredità patriarcale della nostra società, metta o meno in discussione la sua virilità in quanto uomo… “Sì, ogni tanto mi sento svalutato, in quanto chi è dall’altra parte, a volte, non capisce come ci si trova, sembra sempre che sei a casa a grattarti la pancia, ma ogni giorno il pranzo è servito, la casa in ordine, i ragazzi sono accolti da una figura familiare e non da una tata”, puntualizza. Tuttavia, precisa, “mi sento comunque virile, anche se a volte non ci si sente capiti, ma i miei ruoli di padre e marito rimangono sempre gli stessi”.