Incontri

Andrea Pedrazzini: ‘La musica come esperienza condivisa’

È organista, pianista, direttore e docente; soprattutto è convinto che una sensibilizzazione profonda alla musica faccia bene a individuo e collettività

All’organo
(© A. Pedrazzini)
13 luglio 2025
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Il trentatreenne è organista, pianista, direttore e docente ticinese. Diplomatosi in pianoforte presso il Conservatorio di Brescia a 19 anni, ha conseguito il Master in Performance in organo nel 2019 e studiato direzione alla Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo con Markus Utz e Daniel Schmid. Si esibisce come solista in importanti festival in Svizzera e in Europa. Ha registrato opere di Franck, Widor, Duruflé e Max Reger, trasmesse anche dalla RSI. È direttore di Luceat, coro e orchestra da lui fondati nel 2022 con oltre la metà dei musicisti sotto i 25 anni. Pedrazzini insegna musica al Liceo cantonale di Lugano 2, è direttore artistico dell’Associazione degli Amici dell’Organo del Locarnese (AOL) e contabile federale diplomato.

Incontrare Andrea Pedrazzini significa immergersi in un mondo avvincente, quello della musica classica, che per lui costituisce una vera e propria passione, come ci si può accorgere sin dalle prime battute della nostra conversazione. «Non provengo da una famiglia di musicisti, però a mia mamma da giovane piaceva cantare per diletto.

Quello che mi ha sempre detto è che mentre era incinta di me ascoltava moltissima musica, soprattutto quella di Vivaldi e di Mendelssohn. Io ho l’orecchio assoluto, cioè la capacità di identificare l’altezza di una nota musicale senza un riferimento e così di riconoscerla semplicemente ascoltandola. Ebbene, secondo una tesi sempre più accreditata, sembra che l’orecchio assoluto si formi proprio tra l’ultimo periodo della gravidanza e i primi due anni di vita e può darsi che questo sia stato poi determinante nelle mie scelte».

All’asilo di Minusio, la maestra Odile Pedroli vede nel piccolo Andrea una grande affinità per la musica e consiglia ai suoi genitori di iscriverlo a un corso di educazione musicale. Un anno dopo, a 6 anni, giunge già la prima svolta. «Una signora mi fece provare vari strumenti, salvo un pianoforte che si trovava in un angolo. Io lo vidi, me ne innamorai subito e decisi che volevo suonare proprio quello strumento».


© A. Pedrazzini

L’interesse per l’organo

E così iniziano le lezioni presso l’Accademia Vivaldi di Locarno. Nel frattempo, però, a 9 anni incomincia a nascere il suo interesse anche per l’organo. «Ogni tanto andavo con i miei genitori alla Madonna del Sasso, a Orselina, dove la domenica era attivo un organista tedesco già piuttosto anziano. A un certo punto si ammalò e allora uno dei frati del convento mi chiese di suonare la domenica successiva ed è così che avvennero i miei primi contatti con l’organo». Un avvicinamento, tuttavia, che rimarrà sporadico fino all’ottenimento del diploma in pianoforte sotto la guida di Leonardo Leonardi, nel 2012 al Conservatorio di Brescia, per poi dedicarsi quasi esclusivamente all’organo. Dopo gli studi in questa disciplina con Stefano Molardi, conclusisi nel 2019 al Conservatorio di Lugano, tiene regolarmente concerti sia in Svizzera sia all’estero.

La nascita di Luceat

Ma è giunto il momento di parlare di un altro importante filone della carriera del nostro interlocutore, quello della direzione, e a questo proposito il discorso cade subito sul Luceat Ensemble (mai nome fu più azzeccato), una formazione corale e orchestrale da lui fondata con grande successo. «Questo complesso nasce con la volontà di realizzare qualcosa che in altre realtà è abituale, consolidata, ma non da noi: da una parte c’è l’aspetto dell’esecuzione del grande repertorio di musica sacra, ideata – non dimentichiamolo – per accompagnare la liturgia, ciò che da noi praticamente non avviene più e questo è un peccato. Dall’altra l’obiettivo centrale è soprattutto quello di coinvolgere i giovani, non solo invitandoli ad ascoltare questo repertorio, ma anche offrendo loro l’opportunità di eseguirlo in prima persona. Ebbene, Luceat ha voluto proprio colmare queste lacune, iniziando a Natale del 2022 nella Collegiata di Locarno.

Uno degli aspetti più impegnativi con cui, come Associazione Luceat, ci siamo trovati e continuiamo a confrontarci è quello economico. Reperire i fondi necessari è tutt’altro che scontato, soprattutto quando si punta su proposte musicali di alto livello, che richiedono il coinvolgimento di musicisti professionisti a sostegno e guida di quelli amatoriali, un termine ovviamente senza nessuna accezione negativa. Poi, piano piano il progetto si è allargato con i concerti natalizi e pasquali che teniamo in varie chiese del Ticino. Attualmente, tra orchestrali e cantori, abbiamo una sessantina di elementi». E va aggiunto che tutta l’organizzazione di Luceat è molto professionale, sebbene coloro che ricoprono i ruoli più importanti, compreso il direttore, non percepiscano alcun compenso proprio per limitare le spese e mantenere un ensemble che ha ormai acquisito una notevole e meritata reputazione.

I giovani e la musica

Oltre a tutto questo, Andrea Pedrazzini è anche docente di musica al Liceo cantonale di Lugano 2. Questo ci dà lo spunto per chiedergli che interesse c’è tra i giovani per la musica, in particolare per quella classica. «Ci sarebbero molti aspetti da considerare. Però mi soffermerei in particolare sulla formazione, sull’abitudine all’ascolto, sin dall’infanzia.

La musica è un linguaggio che va compreso dall’ascoltatore prima ancora che dal musicista che la esegue, ma se non si creano le occasioni per ascoltarla sistematicamente (attenzione alla differenza con “sentirla” poiché, come sottofondo, è ormai ovunque), ecco che risulta qualcosa di estraneo. E poi bisogna uscire dalle categorizzazioni: che cos’è la musica classica? Fin dove arriva? Bernstein disse che la musica va giudicata non come buona o cattiva, ma in base alla sua qualità intrinseca, alla sua struttura e coerenza, indipendentemente dal gusto personale».

Per concludere, diamo ancora la parola ad Andrea Pedrazzini per un’ultima considerazione. «Il mio auspicio per quanto riguarda il mondo musicale ticinese è che malgrado le difficoltà finanziarie lo Stato e le istituzioni continuino a investire nella cultura e nella formazione giovanile, anzi pre-giovanile, soprattutto dando rilievo alle materie artistiche nella formazione scolastica obbligatoria, perché la situazione attuale è tutt’altro che incoraggiante: mancano un reale interesse istituzionale e una pianificazione adeguata. Ma la cultura non riguarda solo l’educazione: coinvolge la società nel suo insieme. È quindi altrettanto importante promuovere una sensibilizzazione più profonda al valore della musica come esperienza condivisa, capace di generare benessere emotivo, crescita spirituale e coesione sociale. È vero, la cultura ha un costo, ma rappresenta un investimento strategico, con ritorni economici e sociali di grande rilevanza».

Canale YouTube: Pedrazzini Andrea.


© A. Pedrazzini