Breve viaggio nella storia degli eremi di montagna elvetici, da quello di San Nicolao della Flüe alla grotta di Santa Verena, fino ai templi buddisti
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
La vita religiosa in meditazione e solitudine prese le mosse in epoca merovingia. Breve viaggio nella storia degli eremi di montagna elvetici, da quello di San Nicolao della Flüe alla grotta di Santa Verena, fino ai templi buddisti.
Pregava all’alba il pallido eremita:
Dio non negare il sale alla mia mensa,
non negare il dolore alla mia vita.
(Giovanni Pascoli, L’eremita)
Si potrebbe forse dire che la nostra nazione si fondi sulla spiritualità, considerando che il patrono della Svizzera è San Nicolao della Flüe, un eremita, e che le montagne, soprattutto quelle con pareti scoscese e anfratti difficili da raggiungere, sono sempre stati i luoghi deputati per i ritiri spirituali. Già nel 611, Sant’Amato, un monaco di Saint-Maurice, si ritirò sui dirupi sovrastanti l’abbazia di questo comune vallesano. San Gallo, monaco di origine irlandese, attorno al 630 si stabilì nella valle dello Steinach. A metà del IX secolo, Meinrado lasciò l’abbazia di Reichenau per diventare eremita nella foresta e, quando venne ucciso, San Benno fondò lì l’abbazia di Einsiedeln. Questi sono solo alcuni dei precursori di una tradizione che ben presto si sviluppò, grazie anche a opere religiose quali L’imitazione di Cristo o le Vite dei padri del deserto, che spinsero molti laici a ritirarsi in solitudine, non solo sulle Alpi svizzere.
“Nel crollo della società medievale, con la corruzione del clero e la decadenza della vita conventuale, emergono, tra i laici, uomini e donne supremamente obbedienti a Dio, specialmente Nicolao della Flüe (…). Segni completi e semplici di contraddizione alla mondanità, al sistema, alle convenzioni e all’interesse corrotto. Per niente ribelli, anzi strumenti di Dio assolutamente miti e sottomessi”. Così scrive nei suoi diari il monaco trappista pacifista Thomas Merton, autore del libro La montagna dalle sette balze. La storia di Nicolao della Flüe non solo è testimonianza dell’interesse dei laici per la Devotio moderna, ma anche dell’importanza politica occulta degli eremiti alla fine del Medioevo. Contadino, magistrato, politico, deputato della Dieta federale, soldato e ufficiale dell’esercito confederato, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, nel 1467, il nostro patrono lasciò la famiglia per ritirarsi a vita eremitica nella vicina valle di Flüeli-Ranft, dove visse vent’anni in meditazione e nelle più dure penitenze.
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San Nicolao della Flüe
Tra gli eremiti solitari, c’è stata anche questa vergine cristiana di origine egiziana, nata a Tebe verso il 260 d.C., che si stabilì in Svizzera e morì a Zurzach nel 320 circa. Il suo culto è molto diffuso e l’omonima Gola di Verena, fra rupi e ripidi pendii boscosi, a circa cinquecento metri di altitudine, nel Canton Soletta, è ancora oggi luogo di pellegrinaggio. Secondo la leggenda, Santa Verena visse qui, in una grotta, vicino al torrente che prese il suo nome, Verenabach. Attraverso due rampe di scale tortuose si accede alla cappella della santa, in parte costruita nell’erta roccia. La gola ospita ancora oggi un eremita.
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La Gola di Verena, nel Canton Soletta
Nel Vallese, sono tuttora presenti eremi di comunità monastiche (che però non sono mai entrati a far parte della congregazione degli eremiti svizzeri). Presso Sion, esiste il romitaggio di Longeborgne, fondato nel 1522, occupato dal 1908 al 1919 dai cappuccini e dal 1924 dai benedettini, dipendenza del convento di San Benedetto di Port-Valais a Le Bouveret. Bisogna salire cinquecento gradini di pietra (niente in confronto alle sette balze di espiazione del Purgatorio di Dante) per raggiungere la cappella Notre-Dame-du-Scex, di giurisdizione dell’abbazia di Saint-Maurice, e l’eremo di Sant’Amedeo (un monaco che visse qui nel VII secolo), talvolta ancora abitato da persone in cerca di spiritualità. Nel Canton Svitto, nel bosco sopra Rickenbach, si trova l’eremo di Tschütschi, che risale alla fine del XII secolo: qui, nel 1585, si stabilirono due padri cappuccini.
Infine, nel Canton Ticino, si erge l’eremo di San Nicolao, a 700 metri sul livello del mare, sul Monte Stella, che domina con i suoi strapiombi il borgo di Mendrisio. Scavata nella roccia, sorge la chiesetta del 1413, ampliata e modificata nel sec. XVII. Questo luogo di silenzio e pace, attirò i frati del Terz’ordine di San Francesco, che costruirono un romitaggio e vi rimasero fino alla fine del 1800.
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Un altro scorcio dell’eremo di San Nicolao sul Monte Stella (Somazzo)
Non lontano, dall’altra parte del confine, in Italia, sul Monte Bisbino, a circa 1’200 metri, si trova un piccolo eremo buddista di tradizione tibetana: Phende Ling, “luogo di beneficio e beatitudine”. Dopo gli anni Sessanta, quando la Cina invase il Tibet, molti esuli si rifugiarono a Rikon, Canton Zurigo, dove costruirono l’unico monastero buddista al di fuori dell’Asia, per volere del Dalai Lama e con l’aiuto di cittadini svizzeri e autorità, grazie anche alla comune visione di solidarietà tra i popoli di montagna.
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Tibet Institute Rikon
In questa autobiografia l’autore racconta le esperienze che lo portarono prima ad abbracciare il credo comunista, poi a convertirsi al cattolicesimo e a farsi monaco trappista. Il titolo rimanda al viaggio dantesco nel Purgatorio, il monte della Purificazione che, salendo altissimo verso il cielo, porta con sé il principio della transitorietà. Nella prima balza sono ospitati i superbi, nella seconda gli invidiosi, nella terza gli iracondi, nella quarta gli accidiosi, nella quinta gli avari e i prodighi, nella sesta i golosi e nella settima i lussuriosi. Dopo aver espiato i sette peccati e purificato la propria anima nel Lete e nell’Eunoè, si raggiunge il Paradiso.
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Thomas Merton (1915-1968), autore del breviario spirituale ‘La montagna dalle sette balze’
L’itinerario spirituale di Merton alla ricerca di Dio “conosce soste, intoppi, cadute, momenti di disperazione, ma si conclude con la conquista di una nuova consapevolezza di vita e di pensiero. La montagna dalle sette balze, pubblicato nel 1949 e tradotto in moltissime lingue, è considerato una sorta di breviario della spiritualità moderna”. Dopo questa testimonianza di vocazione al monachesimo, Fr Maria Louis, come si chiamava, sentì il bisogno di ritirarsi in un romitaggio e, nel 1962, scrisse nei suoi diari: “Se riesco a trovare un posto in cui scomparire, lo farò (…) non importa dove, specialmente, è ovvio, in qualche stupendo monastero in montagna per avere delle visioni (…)”. Thomas Merton (1915-1968) è stato definito da papa Francesco “una guida, una fonte di ispirazione”; “un fratello spirituale” dal Dalai Lama.