Reportage

La Greina delle meraviglie

L’altipiano, di là da essere un luogo incantato, è innanzitutto una regione naturalisticamente molto importante. Ci siamo andati.

Il Plaun
(© Elda Pianezzi)
7 settembre 2025
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

“Uno dei passi più arcani delle Alpi”, così definì la regione della Greina, nel 2011, lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz. E l’aggettivo ben sublima il doppio carattere di questo angolo fra Ticino e Grigioni, sospeso a metà fra cielo e terra. L’altipiano, a oltre duemila metri di altitudine, di là da essere un luogo quasi incantato, è soprattutto una regione naturalisticamente molto importante, grazie alle sue caratteristiche geomorfologiche.

La geomorfologia, disciplina che studia le forme attuali e passate presenti sulla superficie terrestre e i fenomeni che le creano e le modificano, opera come uno scultore che, per creare, toglie. È questa la prima e più importante lezione che imparo durante un trekking di due giorni sulla Greina, dove la natura, a forza di sciogliere, far precipitare, levigare, scavare e spostare, ha dato vita a un paesaggio grandioso. Sulla Greina è l’erosione la grande protagonista, mi spiega Cristian Scapozza, professore in Geomorfologia applicata presso la SUPSI, che mi fa da guida illustrandomi la teoria con tanti esempi pratici.


© Elda Pianezzi
Il rifugio Edelweiss

Carta d’identità

Prima di intraprendere con lui questa breve, ma intensa, avventura, sapevo che la Greina è un altopiano situato tra la Valle di Blenio e la Surselva, che si snoda tra i 2’200 e i 2’350 metri d’altitudine, che comprende formazioni rocciose di dolomia cariata a ovest e una pianura alluvionale di rilevanza nazionale a est, che è un territorio eccezionale sia per la sua estensione che per il suo stato incontaminato, che ospita alcuni piccoli ghiacciai residui, che è cosparsa da una vegetazione rada e che su di essa la presenza umana è discreta e limitata ai sentieri escursionistici, alle zone di pascolo e a due rifugi e tre capanne custodite (poste ai margini).

Pennellate espressionistiche

Nessuna di queste informazioni riesce però a trasmettere le emozioni che si provano quando si vive la Greina in prima persona, percependo la forza di un luogo che incanta, meraviglia e confonde, che rimane sempre simile a se stesso eppur anche diverso ed evocativo di altri luoghi. La pianura della Greina può essere vista come un accogliente e splendido corridoio che corre fra est e ovest, delimitato per tutta la sua lunghezza da cime e pizzi.


© Elda Pianezzi
La Greina a ovest

A ovest (da dove partiamo) la Greina si mostra più bizzosa e colorata, sia grazie al millenario e ininterrotto lavoro svolto dal ghiacciaio del Piz Gaglianera, che alla presenza di tre diversi tipi di roccia che interagiscono tra loro: lo gneiss grigio chiaro appartenente alla crosta continentale europea, gli scisti argillosi grigi scuri che nel Giurassico inferiore si trovavano sul fondo della Tetide (l’oceano che divideva l’Europa dall’Africa), e il marmo dolomitico e carbonatico misto a gesso formatosi milioni di anni fa in lagune tropicali.


© Elda Pianezzi
Marmo dolomitico

E così, accanto a una palude di acque cristalline abbellita da pennacchi di Scheuchzer – fiori bianchi sfrangiati che paiono d’ovatta – può improvvisamente ergersi un arco dalle forme eleganti e perfette; dal nulla può spuntare un complesso di candide guglie simili a un frastagliato castello medievale; oppure ancora il terreno può spaccarsi per ospitare un piccolo, ma suggestivo canyon creato dalle acque di fusione dell’ormai morente ghiacciaio del Piz Gaglianera (Glatscher da Gaglianera). Quest’ultimo, pur non sputando più ghiaccio e non portando più a spasso enormi massi erratici, con la sua leggiadra somiglianza col Cervino gioca il ruolo di antica e fiera sentinella che offre orientamento agli escursionisti e sovrasta la flora locale fra la quale, per chi sa trovarle, si nascondono anche le timide stelle alpine.


© Elda Pianezzi
Piz Gaglianera

Tra coni di deiezione, doline e isole sabbiose, più a est la Greina si trasforma in Plaun e diventa verde e mite, un po’ come la steppa mongola, le Highlands scozzesi o la Terra di Mezzo descritta da Tolkien ne Il Signore degli Anelli.


© Elda Pianezzi
Paesaggio tolkeniano

Patrimonio geomorfologico

La mattina del secondo giorno, dopo il pernottamento nella Capanna Motterascio CAS, ci arrampichiamo brevemente dietro una collina e Cristian mi mostra un laghetto popolato da girini, minuscole rane e tritoni alpini, dietro il quale si apre un paesaggio dolce e fiabesco solcato da un vento gentile, nel quale, da un momento all’altro, ci si aspetta di veder giungere Frodo trafelato o Gandalf a cavallo del suo bianco destriero.


© Elda Pianezzi
La vista dalla capanna Motterascio

Grazie alla magnificenza del paesaggio che mi circonda e alle appassionate spiegazioni di Cristian, capisco per quale motivo la Greina viene considerata un patrimonio geomorfologico, e cioè un luogo con un valore tale da meritare di essere conservato e tramandato alle generazioni future: non solo per la sua importanza a livello naturalistico e scientifico, ma anche per il processo di visione, percezione e interpretazione che esso crea nella mente del visitatore. In altre parole: la Greina non solo permette di ricostruire i movimenti dei ghiacciai e le fluttuazioni climatiche, ma anche di goderne appieno immergendosi nella sua estetica e nel suo valore culturale.


© Elda Pianezzi
Il canyon

Natura fatta ad arte

Sulla Greina si vive l’arte creata dalla natura e si trova l’ispirazione per nuove creazioni artistiche, come mostra in modo egregio Cristian Scapozza in una delle sue tante pubblicazioni, il volume curato per il Museo storico etnografico Valle di Blenio intitolato La Greina – Antologia dell’altipiano delle meraviglie (Salvioni, 2019).

Tramite trentatré testi scritti tra il 1801 e il 2019, l’antologia presenta la Greina sotto molteplici aspetti: dai resoconti che ne sottolineano l’importanza e l’eccezionalità stilati negli anni Settanta per contrastare un progetto di sfruttamento idroelettrico bocciato dal popolo nel 1986, agli entusiastici resoconti di viaggio, ai miti e alle leggende, passando per le opere geologiche e naturalistiche, fino ad arrivare ai progetti artistici. Il 25 luglio 1812 Hans Conrad Escher von der Linth descrisse la Greina come un “pianoro orizzontale, vasto, disabitato, piatto come il fondo di un lago”. Paolo Rumiz nel 2011 parlò invece di “una magnifica trappola, una conca smeraldina dove spesso le nubi restavano incastrate”. La Greina ha sempre fatto parlare di sé e continuerà a farlo anche in futuro.


© Elda Pianezzi
Plaun della Greina