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Elton John e Brandi Carlile, beati angelici del rock and roll

‘Who Believes In Angels?’ - ★★★★✩ - Un disco che pare un miracolo. O forse è sempre così quando a scrivere sono gli umani

Undici Grammy in due
10 aprile 2025
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Da qualche parte nel 1971 esiste un’intervista nella quale Elton John spiega come nascono le sue canzoni. Seduto di fronte a un pianoforte verticale bianco, in una mise disneyana, tira fuori un paio di fogli sui quali è scritta una delle poesie del fido paroliere Bernie Taupin, ‘Tiny Dancer’, e ne esegue una versione provvisoria. Oltre cinquant’anni dopo, vista con gli occhi di oggi, la confidenza televisiva di allora sembra fare il pari con i molti ‘making of’ grazie ai quali i social documentano la genesi di ‘Who Believes in Angels?’, il nuovo disco scritto e cantato da Elton John a quattro mani con Brandi Carlile, cantautrice da sei Grammy, uno in più di lui. Più o meno tutti i dietro le quinte arrivano da un documentario nel quale sono contenuti parole, emozioni, lacrime, scazzi, illuminazioni e colpi di genio che hanno portato all’album, firmato anche da Taupin e da Andrew Watt, produttore da ulteriori due Grammy.

Bandiere

Nei Sunset Studios di Los Angeles, tra un poster di Elvis e uno di Prince che qui incise parte del suo ‘Purple Rain’, sopra il pianoforte acustico campeggia un manifesto di Fats Domino, tra i numi tutelari del rock and roll pianistico. È sotto il suo faccione che Sir Elton, entrato in studio depresso, ha fatto una specie di miracolo insieme a Brandi, colei che un paio di anni fa riportò sopra un palco Joni Mitchell, madre di tutte le cantautrici appiedata da un ictus.

Elton e Brandi si conoscono dal 2009, da quando lei, cresciuta con i suoi dischi, chiese a lui un featuring sull’album ‘Give Up The Ghost’, sognando nel contempo un disco intero. “È accaduto quel che successe a me quando decisi di cantare con il mio idolo”, dice Elton parlando di ‘The Union’, disco a quattro mani con Leon Russell, era il 2010. Ma il legame tra Elton e Brandi va oltre la musica: entrambi bandiere del movimento LGBT, lei è sposata con Catherine Shepherd e ha due figlie femmine, lui è sposato con David Furnish e ha due figli maschi. “Elton e David hanno ispirato le mie scelte di vita”, dice Brandi, che nell’album scrive di loro in ‘Someone To Belong To’.

Ci sono altre icone LGBT nel disco. Come Laura Nyro (1947-1997), artista bisessuale e femminista che cantò per il tempo necessario a ispirare Elton e tanti altri. ‘The Rose of Laura Nyro’ apre l’album, aperta a sua volta da una specie di ‘Funeral For a Friend’, un rimando strumentale a ‘Goodbye Yellow Brick Road’, doppio album del 1973 scritto da Elton e Bernie in un paio di giorni. A ruota giunge l’omaggio a Little Richard, che nel 1957 lasciò la musica per diventare predicatore e poi tornò sui propri passi, suonando e predicando. Da cui ‘Little Richard’s Bible’, in cui Sir Elton pesta sul pianoforte alla maniera di ‘Tutti Frutti’. E ‘Swing For The Fences’ è un inno arcobaleno scritto da Carlile di suo pugno cui Elton aggiunge armonie e altro pianoforte rock.

C’era una volta il falsetto

In ‘Who Believes in Angels?’ suonano Chad Smith e Josh Klinghoffer dei Red Hot Chili Peppers, e il bassista Pino Palladino. Brandi firma anche il testo di ‘Never Too Late’, dall’omonimo documentario sulla vita di Elton, canzone candidata all’Oscar. “Mi sono trasformata in lui”, dice Carlile parlando della scrittura. Ancor più grande è la trasformazione che avviene nella ‘Who Believes in Angels?’ canzone, piccolo capolavoro con dentro “un millisecondo di ‘Goodbye Yellow Brick Road’”, come dice Carlile, che nel pezzo sostituisce il falsetto perso da Elton nel 1987, nell’intervento chirurgico che cambiò per sempre il suo range vocale e la libertà di scrittura. Durante le session del brano, mentre Brandi incide la propria voce, Elton ha negli occhi lo stupore di chi pare ascoltare il sé stesso degli anni Settanta.

Su di un riff di chitarra country&western di Watt è costruita ‘The River Man’, dove l’uomo del fiume è Bernie Taupin, una cosa alla Eagles di ‘Already Gone’. Brandi scrive anche ‘You Without Me’, dedicata alla figlia, e ‘A Little Light’, canto di speranza in un mondo che a volte ci concede solo quella. Oltre ai ‘pigiamini’ di Gucci indossati da Elton, oltre ai “f****** great!” dell’entusiasta produttore a quanto di bello accade in studio e oltre ai “f*** off” che il pianista gli regala qua e là, tra i momenti d’oro del making of c’è il 78enne hit-maker che tira fuori dal cilindro (leggasi ‘pianoforte’) soluzioni armoniche capaci di mandare in estasi i più giovani collaboratori. “Come te non ne abbiamo più”, gli dice Brandi con lucidità.

Congedo

‘Tiny Dancer’ non è la prima canzone scritta da Elton John, ma quel filmato del 1971 ci porta all’ultima del disco nuovo, ‘When This Old World Is Done With Me’: “Le parole sono cadute sul foglio da sole”, dice Taupin nel film; “Solo mentre le mettevo in musica mi sono accorto che Bernie ha scritto della mia morte”, gli fa eco Elton, versando una lacrima. “È che uno invecchia, pensa ai figli…”. In bilico tra gospel e musical, ‘When This Old World Is Done With Me’ è un congedo che – se definitivo, visti gli acciacchi del pianista – avrebbe trovato la canzone giusta.

Guardando al tutto, presto saranno cinquant’anni da ‘Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy’, il concept che nel 1975 riassumeva gioie e dolori dell’essere diventati popstar e paroliere di popstar: ‘Who Believes in Angels?’, disco ispirato, scritto da uomini e donne in carne e ossa, non poteva cadere nell’anno migliore.