Approda martedì al Nazionale l’idea di chiudere le strade cantonali in caso di forte traffico sull’A2. Reportage dall’Alta Leventina
Domenica 4 maggio 2025, ore 13.30: siamo sul cavalcavia dello svincolo di Quinto/Varenzo, penultima entrata/uscita autostradale prima del tunnel del San Gottardo. L’ultima auto incolonnata è ferma un centinaio di metri davanti a noi, in direzione nord. La Gottardo Arena è poco avanti, sull’altro lato dell’A2. Sull’isola spartitraffico, dove la rampa d’accesso si unisce alla carreggiata dell’autostrada, un cartello luminoso indica colonna. Al portale sud del tunnel, poco dopo le 10 l’ingorgo aveva già raggiunto una lunghezza di cinque chilometri. Alle 12.30 i chilometri di coda tra Faido e l’area di dosaggio di Airolo erano 10, nel primo pomeriggio 14. Gli automobilisti devono aspettarsi ormai un tempo di attesa fino a due ore e 20 minuti, avverte il Touring Club Svizzero. Andrà avanti a lungo così: poco prima di mezzanotte, la coda – scioltasi solo nel corso della notte – sarà sempre di una decina di chilometri.
In quest’uggiosa domenica primaverile la strada del passo è ancora chiusa. La ‘Cupra’ (la corsia preferenziale che consente agli automobilisti di bypassare la coda e di raggiungere Airolo e i passi rimanendo sull’A2) non è ancora stata aperta. Oggi nessun addetto privato alla sicurezza gestisce il flusso di veicoli allo svincolo, come avviene nei giorni di forte traffico a Pasqua e durante la stagione estiva. Questa non è giornata da bollino nero. Ma poco ci manca.
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Un paio di auto sono ferme sul lato destro della rampa d’accesso in direzione nord, all’altezza di due Toi Toi sistemati sul ciglio della strada. Gli occupanti, a turno, fanno i loro bisogni prima di affrontare la colonna. I veicoli gli passano a fianco, qualcuno a velocità sostenuta. Alcuni sono giunti fin lì dopo essere usciti a Faido e aver preso la strada cantonale fino a Varenzo, così da evitare quantomeno il primo ‘dosaggio’ alla galleria della Piumogna. Invece molti altri – per lo più stranieri, ma anche tanti confederati – ignari o convinti di riuscire in un modo o in un altro a ‘sfondare’ e raggiungere il tunnel, hanno attraversato gli abitati di Ambrì e di Piotta e si sono spinti fino ad Airolo, dove l’entrata autostradale è ufficialmente chiusa, salvo poi tornare indietro – nuovamente dalla cantonale o dall’A2 – fino allo svincolo di Varenzo, rassegnati ormai a mettersi in coda.
A poche decine di metri di distanza, in uno slargo a lato della strada che conduce a Quinto, due motociclisti armeggiano coi loro mezzi. Una Porsche con targhe olandesi ha il cofano aperto. Il conducente confabula con un agente della Polizia cantonale. Addossati alla piccola fontana, un paio di sacchetti di plastica: uno è pieno di pannolini sporchi. In lontananza, diretto a nord, sfreccia il treno color rame della Südostbahn. Non riusciamo a vedere bene, ma ci sembra mezzo vuoto.
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Una famigliola fa sgranchire le gambe al cane. Marito e moglie hanno l’aria stanca. Ci dicono che vengono da Ispra, zona Lago Maggiore. Sono diretti vicino a Lucerna: “Sei ore di viaggio”. Non cercate una via alternativa? “No, no. In ogni caso non serve a niente”. Non tutti la pensano così, facciamo notare. “Però i cartelli in autostrada indicano che ad Airolo l’entrata autostradale è chiusa!”. Già, ma evidentemente non tutti li hanno visti. E molti di quelli che li hanno scorti, decidono di tentare comunque il colpaccio.
La cartellonistica li favorisce. Un germanico esce allo svincolo di Quinto e imbocca la cantonale in direzione di Airolo. Si ferma pochi metri dopo. Scende dall’auto, va a vedere cosa c’è scritto su un cartello bianco ai lati della strada: legge ‘Entrata Airolo, direzione nord’, vede il simbolo della galleria e l’indicazione ‘chiusa’. Ma il cartello è voltato verso il fiume. Lui risale in auto e prosegue verso nord. “Perché quel cartello non è girato verso la carreggiata?”, chiediamo a uno dei due agenti della Polcantonale che abbiamo a tiro. “Non saprei, bisognerebbe chiedere all’Ustra [Ufficio federale delle strade] o alla [Polizia] Stradale”.
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Andiamo ad Airolo. Sulla cantonale, ad Ambrì, raggiungiamo una Fiat targata Italia che circola a 40 all’ora. Dietro di noi si forma un corteo di sei auto e un bus. Tutti sono diretti all’entrata autostradale più a nord. Al Buco dei Cavalli, prima di scendere verso la stazione dell’ultimo (o primo) comune leventinese, un cartello indica che è chiusa. Nessuno ci bada.
Cinque minuti dopo guardiamo giù dal posteggio del Caseificio del Gottardo. Il flusso di veicoli – auto, bus, furgoni, camper, motociclette – è quasi ininterrotto. Un’auto targata NL imbocca la strada della Valle Bedretto. Si accorgerà al più tardi davanti alla barriera di All’Acqua che il passo della Novena è chiuso. Alcuni veicoli indugiano prima della curva a gomito che immette sulla rampa d’accesso all’autostrada: non sanno se andare dritti (Valle Bedretto), a sinistra (Caseificio), a destra (rampa d’accesso all’A2) o se fare inversione a U e tornare ad Airolo. Un germanico fa retromarcia e si attira una raffica di strombazzate.
Il cancello che chiude l’entrata dell’A2 è a 350 metri circa. Una croce rossa è tracciata sulle scritte (Zürich/Luzern/Galleria San Gottardo) che campeggiano sul grande cartello indicante la rampa d’accesso autostradale verso nord. Alla piccola rotonda che lo precede, un cartello color arancio con la scritta ‘Zürich/Luzern’ invita gli automobilisti a rientrare nell’A2 in direzione sud, fino allo svincolo di Quinto. Qualcuno opta per l’altra uscita, quella che (ri)porta ad Airolo e quindi sulla cantonale per Piotta e Ambrì.
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Alle 14.45 tre pullman sono fermi ai lati della strada, poco prima della rotonda. Trasportano a Lucerna i tifosi del Fc Lugano. Dovevano essere qui per le 14, ma sono arrivati con una ventina di minuti di ritardo e così hanno trovato la barriera abbassata. La partita inizia alle 16.30. “Siamo in 160, speriamo di farcela”, ci dicono. Bevono birra, ogni tanto cantano. Uno fa pipì a pochi metri da noi. Aspettano le 15, quando il fatidico cancello verrà sollevato. “Ci hanno detto che ogni ora aprono per 10 minuti”, spiega un signore. Gianluca e Claudio sono su un’utilitaria davanti ai tre pullman. Sono camionisti, hanno caricato il loro mezzo sul treno a Stabio e lo riprenderanno a Dietikon, nel canton Zurigo. “Siamo arrivati alle 14.11, con un minuto di ritardo! E così ci tocca aspettare”.
Ancora per poco. Alle 15 in punto il cancello si apre. Sparisce il cartello color arancio. Ne compaiono due verdi che indicano ‘Zürich/Luzern’ e ‘Galleria San Gottardo’. Passano Gianluca e Claudio; passano i tre pullman coi tifosi del Fcl: gli unici mezzi fermi in attesa. Poi, nei successivi dieci minuti, nel varco si infilano anche decine e decine di veicoli: per lo più con targhe confederate, ma anche olandesi, germanici, belgi, francesi, lussemburghesi. Alcuni rallentano, quasi si fermano. Esitano: probabilmente, dopo essersi già messi il cuore in pace, non gli sarà sembrato vero di vedersi spalancata la porta verso l’agognato tunnel.
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A loro è andata bene. Non così a tanti altri. Li vediamo sulla strada cantonale, tornando giù allo svincolo di Quinto: chi ci ha provato e ora, rassegnato, si dirige verso sud preparandosi ad affrontare la coda sull’A2, da Varenzo in su; e chi – fino a tarda sera – transita in senso opposto, verso Airolo (dove a metà pomeriggio la via della Stazione è intasata), ignaro ma speranzoso, oppure consapevole (come lo sono molti abitanti della zona) di poter sfruttare – magari dopo aver pranzato o bevuto il caffè al Caseificio, nell’attesa dell’ora x – una di quelle ufficiose, preziose finestre temporali che nei giorni critici ogni tanto (non a tutte le ore) si spalancano, regalando un accesso express ‘al tunnel in fondo alla luce’ (cit. Erminio Ferrari).