Portavoce del governo avrebbero contattato il Municipio locale, ma le bocche sono cucite. Zanini: ‘Si stanno valutando alcune possibilità’
Dopo la Perfetta di Arzo e dopo il Quartiere Soldini a Chiasso potrebbe esserci Stabio sulla mappa dei centri di accoglienza che il Cantone destina ai richiedenti asilo assegnati al Ticino. Per il momento su questa nuova opzione logistica le bocche sono cucite, tanto a livello comunale che cantonale. Massimo riserbo, insomma, visto la tematica alquanto sensibile. A fornire la prova del nove, una volta di più, di recente è stato il polverone di polemiche che si è alzato a Rovio, Comune di Valmara, dopo la decisione cantonale di far capo al vecchio Park Hotel ormai in disarmo per collocare una quarantina di persone. Una vicenda oggi ‘sub judice’ – davanti al Tribunale cantonale amministrativo – e su cui si sono rovesciate 640 firme di cittadini contrari.
Se il condizionale, sin qui, appare d’obbligo sull’opzione Stabio, da quanto abbiamo potuto appurare tra rappresentanti del Consiglio di Stato e Municipio locale vi sarebbe stata una iniziale presa di contatto. E a fare il primo passo sarebbero stati, appunto, i portavoce del governo. La reazione dell’Esecutivo? Guardinga. L’autorità si sarebbe, infatti, presa il tempo di valutare la proposta principale messa sul tavolo. Una soluzione logistica, a carattere temporaneo, che potrebbe non avere incontrato, nell’immediato, i favori comunali.
A quale spazio avrebbe, quindi, pensato il Cantone per alloggiare un certo numero di richiedenti asilo, in tasca la decisione della Sem, la Segreteria di Stato della migrazione? Anche qui non ci si sbottona. Ciò che appare certo, per ora, è che non si tratta di un edificio di proprietà comunale. In linea di conto, almeno per talune persone che orbitano attorno al tema dei migranti e dell’accoglienza, potrebbe esserci lo stabile cantonale che già ospita, però, il Centro psico-educativo (Cpe) oppure una opzione privata. Del resto, negli ultimi anni non è la prima volta che le vie dei richiedenti asilo incrociano quelle di Stabio. In passato il Comune aveva aperto le porte e il bunker della Protezione civile in coincidenza con i picchi d’afflusso nelle strutture federali: è stato il caso, ad esempio, del maggio 2015. Non solo, nel giugno 2020 sempre il rifugio di PCi aveva fatto spazio al Centro unico temporaneo per migranti in riammissione semplificata che dal 2016 era operativo a Rancate. Esperienze che, con tutta probabilità, hanno portato l’autorità cantonale a pensare al Comune di confine.
È così? Renzo Zanini, a capo dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati del Dss (Dipartimento della sanità e della socialità), da noi interpellato, non è entrato nel merito. Ci ha confermato, in ogni caso, che «il Cantone è come sempre alla ricerca di nuove possibili soluzioni per l’alloggio di richiedenti l’asilo, sia in strutture provvisorie, sia per la realizzazione di una terza struttura di grandi dimensioni definitiva; e al momento sta valutando alcune possibilità sull’insieme del territorio cantonale». Come dire, non solo nel Mendrisiotto.
Del resto, si è in attesa pure della realizzazione del Centro cantonale polivalente (Ccp) di Camorino, che potrà ospitare fra i 173 e i 189 posti letto e che, come ribadisce Zanini, sarà attivo a partire dal prossimo mese di ottobre. Un’opera che traduce un investimento di 13,5 milioni di franchi già stanziati dal parlamento.
Il Ticino, in effetti, deve far fronte a numeri di una certa sostanza. Lo stesso Zanini riafferma come negli ultimi tempi si stia veleggiando sulle 12 persone alla settimana, 50 al mese e 600 l’anno, un dato quest’ultimo che moltiplica per tre le cifre di tre anni orsono.
D’altro canto, «i dati delle attribuzioni – ci spiega – sembrano confermare le previsioni della Sem e segnano una leggera diminuzione rispetto al 2024 (533 attribuzioni totali): per quest’anno ci aspettiamo – salvo elementi imprevisti – tra i 450 e i 500 nuovi arrivi. Ovvero 40 al mese, 10 alla settimana circa».
E sul piano dell’accoglienza il Cantone su quante strutture può contare? «A oggi – ci dice ancora il capufficio – collaboriamo con 14 pensioni per l’alloggio di adulti e famiglie e disponiamo di 5 foyer per minorenni non accompagnati, a cui si aggiungono alcuni appartamenti sull’insieme del territorio». A quanto pare, però, servono altre opportunità logistiche.
Le trattative su Stabio, nel frattempo, sembrano aperte e in corso. Non si è più mosso nulla, per contro, sulla eventualità di trasferire a Chiasso, e in particolare in un complesso residenziale nel Quartiere Soldini, accanto al Centro Calicantus, una realtà comunale di socializzazione, sino a 150 richiedenti asilo, occupando una cinquantina di appartamenti. Una soluzione che l’anno scorso aveva fatto sobbalzare la politica locale, ma pure lo stesso Esecutivo. Tanto che la cittadinanza ancora si interroga.
«Su questo versante non registriamo novità – ci fa sapere il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni –. Il Consiglio di Stato ha congelato questa intenzione e da parte nostra vorremmo venisse abbandonata. Per il quartiere sarebbe troppo attualmente». L’estate scorsa i Municipi del Basso Mendrisiotto avevano fatto memoria alle autorità superiori i patti: non superare la quota dei 350 richiedenti fissata con il nuovo Centro federale d’asilo a Pasture.