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Dall’Iniziativa a Pro Alps, da Pult a Valsangiacomo

La granconsigliera ‘verde’ eletta alla presidenza dell’associazione che si batte per la tutela delle Alpi. Non è un semplice cambio generazionale

Nara Valsangiacomo
(Ti-Press)
19 maggio 2025
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Poco più di sei anni fa, in un’intervista al nostro giornale in occasione del 25esimo dell’Iniziativa delle Alpi, Jon Pult raccontava che il suo primo ricordo politico è quell’‘Arena’ del 4 febbraio 1994 in cui il ministro dei Trasporti Adolf Ogi – al cospetto del Landamano urano Hansruedi Stadler e del consigliere nazionale grigionese Andrea Hämmerle – fece una magra figura in diretta tv in un dibattito che, di lì a un paio di settimane, ebbe il suo peso nello storico sì di popolo e Cantoni al nuovo articolo costituzionale sulla protezione delle Alpi. Il consigliere nazionale socialista aveva nove anni.

Quel febbraio di 31 anni fa Nara Valsangiacomo (vedi box) non era ancora nata. Nemmeno biologicamente parlando. Il primo ricordo politico della 28enne granconsigliera dei Verdi – che sabato ha preso il posto di Pult alla testa dell’Iniziativa delle Alpi, ribattezzata Pro Alps lo scorso autunno (vedi sotto) – risale ai tempi delle Elementari, quando “con un’amica abbiamo messo una bancarella per sensibilizzare sugli effetti della crisi climatica”. L’impegno politico (“la partecipazione civica”, precisa) è venuto come qualcosa “di naturale”: quasi un modo di essere, maturato ben prima di aver messo piede (era il 2019, da candidata al Consiglio comunale di Coldrerio) nelle istituzioni.

Da cittadina momò, Valsangiacomo il problema del traffico lo ha sempre vissuto “sulla mia pelle, ogni giorno, sin dalle prime ore del mattino”. Ha ben presenti le azioni di protesta in cui gli abitanti del Mendrisiotto – compresi i suoi genitori – stendevano i lenzuoli all’aria aperta per denunciare la gravità dell’inquinamento da polveri fini. Nell’intervista a ‘laRegione’, rammenta anche quando, anni più tardi, “ho accompagnato mio padre a raccogliere le firme contro il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo”. Da Coldrerio ad Airolo (e ad Altdorf, sede di Pro Alps), la strada è breve.

Nara Valsangiacomo, quando ha ‘incontrato’ l’Iniziativa delle Alpi?

L’inquinamento da polveri fini è leggermente migliorato. Ma la problematica del traffico rimane di grande attualità. Basti vedere qual è stata la partecipazione alla manifestazione del 2022 contro il ‘PoLuMe’ [progetto di ampliamento dell’autostrada tra Lugano Sud e Mendrisio, ndr], organizzata dai Cittadini del territorio e dall’Associazione traffico e ambiente; o al ‘no’ del popolo – particolarmente chiaro in Ticino e nel Mendrisiotto – ai progetti di ampliamento delle autostradale, lo scorso anno. L’Iniziativa delle Alpi l’ho conosciuta meglio grazie a uno stage, nel 2021.

Da Jon Pult, personaggio noto della politica federale, a una semisconosciuta Nara Valsangiacomo: Pro Alps non rischia di perdere visibilità sul piano nazionale?

L’associazione ha 31 anni: è conosciuta, credibile ed è ben inserita nella politica federale. Sarebbe più comodo avere un presidente o una presidente all’interno del Parlamento a Berna e nelle sue Commissioni dei trasporti. Ma non perdiamo comunque il pied-à-terre a Palazzo federale. Pro Alps conta infatti su un comitato composto di personalità ben note, tra le quali alcuni consiglieri nazionali. Il fatto che io non sia in Parlamento a Berna non significa per forza un indebolimento. Il lobbismo politico è una dimensione centrale della nostra attività, ma non è l’unica: molto importante è anche il coinvolgimento della popolazione e dei membri.

L’Iniziativa delle Alpi è stata un movimento popolare, che andava ben oltre la sfera politica della sinistra. Oggi è semplicemente una delle tante associazioni della galassia ecologista, o qualcosa di più?

Il rischio di essere identificati come tale esiste, non lo nego. Ma Pro Alps rimane un’associazione trasversale, perché la difesa degli interessi della popolazione – soprattutto di quella alpina – è inerente alla sua ragion d’essere. La problematica del traffico pesante e del traffico di transito continua a essere molto sentita. E noi abbiamo mantenuto un’identità ben definita. Siamo ancora un canale molto importante per rispondere alle esigenze delle persone che ne sono colpite e, più in generale, per battere il chiodo sulla tutela delle Alpi. Credo che il nostro essere un po’ ‘antipatici’, il fare un po’ di opposizione, trovi tuttora un riscontro ampio e trasversale. Abbiamo un prezioso zoccolo duro di soci di lungo corso, che però – per cause naturali – tende ad assottigliarsi. Per questo, nonostante ci occupiamo di un tema forse poco ‘sexy’ (che però a me piace da morire!), dobbiamo trovare il modo di raggiungere le nuove generazioni.

Nel 2023 (a Pasqua) e nel 2024 (all’Ascensione), attivisti di ‘Renovate Switzerland’ hanno bloccato il traffico sull’A2 davanti al portale nord del Gottardo. Questo genere di azioni, dalle quali Pro Alps non si è distanziata pubblicamente, non rischia di danneggiarvi?

Anche l’Iniziativa delle Alpi ha fatto tante azioni di sensibilizzazione…

Come quella dello scorso anno nel Canton Uri, per sensibilizzare sul traffico di aggiramento. Però siete rimasti sul ciglio della strada cantonale, e quasi nessuno – nemmeno i media – se n’è accorto.

La questione climatica e il problema specifico del traffico riguardano tutti. Pro Alps riconosce la frustrazione della popolazione, e delle giovani generazioni in particolare. Questa poi viene espressa in modi differenti. Le manifestazioni di disobbedienza civile sono un campanello d’allarme importante. Noi usiamo metodi meno divisivi: vogliamo coinvolgere in altro modo la popolazione, attraverso un lavoro spesso un po’ tecnico, che sulla base di principi chiari – diminuire il volume di traffico, trasferirlo su rotaia e rendere più sostenibile il traffico residuo su strada – offre risposte concrete a problemi che anche le giovani generazioni vivono sulla propria pelle.

In questo generico “impegno globale per le Alpi” che Pro Alps ormai dichiara, l’obiettivo originario del trasferimento su rotaia del traffico pesante non rischia di venir annacquato?

Il nuovo nome segna la volontà di meglio rappresentare il nostro ruolo e non essere più identificati esclusivamente con l’iniziativa popolare con la quale l’associazione è nata. Non di rado i più giovani ci chiedevano: “Ma quando si vota?”, per un’iniziativa approvata 31 anni fa!

In Parlamento a Berna non sono in pochi a ritenere obsoleto, inapplicabile, l’obiettivo di trasferimento [650mila transiti entro il 2018; lo scorso anno siamo risaliti a 960mila, ndr]. Anche voi vi state mettendo il cuore in pace?

[ride] Assolutamente no. Il numero di camion attraverso le Alpi ha ricominciato ad aumentare dal 2020: il trend è evidente. Sul lungo periodo, però, la situazione appare diversa: siamo comunque scesi dal picco di quasi 1,5 milioni di transiti nel 2000 a 863mila nel 2020. Le misure introdotte per promuovere il trasferimento su rotaia – penso in primis alla tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (Ttpcp) – hanno dimostrato la loro efficacia. Quindi non possiamo permetterci adesso di chiudere gli occhi su un fenomeno che ha un impatto sempre più evidente sulla popolazione e l’ambiente.

L’‘autostrada viaggiante’ [detta ‘Rola’, il servizio che permette ai mezzi pesanti di essere caricati sui vagoni senza staccare il rimorchio, ndr] chiuderà a fine anno. Oltre 70mila camion potrebbero ritornare sulle autostrade. Pro Alps chiede al Consiglio federale “misure coraggiose” per impedirlo. A cosa pensate?

La situazione è difficile, ma c’è un mandato costituzionale; e c’è una legge da rispettare. Il Consiglio federale deve garantire il servizio della ‘Rola’. Una soluzione iniziale sarebbe ridistribuire i fondi dedicati al trasferimento su rotaia. Detto ciò, è fondamentale considerare una strategia su più livelli per promuovere il trasferimento su rotaia: ad esempio, attraverso una riduzione del prezzo delle tracce ferroviarie per il traffico merci.

Insistete anche sulla ‘piena applicazione’ della Ttpcp. Cosa significa, nel concreto?

Il margine esistente va sfruttato appieno. Vuol dire anzitutto adeguarla interamente al rincaro. Poi si tratta di ridefinire le categorie di assoggettamento [oggi il 90% dei camion rientra nella fascia di prezzo più bassa, ndr]. Certo, il progresso tecnologico rende i Tir sempre meno inquinanti. Ma è fondamentale che non venga meno la capacità della tassa sul traffico pesante [alla quale il Consiglio federale prevede di assoggettare anche i camion elettrici a partire dal 2031, ndr] di incentivare il trasferimento dalla strada alla rotaia. Un adeguamento della Ttpcp come noi lo auspichiamo potrebbe generare entrate per centinaia di milioni di franchi all’anno.

Dal traffico delle merci a quello per il tempo libero. Pro Alps vuole un pedaggio sui transiti alpini. Perché?

Un pedaggio variabile aiuterebbe a distribuire meglio il traffico di transito, oggi concentrato in pochi e prevedibili ‘picchi’. La risposta ai congestionamenti è oggi l’aumento della capacità stradale [gli ampliamenti autostradali, come pure l’estensione dell’apertura del passo del San Gottardo o di tutte e quattro le corsie del rinnovato tunnel autostradale del Gottardo, ndr]. Ma è un approccio non risolutivo, con soluzioni spesso costose e lontane nel tempo. Un pedaggio sarebbe di semplice attuazione e, con puntuali misure fiancheggiatrici, avrebbe un impatto tangibile. Lo riconosce anche il Consiglio federale.

Che però scarta l’ipotesi per questioni di opportunità politica e di ‘coesione nazionale’. Un argomento che non conta, per Pro Alps?

Sono ticinese, capisco a fondo le criticità. L’argomento è plausibile, ma va contestualizzato. Già oggi la popolazione e le aziende ticinesi e urane sono penalizzate a causa delle code chilometriche che si formano sull’autostrada e del traffico parassitario che intasa le strade cantonali: questo è il problema fondamentale. Nell’applicazione di un eventuale pedaggio variabile, inoltre, andrebbero previste eccezioni per residenti e fornitori.

A che punto sono i piani per il lancio di un’iniziativa popolare?

Di recente al Consiglio nazionale l’idea di un pedaggio è stata respinta per un solo voto di scarto. Esiste un consenso piuttosto ampio, e trasversale ai partiti, sul fatto che sia una risposta risolutiva. Questo ci conforta. Approfondiremo la questione in tempi relativamente brevi.

Chi è

Nara Valsangiacomo

Classe 1996, di Coldrerio, Nara Valsangiacomo è laureata in antropologia, scienze ambientali e scienze dello sviluppo a Zurigo e Bologna. Già coordinatrice dei Giovani Verdi Ticino e già consigliera comunale a Coldrerio, dove nel 2024 è stata eletta in Municipio. Dal 2023 siede anche in Gran Consiglio per i Verdi, dei quali lo stesso anno è stata candidata al Consiglio di Stato. Lavora come segretaria politica dell’Alleanza territorio e biodiversità. Dall’aprile 2023 fa parte del comitato di Pro Alps, l’ex Iniziativa delle Alpi, presso la quale in precedenza ha svolto uno stage e ha lavorato come social media manager.

L’assemblea

‘Basta camion, si proteggano le Alpi’

I patti sono patti, e vanno mantenuti. L'impegno preso nel 1994 dalla Confederazione, però, agli occhi di Pro Alps viene disatteso. Ancora troppi camion valicano le Alpi. Il rischio è di veder superare il milione già dal 2026. E l'assemblea dell'organizzazione ambientalista indipendente, sabato a Mendrisio, lo ha detto a chiare lettere. Tanto da votare una risoluzione che dà l'altolà al riversamento di altri Tir sull'autostrada. "L’autostrada viaggiante (Rola) è un pilastro fondamentale della politica di trasferimento del traffico merci attraverso le Alpi, trasportando su ferrovia circa 80'000 camion all’anno – si è ribadito durante il plenum –. Questo traffico dovrebbe però essere abbandonato, secondo quanto comunicato da RAlpin, già a fine 2025, nonostante il Parlamento ne abbia prolungato il finanziamento sino a fine 2028". Pro Alps chiede quindi al Consiglio federale di intervenire su RAlpin e sui suoi proprietari, ovvero Ffs, Bls e Hupac, per ottenere la continuazione dell’esercizio sino a fine 2028, promuovendo altresì "misure incisive". Al contempo l'assemblea ha lanciato una petizione, da qui a ottobre, che chiama la Confederazione alle sue responsibilità e a una protezione efficace delle Alpi dalle conseguenze negative del traffico.