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Jannik Sinner guida la caccia a Carlos Alcaraz

Lo spagnolo è il grande favorito per il Roland Garros dopo aver vinto due dei tre tornei sulla terra rossa ai quali ha preso parte

24 maggio 2025
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La terra rossa ha un nuovo dominatore: è spagnolo, è campione in carica, e Carlos Alcaraz anche per questa nuova edizione parte di nuovo come favorito assoluto. Nelle ultime settimane ha disputato tre tornei sul rosso: due li ha vinti e in uno è stato battuto in finale. Ha trionfato a Montecarlo e a Roma, dove ha battuto Musetti e Sinner, ed è arrivato in finale a Barcellona, dove ha perso da Holger Rune. Non siamo forse ai livelli della dittatura autoritaria che Nadal imponeva sul rosso nei suoi anni migliori, ma ci stiamo avvicinando.

Il grande favorito: Carlos Alcaraz

Forse l’aspetto più impressionante di questa striscia è che Alcaraz non è sembrato al meglio delle proprie possibilità. Forse è un equivoco nato dal suo talento, così grande e profondo da spingerci ad aspettarci sempre qualcosa in più, a rincorrere una versione di Alcaraz forse soltanto immaginaria. Fatto sta che è sembrato giocare a marce ridotte, sempre falloso e lunatico, con momenti di buio clamorosi che gli hanno fatto perdere set con Kachanov, Cerundolo o Fils. Lo spagnolo è stato comunque sempre in grado di alzare l’intensità nei momenti chiave, in cui raggiunge picchi di tennis intoccabili. Contro Jannik Sinner nella finale di Roma è arrivato a fronteggiare due set point. Da quel momento in avanti ha messo in piedi un parziale di 34-14, fino a dargli 6-1 nel secondo. È la quarta vittoria consecutiva di Alcaraz su Sinner, il numero uno al mondo che con gli altri ha un record di 85 vittorie e 3 sconfitte a partire dall’inizio del 2024. Alcaraz lo ha battuto due volte su terra, e due volte sul cemento lento di Indian Wells e Pechino. Questo insieme di dati per dire due cose semplici. La prima è che Alcaraz è il miglior giocatore su terra rossa oggi – come hanno ammesso sia Musetti che Sinner dopo il torneo di Roma –, la seconda è che Sinner è comunque il suo principale sfidante, e lo è nonostante la terra non sia certo la sua superficie preferita.

Il buon sorteggio lo ha messo al riparo dai due giocatori su cui ha già perso su quei campi: Djokovic e Zverev. La strada fino alla finale sembra abbastanza agevole.

Lo sfidante: Jannik Sinner

A Roma Sinner rientrava da tre mesi di squalifica per il caso doping. Non era chiaro cosa aspettarsi, dopo appunto tre mesi di inattività. Lui aveva fissato l’asticella in basso: vincere due o tre partite. Le cose sono andate meglio del previsto. Nonostante un sorteggio non semplice, che gli ha messo di fronte uno specialista dietro l’altro, Sinner è arrivato in finale perdendo solo un set contro Paul e distruggendo Casper Ruud ai quarti di finale. Una partita da 47 minuti, finita con un nettissimo 6-0, 6-1 in cui l’altoatesino sembrava, a tratti, volare. Ruud ha un gioco congeniale a lui, gli offre linearità e traiettorie agevoli, ma stiamo pur sempre parlando di un due volte finalista al Roland Garros e del fresco vincitore del torneo di Madrid. Questo per dire che quando si parla delle difficoltà di Sinner sul rosso spesso si esagera: il numero uno al mondo è il migliore di tutti su ogni superficie, ma al Roland Garros partirà indietro rispetto ad Alcaraz, da cui ha perso lo scorso anno in una partita tiratissima.

Dalla finale di Roma non dobbiamo trarre giudizi troppo netti: già in semifinale con Paul Sinner ha iniziato ad accusare un calo di condizione, che in finale è stato lampante. Al Roland Garros arriverà in condizioni diverse. Tutti gli ultimi scontri diretti, comunque, lo confermano: Sinner soffre Alcaraz sulla terra battuta. Soffre le sue traiettorie lavorate, il suo dritto in topspin pesante e che rimbalza molto alto, facendogli perdere terreno. Soffre le sue variazioni in back e le sue palle corte. La sua capacità di ribaltare lo scambio dalla fase di difesa. Ci sono due aspetti che non piacciono a Sinner del rosso: il fatto che sia la superficie che consente più variazioni tattiche, e che quindi ingarbuglia gli scambi, che a lui piacciono verticali e lineari; e poi la durata dei punti e delle partite, che creano un contesto faticoso, più fisico che altrove. Sono entrambe dimensioni in cui Sinner è migliorato, ma che lo costringono comunque a partire indietro rispetto ad Alcaraz. Il sorteggio con lui non è stato benevolo e avrà turni sulla carta complicati sin dall’inizio: sarà un grande test fisico, per vedere se questi mesi lontani dal circuito gli sono serviti per migliorare sul piano atletico, oppure se la ruggine continuerà a farsi sentire.

Il gruppo degli inseguitori: Zverev, Ruud, Rune, Musetti, Djokovic

Dopo la finale degli Australian Open Sinner ha messo le mani sulle spalle di Zverev per rassicurarlo: «Prima o poi vincerai uno Slam». Se Zverev ha qualche possibilità di sconfiggere la propria maledizione – 3 sconfitte in finale – è forse proprio al Roland Garros, dove lo scorso anno ha perso all’ultimo atto da Alcaraz dopo essere stato in vantaggio due set a uno. La terra gli piace perché gli dà più tempo sulla palla, nascondendo i difetti dei suoi colpi. Gli piace perché esalta la sua fisicità e la sua pazienza. È un giocatore che sta bene nello scambio lungo, quando c’è da remare da fondo campo, e la terra premia sempre questo tipo di giocatori. Tuttavia arriva al torneo in un momento difficile. Dopo la finale persa agli Australian Open qualcosa sembra essersi rotto dentro di lui; forse le tante delusioni si sono accumulate per formare un peso difficile da sostenere. Chissà però che ritornare nei panni dell’underdog, per lui che soffre spesso la pressione, non possa fargli bene; il sorteggio lo ha messo dalla parte opposta rispetto ad Alcaraz, ma dovrebbe vedersela in un teorico quarto contro Djokovic. A Roma Zverev ha perso una partita spettacolare contro la sua antitesi tennistica, e cioè Lorenzo Musetti. Un giocatore dallo stile apertamente in conflitto con tutto ciò che dovrebbe funzionare nel presente: barocco, ricco di ricami, tocchi e variazioni, ma talvolta troppo leggero. Musetti è migliorato nella prima di servizio e nel dritto in uscita, di recente, e questo gli permette di semplificare i suoi schemi di gioco. Sulla terra, però, è pericoloso proprio perché gioca come nessun altro nel circuito, pone ai suoi avversari problemi inediti, e perché ha una tenuta fisica impressionante. Da quanto è iniziata la stagione sul rosso ha perso solo da Alcaraz – due volte – e da Draper, ma nelle condizioni particolari (più veloci) di Madrid. Ha un buon tabellone.

Casper Ruud ha fatto finale per due volte al Roland Garros, è in un buon momento di forma e va obbligatoriamente inserito in questo gruppo. È facile immaginarlo nelle fasi finali, meno facile è pensarlo col trofeo in mano. Holger Rune invece avrebbe tutto per vincere questo torneo, quello in cui si rivelò al mondo nel 2022, quando si spinse fino ai quarti di finale. Da quel momento la sua carriera si è incartata, tra fragilità mentali e cambi di allenatore continui. Negli ultimi mesi il ritorno al suo coach d’infanzia, Lars Christensen, ha prodotto discreti risultati. La vittoria al torneo di Barcellona non va sottovalutata, soprattutto perché è stata coronata da una prestazione impressionante in finale contro Alcaraz. Una vera e propria lezione tattica, con Rune che ha spiegato di aver cercato di replicare la strategia usata da Djokovic nella finale del torneo olimpico. Cioè muovere Alcaraz con le variazioni, sottrargli ritmo, farlo cuocere nella sua irregolarità. Semplice a metterla così, ma il fatto che Rune ci sia effettivamente riuscito non è un fatto da poco. Il problema è che arriva al torneo pieno di problemi fisici che ne hanno penalizzato il rendimento recente. In questo momento sta affrontando due diverse infezioni.

Novak Djokovic può invece vincere il torneo? Se lo ha già fatto tre volte può farlo ancora, si potrebbe pensare. Pochi mesi fa ha battuto Alcaraz sullo stesso campo per vincere il tanto desiderato oro olimpico. Eppure Nole non è mai sembrato così distante da una dimensione competitiva. Nel 2025 non ha ancora vinto un torneo e viene da una striscia di sconfitte meste. Su terra è stato battuto di recente da due onesti ma non certo irresistibili giocatori come Tabilo e Arnaldi, tanto che ha dovuto chiedere una wild card al torneo di Ginevra per cercare la prima vittoria stagionale sul rosso. Nel frattempo si è separato consensualmente da Andy Murray e al suo posto nelle prossime settimane ci sarà uno della sua cerchia stretta, Dusan Vemic. Djokovic parla ancora di sé al presente: «Sono orgoglioso di quello che ho fatto, ma ho ancora il desiderio di vincere i titoli più importanti, di vincere i tornei del Grande Slam». Il Roland Garros esalta le capacità tattiche di Nole, la sua versatilità, ma forse ne prova troppo il fisico. Avrà sicuramente più possibilità a Wimbledon, per provare a vincere il venticinquesimo Slam.

Due leggende da salutare

Richard Gasquet ha ricevuto una wild card per il tabellone principale. Giocherà per dare l’ultimo saluto a Parigi, al termine di una carriera di culto come tutte le carriere sfortunate sanno essere. Il più bel rovescio a una mano del circuito, un giocatore che per anni ha offerto soprattutto motivi estetici per guardare le partite. A 9 anni era finito sulla copertina di un magazine francese che lo annunciava come il nuovo prodigio del tennis nazionale, e in tutto il suo periodo da juniores ha confermato queste aspettative. Batteva regolarmente Rafael Nadal, per esempio, nato solo 15 giorni prima di lui. Da professionista invece il francese non è riuscito mai a batterlo, perdendo 18 volte. È un buon modo per raccontare le aspettative disattese, a causa soprattutto di un fisico non all’altezza della richiesta del tennis contemporaneo.

Un’altra wild card è stata data a Stanislas Wawrinka, vincitore del torneo dieci anni fa. Aveva trent’anni ed era riuscito a battere Novak Djokovic in finale. Oggi di anni ne ha 40 e riesce a vincere partite sempre più raramente. Eppure è tornato da dove i tennisti cominciano: nei tornei Challenger, dove deve correre, sudare e lottare con giocatori che non possono certo vantare il suo curriculum. Non ha ancora annunciato una data di ritiro, «per me è ancora un piacere gareggiare». Gli hanno chiesto se non abbia paura di perdere il suo leggendario rovescio. «Sapete, nella vita può succedere di perdere tutto» ha risposto.