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‘Le decisioni delle Ffs garantiscono un futuro al traffico merci su rotaia’

Otto domande ad Alexander Muhm, responsabile traffico merci Ffs, su Cargo, tagli e terminali. ‘Capisco le preoccupazioni e le prendo molto sul serio’

Il deficit strutturale, spiega Muhm, è di 80 milioni di franchi l’anno
(Ti-Press/Archivio)
30 giugno 2025
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Le Ferrovie sono determinate a mettere mano all’attuale sistema del traffico merci su rotaia. E mai come questa volta a sud le scelte fatte – tra terminali che non rendono e posti di lavoro in esubero – hanno provocato la reazione di sindacati, politica e società civile. Ne abbiamo parlato con l’uomo del traffico merci delle Ffs, Alexander Muhm.

La decisione annunciata il 20 maggio scorso da Ffs Cargo tocca il Ticino sul vivo: la chiusura di due terminali come Cadenazzo e Lugano-Vedeggio e la perdita di 40 posti di lavoro. Scelte che, oltre ai sindacati, stanno mobilitando i Municipi – a cominciare dai centri come Chiasso, Mendrisio e Bellinzona –, la politica e la società civile. Il Consiglio di Stato a sua volta ha già incontrato, giovedì scorso, i sindacati e mostrato la volontà di appellarsi direttamente al consigliere federale Albert Rösti. La percezione è che il Ticino paghi ancora una volta un prezzo alto, sullo sfondo il progetto Genesis, che annuncia altri tagli. Direttore, non è un sacrificio eccessivo quello che si domanda a questo cantone? Ora si chiede a gran voce un cambio di rotta: è immaginabile? A proposito di Genesis, si teme possa interessare anche l’officina di Chiasso, inaugurata solo nel 2023 dopo un investimento di 12 milioni: sono previste misure in tal senso?

Nelle ultime settimane e mesi mi sono recato spesso in Ticino per incontrare i nostri collaboratori, le parti sociali e i politici. Conosco le loro preoccupazioni e le prendo molto sul serio. Oggi il Ticino svolge un ruolo fondamentale per le Ffs nel traffico viaggiatori, ma anche nel traffico merci, e continuerà a farlo in futuro. Le decisioni prese non danneggiano il cantone, anzi, garantiscono che in futuro ci sarà un traffico merci su rotaia. Nel complesso, le Ffs investono molto nel Canton Ticino e restano un importante datore di lavoro. Nessuno dei circa 40 collaboratori interessati in Ticino sarà licenziato e noi delle Ffs stiamo cercando soluzioni per mantenere i lavoratori qualificati all’interno dell’azienda. A Chiasso è in funzione dal 2023 un nuovo stabilimento per la manutenzione della flotta del traffico merci che sta facendo un ottimo lavoro. La chiusura è fuori discussione. Seguiranno ulteriori investimenti delle Ffs in Ticino, come la costruzione del Nuovo stabilimento industriale ferroviario di Arbedo-Castione, con almeno 360 posti di lavoro e 80 apprendisti. In totale, le Ffs impiegano circa 2’200 persone in Ticino.

Come responsabile di Cargo ha ricevuto il mandato di far quadrare i conti. La chiusura di Cadenazzo e Vedeggio era davvero inevitabile? Soprattutto a fronte di strutture che, come Cadenazzo, hanno conosciuto uno sviluppo interessante. Il Sindacato Sev lamenta il fatto che più di una riorganizzazione quello messo in campo sia un vero e proprio smantellamento del trasporto combinato. Lei cosa risponde?

Al contrario. Attualmente registriamo una perdita di 12 milioni di franchi sul traffico combinato, con un fatturato di 18 milioni di franchi. Per stabilizzare finanziariamente il settore ci stiamo concentrando sull’asse nord-sud ad alta domanda e stiamo raddoppiando il traffico tra Dietikon (Zh) e Stabio. Lo facciamo con un prodotto più economico su una rotta molto richiesta. I terminal non redditizi non saranno più gestiti dalle Ffs, ma le Ferrovie continueranno a farvi capo, a condizione che vi sia una domanda da parte dei clienti. Siamo in trattative con terzi per continuare a gestire questi terminal, ad esempio per Cadenazzo, dove in futuro gestiremo più servizi postali di quelli attuali. Se la fase di test della navetta tra Dietikon e Stabio si rivelerà un successo, il servizio di traffico combinato sarà esteso a lungo termine in tutta la Svizzera, secondo il concetto di ‘Suisse Cargo Logistics’, a condizione che i Cantoni e la Confederazione possano mettere a disposizione le infrastrutture terminalistiche necessarie. A tal fine sono in corso colloqui con la Confederazione e i Cantoni. Le infrastrutture e le linee ferroviarie attuali non consentono un servizio commercializzabile e competitivo con il trasporto su strada.

A preoccupare le istituzioni comunali e la politica è invece soprattutto la perdita di velocità sul trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia: prima la comunicazione sulla autostrada viaggiante, che cesserà il servizio con 3 anni di anticipo sul programma previsto, nonostante il sostegno federale; poi la riorganizzazione di Ffs Cargo. Sullo sfondo l’obiettivo dell’Iniziativa delle Alpi – il tetto di 650mila camion l’anno attraverso l’arco alpino – che è sempre più lontano. Entrambe queste scelte porteranno altre migliaia di Tir sulla strada in un cantone e in regioni – come il Mendrisiotto e Basso Ceresio – che già vivono grossi problemi legati al traffico. Queste non sono decisioni in contrasto con la Costituzione e la missione delle Ferrovie federali svizzere? Come replica alla ‘accusa’ di contribuire a riversare mezzi pesanti sulla rete stradale locale?

Condivido i timori del Mendrisiotto e di tutto il Ticino. Anche il mio obiettivo, in qualità di responsabile del traffico merci Ffs, è quello di aumentare i servizi di trasporto su rotaia. Tuttavia, è nostra responsabilità comune e aspettativa della Confederazione fornire questi servizi di trasporto a un livello di copertura dei costi. Sull’asse nord-sud, dove c’è il mandato di trasferimento modale che lei ha citato, e nel traffico merci interno, che dobbiamo gestire in modo tale da coprire i costi, nel rispetto delle condizioni quadro stabilite. Se continuiamo come prima, metteremo ancora più a rischio il trasferimento modale! Rendendo redditizio il traffico merci, in futuro potremo trasportare più merci su rotaia nel rispetto del clima. Saremo lieti se in Ticino e nel resto della Svizzera ci saranno aziende disposte a trasportare ancora più merci sulla ferrovia. Le cifre attualmente diffuse sul possibile aumento del trasporto su strada sono del tutto infondate. Sia nel traffico combinato che nell’Autostrada viaggiante (RoLa), stiamo lavorando con i nostri clienti per capire come mantenere il trasporto su ferrovia.

L’alternativa messa in campo da Ffs Cargo e che tiene in gioco il Ticino (o meglio il Sottoceneri) è la decisione, come lei ha anticipato, di puntare sulla direttrice Dietikon-Stabio, che nel 2026 vedrà il varo della navetta alpina, facendo capo all’attuale infrastruttura di Stabio, di proprietà della Magazzini generali-Punto Franco Sa. L’avete definita la ‘soluzione ottimale’: quali sono le caratteristiche che ne fanno davvero la risposta ideale rispetto all’odierno sistema di rete del trasporto combinato? Come sarà possibile far incrementare il traffico delle merci? – oggi sono circa 14’600 i trasbordi per conto di Ffs Cargo a Stabio –. Tagliare posti e chiudere infrastrutture oggi non metterà in difficoltà domani quando la domanda riprenderà a crescere? Non c’è, insomma, il rischio di perdere clienti a vantaggio della strada?

Stiamo dialogando con i nostri clienti per trovare il modo di continuare a trasportare le merci su rotaia. Con la navetta tra Dietikon e Stabio in futuro effettueremo il doppio dei trasporti. Se l’esercizio di prova della navetta si rivelerà un successo, espanderemo il servizio di traffico combinato in tutta la Svizzera. Per farlo, però, abbiamo bisogno di terminal completamente diversi da quelli esistenti. I terminal attuali sono troppo piccoli, i binari troppo corti e non abbastanza moderni. Per ‘Suisse Cargo Logistics’ abbiamo bisogno di binari lunghi 400 metri e di sistemi di gru completamente automatizzati per trasferire i container dalla strada alla ferrovia su larga scala. Siamo in trattativa con il governo federale e i Cantoni per garantire lo spazio e i finanziamenti necessari per la nuova infrastruttura.

Il terminale di Stabio è privato e ha modalità operative (come gli orari di apertura e la chiusura notturna) diverse da un servizio di fatto pubblico come quello offerto da Cargo: come sarà possibile conciliare queste modalità con le esigenze dei clienti di Ffs Cargo (come ad esempio la Posta)?

No, il concetto di produzione con tempi operativi interessanti è in vigore. Anche i terzi, come i gestori dei terminal, sono interessati a garantire il maggior numero possibile di servizi di trasporto.

E a proposito di mercato e di società private, sembra che ci siano già degli interessati quando Ffs Cargo lascerà Cadenazzo. L’attuale strategia delle Ferrovie non rischia di far perdere terreno a vantaggio del mercato privato?

No, le Ffs hanno sempre viaggiato in terminal in tutta la Svizzera non di loro proprietà o gestiti da terzi. E continuano a farlo. Anche qualsiasi altra azienda di traffico merci può fare scalo in questi terminal. Queste infrastrutture terminalistiche a livello svizzero sono cofinanziate dalla Confederazione e sono quindi accessibili a tutti senza discriminazioni. Sono in corso discussioni per il proseguimento della gestione di Cadenazzo da parte di terzi, e anche in futuro gestiremo qui altri servizi di trasporto per la Posta.

Oggi è in programma un incontro con la deputazione ticinese alle Camere federali. Giovedì incontrerete il Consiglio di Stato. Con quali argomenti vi presenterete alle due riunioni? Pensate di riuscire a essere convincenti a favore della vostra strategia?

Lo spero, non abbiamo altra scelta! Alla luce del deficit di 1,3 miliardi di franchi accumulato negli ultimi anni nel traffico merci e di un deficit strutturale di 80 milioni di franchi all’anno, le Ffs non possono permettersi altre perdite. Se il traffico merci su rotaia in Svizzera deve sopravvivere e se vogliamo tenere sotto controllo la questione climatica, dobbiamo agire subito. Tutti devono dare il proprio contributo. Oltre ai clienti e ai politici, anche le Ffs devono dare il loro contributo, investendo in nuove locomotive e carri merci, nell’automazione e in un nuovo modello di produzione per ridurre drasticamente i costi. Il traffico merci è un mercato liberalizzato e non un servizio pubblico, come ha confermato il parlamento federale modificando la legge sul traffico merci nella primavera di quest’anno. Ciò significa che siamo autorizzati a gestire solo servizi di trasporto redditizi e che abbiamo bisogno di prezzi che coprano i nostri costi. Questo è ciò che impone il governo federale, il nostro proprietario. Il traffico merci crescerà di un terzo entro il 2050. Rendendo redditizio il traffico merci, in futuro potremo trasportare più merci su rotaia nel rispetto del clima. E questo è ciò che vogliono sia la deputazione ticinese che le Ffs.

In Ticino si è costituito un Comitato contro la ristrutturazione di Ffs Cargo. Questa mobilitazione, che mette in discussione la vostra strategia, è un segnale forte. Qual è la vostra reazione?

Cerco di essere presente in Ticino e di cercare il dialogo. Con i collaboratori, i politici e le parti sociali per capire le loro preoccupazioni e spiegare il nostro piano. Perché è tutt’altro che semplice e ci sono comprensibilmente molte domande senza risposta. Perché oggi stiamo facendo ciò che non è stato possibile negli ultimi 20 anni. Insieme ai politici e ai clienti, stiamo modernizzando il trasporto ferroviario delle merci. Oggi, con la nuova legge sul traffico merci e gli investimenti in nuove locomotive e carri merci, abbiamo i presupposti necessari per farlo. Dobbiamo cogliere questa opportunità e desidero ringraziare tutti coloro che stanno svolgendo un ruolo costruttivo, anche se per alcuni ciò comporta cambiamenti dolorosi, che noi come Ffs sosterremo pienamente nell’ambito della nostra responsabilità di Ccl.

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