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‘Questa misura non ha nulla di discriminatorio’

A Porrentruy piscina vietata a chi non risiede o lavora in Svizzera. Il sindaco del Comune giurassiano difende la controversa decisione

‘Le abbiamo provate tutte per cercare di ridurre i rischi al minimo’, dice il sindaco di Porrentruy Philippe Eggertswyler (nel riquadro)
(Keystone)
9 luglio 2025
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Non accenna a esaurirsi la scia di polemiche innescata dalla decisione del Municipio di Porrentruy di vietare fino al 31 agosto l’accesso alla piscina comunale alle persone che non risiedono o non lavorano in Svizzera. Negli scorsi giorni ne hanno riferito i media di entrambi i Paesi. E stando al ‘SonntagsBlick’, l’ambasciata di Francia si accingerebbe a intervenire presso le autorità federali. Philippe Eggertswyler, del Partito cristiano-sociale indipendente (Pcsi), è dal 2022 sindaco del Comune giurassiano di 6’700 abitanti che dista una ventina di chilometri dalla frontiera. Non si aspettava un caso mediatico, né una simile levata di scudi politica: “Purtroppo abbiamo dovuto prendere questa decisione, e lo abbiamo fatto in tutta coscienza. Immaginavamo che avrebbe fatto discutere sul piano locale e cantonale, ma non certo che avrebbe avuto un’eco così ampia”, dice il 56enne a ‘laRegione’.

Signor Eggertswyler, cos’è successo di tanto grave da costringervi a ricorrere a una misura così drastica?

Le ragioni sono due. La prima è la forte affluenza: la canicola e la chiusura temporanea o definitiva di diverse piscine Oltrefrontiera hanno spinto molte persone residenti in Franca Contea e in Alsazia a riversarsi alla piscina di Porrentruy. La seconda sono gli atti di inciviltà: minacce, intimidazioni, vie di fatto, furti e così via. Di fronte a tutto questo, le misure che abbiamo adottato negli ultimi anni – limitazione della capacità della struttura, videosorveglianza, rafforzamento del dispositivo di sicurezza, prevenzione e sensibilizzazione del personale – si sono rivelate insufficienti: negli ultimi tempi non riuscivamo più a gestire la sicurezza all’interno della piscina. Abbiamo cercato la soluzione migliore. Evitando di fare come a Colmar, Strasburgo o Delle [città delle regioni menzionate, ndr], dove hanno finito per ‘punire tutti’ chiudendo le strutture.

Il governo cantonale considera questa misura “deplorevole”. La Commissione federale contro il razzismo (Cfr) la ritiene probabilmente incostituzionale, poiché potrebbe contravvenire al principio di non discriminazione. Cosa risponde?

Questa è una semplice misura territoriale, che rispetta il principio di proporzionalità: non ha nulla di discriminatorio, e tantomeno di razzista o xenofobo. Non sono d’accordo con chi usa questi termini. Sia in seno al Consiglio municipale [il Municipio, ndr] che nel Sindacato intercomunale del distretto di Porrentruy [l’organo che gestisce la piscina, ndr], nessuno è xenofobo o razzista. Bisogna capire che l’Ajoie [la regione giurassiana dove si trova Porrentruy, ndr] è un piccolo territorio di 28mila abitanti, che si trova al cospetto di un bacino nella ‘France voisine’ [la regione francese limitrofa, ndr] di oltre 300mila persone. La nostra piscina, l’unica nell’Ajoe, non è in grado di accoglierne più di un tot. Vogliamo semplicemente che a poterne usufruire nei periodi di forte affluenza siano in primo luogo i giurassiani, cioè chi la finanzia attraverso le imposte. Non impediamo agli stranieri di accedervi: chi risiede o lavora in Svizzera [compresi i frontalieri, i loro coniugi e figli, ndr] e chi soggiorna per turismo nel nostro cantone potrà continuare a farlo. Detto questo, non possiamo far altro che constatare che il 90-95% delle persone espulse dalla piscina dall’inizio della stagione proviene da Oltrefrontiera: è un dato di fatto, non un pregiudizio.

Nel 2020, in seguito a un’ondata di furti con scasso nell’Ajoie, il sindaco di Boncourt chiese di sigillare la frontiera con la Francia durante la notte. Non teme che il divieto di accesso alla piscina di Porrentruy possa essere visto come un’ulteriore manifestazione di un certo riflesso, se non anti-francese, quantomeno anti-straniero?

Non bisogna assolutamente associare le due cose. Il provvedimento eccezionale che abbiamo non riguarda una determinata popolazione o un determinato gruppo. Posso dire questo: tutto sommato, nell’Ajoie siamo ancora dei privilegiati; qui godiamo di una certa serenità, di una certa sicurezza. Non nego che questo enorme bacino di persone Oltrefrontiera possa essere fonte di difficoltà. Ma sarebbe sbagliato mettere nello stesso calderone quanto avvenuto cinque anni fa e gli atti di inciviltà ai quali abbiamo assistito quest’estate alla piscina di Porrentruy.

Il Cfr raccomanda misure più mirate, come ad esempio delle diffide individuali. Davvero avete esaurito quelle che potevate adottare?

Sì, ne sono certo: le abbiamo provate tutte per cercare di ridurre i rischi al minimo. Vorrei anche far notare che per la sicurezza alla piscina di Porrentruy – che resta pur sempre una struttura per il tempo libero, non dimentichiamolo – il Comune ha a disposizione 12-15mila franchi all’anno, su un budget di circa 620mila franchi. A titolo di paragone: la sicurezza in una delle piscine francesi più vicine, quella di Montbéliard (si trova a una trentina di chilometri da Porrentruy: ora è chiusa, ma dovrebbe riaprire a giorni), costa circa 300mila euro l’anno.

Il divieto d’accesso per i non residenti e per chi non lavora in Svizzera è in vigore da qualche giorno. Si può già fare un primo bilancio?

Gli atti di inciviltà sono cessati. E una trentina di famiglie giurassiane ha sottoscritto un abbonamento. I giurassiani si stanno riappropriando della loro piscina, dimostrando di apprezzare la misura.

Colloqui sono in corso tra il Comune, il Sindacato intercomunale e il Cantone. È immaginabile che possiate correggere il tiro?

Non credo. Abbiamo fatto il punto dopo le polemiche di questi ultimi giorni. Siamo consapevoli dell’impatto mediatico che questa decisione ha avuto, così come del rischio – a mio avviso non così concreto – che l’immagine della nostra regione possa patirne. D’altro canto, siamo consapevoli che Porrentruy ha dei valori, una storia e degli abitanti che vi si riconoscono. Sono convinto che molti svizzeri, ma anche molte persone Oltrefrontiera, si rendono conto che Porrentruy semplicemente li vuole far rispettare.