laR+ IL COMMENTO

La fuga delle scelte, non solo dei cervelli

I giovani in formazione e non solo si concedono sempre meno il beneficio del dubbio in un mondo che cambia di continuo e che sembra chiedere sempre di più

In sintesi:
  • Prendersi un momento per riflettere non deve essere visto come un male
  • Costruirsi una vita dove si è cresciuti dovrebbe essere una scelta, non una fortunata coincidenza
Cambiare idea si può, come si può essere felici delle proprie scelte
(Ti-Press)
18 luglio 2025
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Il giovane apprendista di oggi lo sa: il mercato del lavoro ticinese non è dei più facili. Se può, si tiene dunque ben stretto il suo impiego. E rinuncia così a proseguire gli studi nell’immediato. Musica del futuro, se proprio. Il giovane apprendista di oggi sa anche che molto probabilmente non lavorerà per tutta la vita nell’ambito in cui si è formato. Ragione per cui, anche in questo caso, subito dopo aver ottenuto il diploma preferisce fare esperienza in azienda, affidandosi poi a seconda del caso alla formazione continua o a una riqualifica. Il giovane apprendista alla vigilia del diploma che non ha ancora trovato impiego sa invece – precisamente perché in Ticino non sempre si riesce a trovare lavoro, o meglio, non sempre le condizioni di impiego sono delle più concorrenziali – che la conoscenza delle lingue nazionali e dell’inglese è provvidenziale. Tra le scelte, temporanee, di chi non ha un impiego al termine della formazione professionale le opzioni più gettonate sono infatti un soggiorno linguistico all’estero o uno stage fuori cantone. Così, se a casa sua non dovesse funzionare, il giovane neodiplomato non si preclude altre opzioni, anzi, allarga il ventaglio delle possibilità. Sono dati che fanno riflettere quelli che emergono dall’annuale monitoraggio sulle scelte degli apprendisti alla vigilia del diploma pubblicato ieri dal Dipartimento educazione, cultura e sport.

Certo, che la stragrande maggioranza degli apprendisti resti nell’azienda formatrice una volta ottenuto il diploma è senz’altro un segnale positivo. Cartina al tornasole che forse la sensibilizzazione portata avanti dal Decs in questi anni tra i datori di lavoro stia dando i suoi frutti. Una tendenza recente, che si aggiunge però a quella che vede i giovani in formazione concedersi sempre meno il beneficio del dubbio. Due su tre hanno già le idee chiare ancora prima di concludere l’apprendistato. Un dato positivo di primo acchito, ma anche insidioso. Dal 2007 in avanti il calo di chi ancora non ha fatto nessuna scelta è costante. Lavoro o proseguimento degli studi, in alternativa la scelta deve comunque essere virtuosa, quindi si prediligono esperienze sì temporanee, ma potenzialmente utili per il futuro. Tutto e subito, altrimenti il treno è perso. Da un lato è sicuramente un bene che il discorso del proprio futuro venga posto e approfondito anche con delle figure ad hoc, come lo sono gli orientatori. Al contempo è importante che ogni giovane, non solo gli apprendisti, e forse ancora di più i genitori, sappia che non tutto deve essere fatto in un’ottica professionalizzante. In un mondo che cambia di continuo e che sembra chiedere sempre di più, prendersi un momento per riflettere non deve essere visto come un male. Cambiare idea si può, come si può essere felici delle proprie scelte.

Parlare di fuga dei cervelli mettendo sempre più pressione sui giovani e le loro decisioni dovrebbe richiedere più cautela. È costantemente il lavoratore a doversi adattare al mercato, tra formazione continua e riqualifica, accettando condizioni di impiego che spesso attraversando il Gottardo sono agli antipodi. ‘Prego andare’, verrebbe allora da dire. Resta però il fatto che costruirsi una vita dove si è cresciuti, come lo possono fare senza troppe rinunce i cittadini d’Oltralpe, dovrebbe essere una scelta alla stregua di trasferirsi altrove, non una fortunata coincidenza.

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