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Nel futuro dell’ex Sanatorio di Piotta un possibile ritorno alla salute

Fallita la Ice Sport International Academy, l’associazione SvegliaTi.ch sottopone al Comune di Quinto un progetto per inserire un centro fitoterapico

In funzione dal 1905 al 1962, versa in condizioni critiche
(Ti-Press)
21 agosto 2025
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“Il laboratorio vuole affermarsi come un polo di eccellenza nella fitoterapia alpina, combinando le tradizioni erboristiche con l’innovazione scientifica per sviluppare soluzioni terapeutiche naturali. Attraverso studi avanzati e sperimentazione miriamo a valorizzare le proprietà delle piante officinali coltivate in ambienti di alta quota, contribuendo al progresso della medicina naturale e della ricerca applicata”. Sfumato un progetto se ne palesa un altro per rivitalizzare l’ex Sanatorio popolare cantonale di Piotta. Presente da 120 anni nella parte alta del comune di Quinto, il vasto complesso in stile liberty versa in condizioni critiche dopo la cessazione dell’attività medica nel 1962. Negli ultimi mesi si sono registrati alcuni fatti nuovi: un probabile tramonto e l’alba di un progetto che scalpita.

Investimento sfumato: mancavano 50 milioni

Da una parte, come riportato il 29 luglio dal ‘Corriere del Ticino’, è stata dichiarata fallita la società proprietaria dell’intero comparto Ice Sport International Academy: basata a Lugano, nove anni fa aveva acquistato l’edificio dal Cantone per 750mila franchi con l’obiettivo, stando al promotore kazako Timur Azimov, d’insediarvi una scuola internazionale per 500 studenti tra i 12 e i 19 anni con standard di insegnamento di qualità eccellente che abbinasse alle materie più classiche anche l’insegnamento di varie discipline sportive e artistiche. Più che un’accademia sportiva, un trampolino di lancio per accedere alle migliori università del mondo. Il progetto dagli iniziali 40 milioni era man mano salito a 100, poi a 150, indicando peraltro la possibilità di creare un centinaio di posti di lavoro. La prima licenza edilizia rilasciata nel 2016 era poi stata aggiornata in base alle nuove mire (realizzare i dormitori per gli allievi vicino alla centrale idroelettrica del Ritom e gli impianti sportivi nella zona industriale di Piotta) e sempre rinnovata dal Municipio con scadenza biennale; ma non più, ci risulta, l’anno scorso. Fine del sogno e fallimento della Sa, nonostante un capitale azionario lievitato dal 2015 al 2020 dagli iniziali 100mila franchi a 2,9 milioni. Un fallimento avvolto nel silenzio, tant’è che le autorità locali attendono di capirci qualcosa entro metà settembre, anche perché nel 2023 il Consiglio comunale aveva stanziato 80mila franchi per allestire uno studio di fattibilità volto a valutare il progetto sotto vari aspetti (pianificatori, urbanistici e giuridici) prima di eventualmente procedere con l’avvio delle procedure formali per l’avanzamento dell’iter. Studio di fattibilità sin qui mai nemmeno avviato. Stando a nostre informazioni, il progetto kazako si è arenato poiché sarebbe venuto a mancare un finanziamento privato determinante, nell’ordine di 50 milioni.

Domanda di costruzione preliminare ordinaria per il Phytolab Alpine

La seconda novità – di cui abbiamo citato l’obiettivo nella frase iniziale dell’articolo – arriva da una realtà locale, l’associazione ‘Movimento SvegliaTi.ch’ con sede a Rodi-Fiesso e che ha sin qui prodotto diversi documenti necessari a presentare il suo progetto Phytolab Alpine alle autorità comunali e agli enti potenzialmente cofinanziatori. Autorità comunali con le quali è maturato un carteggio fatto rispettivamente di intenzioni serie e, finora, dinieghi avendo il Municipio rigettato in maggio una prima ‘domanda di costruzione preliminare informativa’. L’ultimo passo formale in ordine di tempo risale a due settimane fa ed è il deposito in Comune di una seconda domanda di costruzione preliminare, questa volta ordinaria: «Un passo formale, oltre che simbolico, verso la riqualifica e la valorizzazione dell’ex Sanatorio con finalità collettive, sostenibili e in linea sia con la pianificazione del comparto, sia con i più alti standard etici e ambientali», rivela a ‘laRegione’ il presidente dell’associazione Fabio Angelo Rossi. «Phytolab Alpine non è solo un laboratorio agricolo e scientifico, ma un’idea di riscatto territoriale e di economia sostenibile che nasce da chi vive il territorio e crede nella sua rinascita».


SvegliaTi.ch
L’ex villa del direttore come si presenta oggi: qui s’insedierebbe, per cominciare, il Phytolab Alpine

L’imprenditore kazako d’accordo sull’approfondimento

Concretamente, il laboratorio di ricerca e sviluppo mira non solo a produrre medicamenti naturali. L’intenzione, nella fase iniziale, è di avviare una prima attività in quella che era un tempo la villa del direttore dell’ex Sanatorio, ritenuta dall’associazione in condizioni facilmente recuperabili essendo stata abitata fino a una decina d’anni fa. Il tutto peraltro suggellato da una ‘Dichiarazione di conferma per avvio discussione con il Comune’ firmata lo scorso 19 febbraio dallo stesso Timur Azimov e con scadenza il 30 marzo. Poi, come detto, è arrivato il fallimento societario e a questo punto si tratta di capire che fine farà l’intero complesso, se ad esempio sarà messo all’asta per tacitare eventuali creditori della Sa; o se rimarrà in mani kazake con diritto di superficie. A inizio anno Azimov autorizzava il Municipio, si legge, “ad avviare con Fabio Angelo Rossi una discussione ufficiale sulla fattibilità del progetto senza che ciò pregiudichi le pianificazioni e i lavori già in corso per la futura realizzazione della Scuola di sport”. Questo “in pieno coordinamento con le attività pianificatorie attuali e nel rispetto degli accordi esistenti”.

In maggio il primo no del Municipio: ‘Non conforme al Piano regolatore’

Ne era poi scaturita, appunto, una domanda di costruzione preliminare informativa per l’impianto di un’attività di “coltivazione privata di erbe medicinali, centro benessere e area formativa e informativa”. Il 27 maggio il Municipio si è espresso negativamente ritenendo l’iniziativa “non conforme al Piano regolatore” che nel comparto indica una zona Eps, ossia destinata a Edifici pubblici di proprietà privata. Al contempo l’Esecutivo si dichiarava a disposizione per la valutazione di ubicazioni alternative e diffidava Rossi dall’avviare attività nell’ex Sanatorio. Tempo tre giorni, il promotore ha risposto assicurando che “nessuna attività edilizia è mai stata avviata (le attività svolte si sono limitate a sopralluogo, documentazione, sgombero e pulizia), né si è mai inteso procedere senza le necessarie autorizzazioni”. L’intento “è semmai di avviare un confronto preliminare, chiaro e rispettoso, per valutare la compatibilità urbanistica e progettuale dell’iniziativa”. Seguivano la richiesta di chiarire la presunta incompatibilità col Pr, “per consentire un’analisi giuridica chiara”, e la proposta di costituire un tavolo tecnico col Comune e il Cantone volto a valutare eventuali adattamenti progettuali, l’attivazione di strumenti pianificatori e le condizioni tecniche e procedurali per una messa in sicurezza e valorizzazione progressiva del comparto, sempre che questo non sia convertito integralmente in una scuola d’élite.

‘Perfettamente inseribile perché con fini sociali e non di lucro’

Nella stessa missiva il presidente dell’associazione scriveva che il progetto “è pienamente conforme alla Legge sulla pianificazione del territorio che promuove il riutilizzo collettivo e sostenibile dei comparti Eps”. Tesi supportata da una sentenza del Tribunale amministrativo cantonale in materia, appunto, di mappali Eps. Sempre Rossi criticava poi il fatto che il Municipio abbia considerato l’attività proposta come “industriale privata”, mentre quella prevista è “una produzione leggera a fini pubblici e sociali senza fini di lucro”. Dopo un altro botta e risposta, il promotore in un documento del 2 luglio ha ulteriormente specificato le finalità “educative, sociali, culturali, didattiche e terapeutiche dell’attività di ricerca e sviluppo prevista in ambito fitoterapico naturale-alpino e medico”, con anche prodotti derivati dalla cannabis a scopi medicali. Iniziativa “priva di caratteristiche industriali e non finalizzata alla vendita diretta al pubblico, bensì destinata alla distribuzione regolata tramite farmacie specializzate”. Il 31 luglio il Municipio ha specificato la propria decisione di maggio ritenendo che quanto prospettato “non sia conforme al Pr essendo privo d’interesse pubblico”, così come sancito dalla classificazione Eps dell’area in questione: “Tale attività, lo ribadiamo, potrebbe invece essere svolta in una zona artigianale”.


Ti-Press
Nel 2016 la Isi Academy lo aveva comprato dal Cantone per 750mila franchi

‘Attività di pubblica utilità, non una macchina da soldi’

E si arriva al 4 agosto, deposito della domanda di costruzione preliminare ordinaria con l’obiettivo, scrive il promotore, di “ottenere dal Municipio una decisione formale nel merito”. Con l’assicurazione che “non si tratta di un mero accanimento procedurale, bensì della volontà sincera di perseguire fino in fondo la realizzazione della nostra visione”, viene specificato che la domanda riguarda la conformità della zona, “apparentemente lo scoglio principale da superare prima ancora di parlare di ogni altro tipo di caratteristica edilizia”. Per quanto riguarda l’attività prevista, previo ottenimento della licenza da parte di Swissmedic, si partirebbe con una “contenuta produzione agricola leggera e strumentale”, indicativamente per una durata di cinque anni, “finalizzata a sostenere la ricerca scientifica, le attività terapeutiche e la sostenibilità economica del laboratorio e del progetto in generale”. Ma, “guardando oltre, la nostra visione a lungo termine mira alla rigenerazione graduale e rispettosa del comparto ex Sanatorio”. Gli utili “non sono destinati a profitto privato, ma sono vincolati statutariamente a essere reinvestiti in attività di pubblica utilità, con trasparenza e partecipazione”. Si parla poi di collaborazione “con enti pubblici, medici, farmacie e autorità sanitarie, contribuendo alla salute collettiva e alla valorizzazione del sapere fitoterapico alpino”. Fra i partner si citano università e istituti di ricerca, aziende farmaceutiche e nutraceutiche, cliniche e farmacie specializzate, aziende biotech e laboratori di analisi, associazioni e fondi per la ricerca.

Promotori, tecnici e possibili enti cofinanziatori

Al fianco di Fabio Angelo Rossi “vi è un gruppo allargato di persone che collabora, nei rispettivi ambiti di competenza, alla realizzazione del progetto”. Tre sono suoi fratelli: “Andrea Rossi (ingegnere chimico), Alex Rossi (ingegnere meccanico) e Stefano Rossi (ingegnere informatico)”. Ognuno pronto a contribuire in base alle proprie competenze. Si fa poi anche il nome dell’investitore principale, un leventinese. Mentre lo studio legale, per la consulenza, è di Bellinzona. Il tutto, viene garantito, in un contesto di attività ‘no profit’: “Non vogliamo costruire una macchina da soldi. Di primaria importanza è piuttosto la volontà di creare un valore aggiunto sociale, il che prevede giocoforza di reinvestire i futuri guadagni nell’ampliamento del progetto a beneficio della comunità tutta”. Seguono, in un documento di 16 pagine che fa da business plan, gli obiettivi e breve e lungo termine: si parla di ricerca scientifica e sperimentazione controllata, di analisi e caratterizzazione fitoterapica, di collaborazioni con istituti di ricerca e università, di consulenza per l’ottimizzazione della coltivazione, di sviluppo di protocolli per la trasformazione regolamentata. Tra i vari aspetti sono infine citate diverse possibili fonti di cofinanziamento: Ente regionale per lo sviluppo, Pro montagna, fondi per l’innovazione e la ricerca, incentivi cantonali e federali, investitori privati e venture capital, collaborazioni con aziende farmaceutiche e biotech, programmi europei per la ricerca e lo sviluppo.

Se son rose fioriranno.


SvegliaTi.ch
Uno dei locali della villa del direttore, primo step previsto dai promotori in ambito fitosanitario