laR+ l’intervista

‘Preferiscono dare la colpa al servizio civile’

Il Parlamento vuole ridurre le ammissioni. Civiva è pronta al referendum. Il suo copresidente Fabien Fivaz, ‘senatore’ dei Verdi, spiega perché

Il consigliere agli Stati neocastellano (nel riquadro) crede che per la maggioranza del Parlamento sia ‘una questione ideologica’
(Keystone)
25 settembre 2025
|

Signor Fivaz, la Federazione svizzera per il servizio civile (Civiva), di cui è copresidente, giudica “inutile e dannosa” questa revisione di legge [vedi la scheda sotto, ndr]. Cosa temete?

Ridurre del 40% circa le ammissioni [stando al Consiglio federale il loro numero dovrebbe scendere a 4mila l’anno, ndr] avrà un impatto sulle prestazioni del servizio civile in molti ambiti: assistenza e cura delle persone negli ospedali e nelle case anziani, servizi sociali, scuole, protezione dell’ambiente e agricoltura. Parliamo di centinaia di migliaia di giorni di servizio in meno, in settori nei quali i civilisti hanno un ruolo importante, non da ultimo perché sgravano il personale. Non capisco come si possa voler limitare a ogni costo e in maniera così tanto drastica le ammissioni al servizio civile, senza apprezzarne il valore e l’utilità. Credo che per la maggioranza del Parlamento sia una questione ideologica.

Il suo collega di partito Mathias Zopfi ha parlato di misure “piuttosto cosmetiche”. Cosa c’è da temere, dunque?

Prese una per una, molte possono anche sembrare cosmetiche e di scarso impatto. Se invece prendiamo l’intero pacchetto, l’impatto è notevole.

Lei sostiene che non è così che si rafforza l’esercito. Eppure molti dicono che le forze armate hanno un problema di effettivi.

Lo contesto. Oggi l’esercito può disporre di un effettivo massimo di 140mila soldati. Da più di cinque anni siamo oltre questo limite. Non c’è alcun problema su questo piano. Ecco invece quel che rischia di accadere: le persone che non potranno più accedere al servizio civile non resteranno nell’esercito, ma opteranno per la ‘via blu’ dell’esenzione medica. Così mancheranno sia all’esercito che al servizio civile. Parto dal principio che indebolire uno dei tre complementari pilastri del sistema di milizia (esercito, servizio civile e protezione civile) significa indebolire gli altri.

Chi difende il servizio civile afferma in pratica che l’esercito dovrebbe risolvere da solo i suoi problemi. In effetti, qualcosa si sta facendo per rendere più attrattivo il servizio militare. Ma a quanto pare non basta. Per quale ragione il servizio civile non dovrebbe offrire un suo piccolo contributo?

La responsabilità è dell’esercito, che nonostante la guerra in Ucraina rimane poco o per nulla attrattivo per i giovani. Con la riforma ‘Ulteriore sviluppo dell’esercito’ [2018-2022, ndr] sono stati limitati gli anni di servizio: da 12 anni si è passati a 10, con la conseguente perdita di due corpi. Adesso, anziché correggere l’errore e cercare di rendere più attrattive le forze armate, l’esercito, il Consiglio federale e il Parlamento preferiscono dare la colpa al servizio civile.

Sta di fatto che il numero di ammissioni al servizio civile rimane elevato; e oggi Josef Dittli (Plr/Ur) ha persino parlato di richieste d’ammissione per “motivi estranei”.

Non so come si possa giudicare le ragioni di chi vuol lasciare l’esercito per il servizio civile. Oggi, queste persone al servizio civile devono prestare il 50% di giorni in più rispetto al servizio militare: è la ‘prova dell’atto’, che nel 2009 ha sostituito la valutazione del conflitto di coscienza. Il sistema funziona bene. E nemmeno per quanto riguarda il numero di ammissioni vedo un problema. Tanto più che le migliaia di istituti d’impiego sui quali il servizio civile può contare offrono compiti diversificati, che arricchiscono molti giovani in Svizzera e vanno a favore sia degli istituti stessi che della collettività intera.

Questa riforma prevede semplicemente che si applichino requisiti più severi per le ammissioni: la soluzione della prova dell’atto non viene messa in discussione. Perché gridate al lupo?

Un postulato approvato in giugno dal Nazionale propone di reintrodurre l’esame di coscienza. Si era parlato anche di inserire quest’ultimo in questa revisione di legge. Ma a destra hanno capito che avrebbero superato la linea rossa, andando contro un muro in votazione popolare. Hanno quindi deciso di spezzettare il progetto: prima la revisione di legge per inasprire le condizioni d’accesso al servizio civile, poi tra qualche anno la reintroduzione dell’esame di coscienza, infine – verso la fine del decennio, probabilmente – l’unificazione del servizio civile e della protezione civile in un nuovo ‘servizio di sicurezza’ [una mozione in tal senso è stata approvata in giugno dal Consiglio degli Stati e passerà ora al vaglio del Nazionale, ndr]. Tutto questo mostra la chiara volontà politica di attaccare il servizio civile.

Lanciate un referendum per “salvare il servizio civile”. Ma il servizio civile con questa riforma non sparisce.

No, ma la riduzione è talmente drastica che – nel contesto politico appena descritto – usare il verbo ‘salvare’ è del tutto lecito. Tenendo comunque ben presente che alcune di queste misure per limitare le ammissioni al servizio civile non avranno alcuna chance davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale un servizio alternativo a quello militare non dev’essere ‘punitivo’, ossia troppo lungo o troppo caro. Lo stesso Consiglio federale afferma che, con ogni probabilità, saranno i tribunali a regolare certi aspetti che non si è potuto, o voluto, regolare.

Prima si voterà, se il referendum riesce. Vi sentite spacciati in partenza?

Il referendum riuscirà. E sono convinto che poi la popolazione rifiuterà questa revisione di legge.

Il dibattito

Indebolire l’uno
per rafforzare l’altro

Per ovviare alla carenza di soldati nell’esercito, il servizio civile dovrà essere reso meno attrattivo: è quanto pensa il Consiglio degli Stati, che mercoledì ha approvato (29 voti a 11) una revisione legislativa, già accolta in giugno dal Nazionale, volta a inasprire le condizioni di ammissione (vedi la scheda). La maggioranza del plenum ha respinto sia una proposta di non entrata nel merito che una di rinvio al Governo (34 voti a 11 in entrambi i casi) presentate dal campo rosso-verde. Per i ‘senatori’ favorevoli alla revisione (quelli di Udc, Plr e Centro, oltre che il socialista Daniel Jositsch), bisogna assicurare un numero sufficiente di militi all’esercito, specie in un periodo teso come quello che viviamo dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il ministro dell’Economia Guy Parmelin (Udc) ha affermato che il servizio civile è “diventato un fenomeno di massa problematico, contrariamente all’obiettivo iniziale” e ha ricordato che non esiste una libertà di scelta assoluta tra esercito e servizio civile. La sinistra ha denunciato un tentativo di smantellare il servizio civile, molto apprezzato dalla popolazione. Per Franziska Roth (Ps/So) e Mathias Zopfi (Verdi/Gl), invece di colpire il servizio civile, sarebbe più sensato aumentare l’attrattiva del servizio militare. Limitare l’accesso al servizio civile con il pretesto di un numero eccessivo di ammissioni lede la libertà di coscienza prevista dalla Costituzione. Secondo Roth, inoltre, il governo non ha mai dimostrato l’esistenza di un reale problema di effettivi dell’esercito.

La scheda

Di cosa parliamo

Il Consiglio federale giudica troppo elevato il numero di domande d’ammissione al servizio civile, passato da 6’088 nel 2019 a 6’754 nel 2023. A preoccuparlo è in particolare la crescita di quelle presentate da militari che hanno già completato la scuola reclute, da specialisti e da quadri dell’esercito. Con una revisione di legge, il Governo intende limitare le domande d’ammissione essenzialmente motivate da ragioni diverse dal conflitto di coscienza (che verrà sempre riconosciuto). Sei le misure previste: minimo di 150 giorni di servizio civile da prestare in ogni caso; applicazione anche per i sottufficiali e gli ufficiali del fattore 1,5 per determinare i giorni di servizio civile da prestare; soppressione degli impieghi del servizio civile per i quali è richiesto uno studio di medicina umana, dentaria o veterinaria iniziato o concluso; nessuna ammissione per membri dell’esercito che hanno già assolto tutti i giorni di servizio obbligatorio; obbligo d’impiego annuale a partire dall’ammissione; obbligo di prestare il cosiddetto ‘impiego di lunga durata’ al più tardi nell’anno civile successivo all’ammissione se la domanda viene presentata durante la scuola reclute. Dopo il Nazionale in giugno, mercoledì anche il Consiglio degli Stati ha approvato (29 voti a 11) una revisione combattuta solo dalla sinistra. I Giovani Verdi, la Federazione svizzera per il servizio civile (Civiva) e il Gruppo per una Svizzera senza esercito (Gsse) hanno già annunciato il lancio di un referendum.