Il Municipio, che a suo tempo non aveva voluto elaborare un regolamento chiesto dal Dt, ora ritiene troppo rigido quello imposto e perciò ricorre al Tram
Assomiglia a una partita a scacchi il lungo e complesso iter relativo alla variante di Piano regolatore volta a porre sotto tutela altri manufatti e stabili della vecchia Bellinzona. Tema di contestazione il quartiere ottocentesco San Giovanni composto da una quarantina di ville di pregio (talune in stile Liberty) nel quadrilatero compreso fra via Molo e viale Officina. Ne abbiamo riferito il 2 maggio anticipando la notizia secondo cui il governo, chinandosi anche su parecchi ricorsi, ha deciso di approvare la variante di Pr elaborata dal Municipio e relativa alla protezione comunale di ulteriori 177 manufatti (tutti accolti) e alla protezione cantonale di altri 13 (uno solo rimane in sospeso, ne parliamo dopo). Fra questi ultimi citiamo più ville, la Fontana della foca in Piazza Governo, il monumento dell’Indipendenza al centro dell’omonima piazza, il prestigioso Palazzo Resinelli in viale Stazione, il palazzo governativo in via Jauch, l’oratorio della Madonna della Neve e la ‘Cattedrale’ che nel cuore delle Officine Ffs è destinata a diventare il fulcro culturale e associativo del futuro nuovo Quartiere Officine. Più, appunto, tutto il quartiere San Giovanni che il Cantone aveva posto nel proprio mirino già nel 2017 segnalando la volontà di una tutela che andasse a completare l’importante lavoro avviato dalla politica cittadina dopo la polemica scoppiata sulla demolizione del Villino Salvioni in viale Franscini. Quartiere San Giovanni sul quale ora il CdS impone un lungo elenco di vincoli orientati alla massima conservazione.
La decisione però non piace all’Esecutivo della capitale che in un comunicato annuncia di voler interporre ricorso al Tribunale amministrativo cantonale (Tram). “Per tale area il Consiglio di Stato ha stabilito normative specifiche di conservazione”. Si tratta di nuove disposizioni “imposte ai proprietari delle case” e ritenute “eccessivamente restrittive”. Si citano, ad esempio, il fatto che sono permessi unicamente interventi di conservazione e restauro “anche laddove sarebbero giustificabili degli ampliamenti”, e il divieto di installazione di impianti solari termici e fotovoltaici “anche se ben integrati nelle falde dei tetti”. Dicevamo in apertura della partita a scacchi. Chi la vincerà lo stabilirà a questo punto il Tram oppure, in ultima istanza, il Tribunale federale qualora la vertenza dovesse proseguire al livello superiore.
Di sicuro – stando a quanto emerge dalla decisione governativa – il Municipio aveva rinunciato a fare la propria mossa quando il Dipartimento del territorio l’aveva invitato a introdurre nel Piano regolatore una specifica regolamentazione edilizia per la gestione del vincolo di protezione del quartiere. Vuoto che il Cantone ha colmato nel 2023 definendo il Piano degli interventi e le relative prescrizioni da introdurre nelle Norme di applicazione del Pr. Norme che ora finiscono per restringere la libertà d’azione dei proprietari visto che ogni intervento, recita l’articolo 50, “deve concorrere alla conservazione della sostanza, della struttura e del carattere monumentali del quartiere, così come alla sua valorizzazione”. Quasi nulla può essere demolito o modificato e gli interventi “devono essere progettati ed eseguiti da una figura professionale competente e con esperienza su beni culturali protetti”.
A proposito di tempistiche lunghe, ricordiamo, il messaggio municipale era stato approvato all’unanimità dal Consiglio comunale nel dicembre 2017; la pubblicazione della variante di Pr era avvenuta nel 2019. Ora, scrive il Municipio, “dopo ben sei anni il Consiglio di Stato ha approvato tutte le tutele locali e si è pronunciato su quelle cantonali”. Ha inoltre “confermato l’inserimento di alcuni edifici nel Piano particolareggiato del Centro storico, definito il perimetro di rispetto e quello di interesse archeologico attorno alla chiesa di San Paolo ad Arbedo e respinto in larga misura i ricorsi presentati”. La variante includeva anche un vincolo di conservazione per le tre facciate principali dell’ex hotel Gioconda situato di fronte alla stazione Ffs di Bellinzona. Tuttavia, come pure da noi anticipato lo scorso 19 dicembre, recenti indagini strutturali chieste dal proprietario hanno evidenziato criticità rilevanti per la conservazione, anche solo parziale, dello stabile. Di conseguenza a seguito di una richiesta del Municipio – cui il proprietario si è rivolto evidenziando il problema – l’approvazione è stata sospesa in attesa di ulteriori verifiche tecniche e pianificatorie con i servizi cantonali.
In definitiva, “nonostante la lunga procedura” il Municipio esprime soddisfazione per l’approvazione della variante, “che consente ora di disporre di una solida base pianificatoria per il miglioramento, la tutela e la valorizzazione di un patrimonio storico, culturale e urbanistico. Ciò contribuirà in modo significativo alla salvaguardia dell’identità e al prestigio di Bellinzona da trasmettere alle generazioni future”.