Poiché non suggellate dal CdS, le disposizioni del medico cantonale sono state ritenute non vincolanti. Imputati indennizzati: 61’500 franchi ciascuno
Sono stati prosciolti da ogni imputazione, e pure indennizzati, i vertici della casa anziani di Sementina finiti sotto inchiesta per la diffusione del Covid nella struttura durante la prima ondata del 2020. Questa la decisione della Corte di appello e di revisione penale (Carp) che con sentenza del 9 maggio ha assolto su tutta la linea il direttore del Settore anziani comunale, la direttrice sanitaria e la ex capo-cure della struttura. Accolti dunque i rispettivi ricorsi contro la sentenza di primo grado pronunciata dalla Pretura penale nel gennaio 2023. Per contro l'Accusa, rappresentata dal procuratore generale Andrea Pagani e dall'ex procuratrice Pamela Pedretti, non aveva impugnato il giudizio. Il Ministero pubblico ha ora tempo 30 giorni per eventualmente rivolgersi con un ricorso al Tribunale federale; valutazioni sono in corso sulla quarantina di pagine trasmesse stamane dalla Carp.
Al termine del processo celebrato nel novembre del 2022, la Pretura penale aveva confermato solo parzialmente le accuse avanzate dal Ministero pubblico per contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano. Aveva giudicato gli imputati colpevoli unicamente di aver consentito la continuazione delle attività di gruppo violando così le direttive del Medico cantonale. Patrocinati dagli avvocati Luigi Mattei, Mario Postizzi e Edy Salmina, i tre avevano deciso di ricorrere contro quella sentenza ritenendosi del tutto innocenti. Dando loro ragione, la Carp ha riconosciuto 61'500 franchi ciascuno quale indennizzo. Il direttore e la direttrice sanitaria erano stati condannati anche per aver fatto entrare nella struttura – già chiusa a persone esterne e quando al suo interno i contagi erano già molti – tre imbianchini per procedere al tinteggio di un reparto. Ma anche questo aspetto è ora caduto.
Nel merito della decisione, la Carp ha stabilito che il medico cantonale ha giustamente emanato delle disposizioni generali, per esempio il divieto di svolgere attività socializzanti. Le sue disposizioni però, mancando la firma del Consiglio di Stato, non potevano essere intese come ordini esecutivi dotati di comminatoria, ossia di sanzioni in caso di violazione. Né può essere ritenuta giuridicamente valida una delega governativa per il solo fatto che il Consiglio di Stato, o taluni suoi rappresentanti, era presente alle conferenze stampa del medico cantonale mentre egli annunciava le varie disposizioni. Stando alla legge federale e stando anche alla Carp, una decisione governativa ufficiale, messa nero su bianco e con portata obbligatoria, è infatti richiesta qualora le disposizioni siano d’ordine generale, ossia riguardanti, come nella primavera 2020 e ondate successive, tutte le case anziani del Ticino. Detto altrimenti, in casi simili la competenza è esclusiva del governo e una disposizione del medico cantonale non può essere ritenuta giuridicamente vincolante, né sanzionabile una sua violazione. Da qui – stando al collegio difensivo e ora stando anche alla Carp – l’errore di fondo commesso dal Ministero pubblico, ossia nel considerare munite di effetto obbligatorio quelle raccomandazioni. Questa fattispecie inerente ai provvedimenti di portata generale si distingue invece da quella relativa ai provvedimenti specifici, qualora ad esempio l’Ufficio del medico cantonale fosse chiamato a valutare una singola situazione emersa puntualmente in un’unica struttura, sia essa una casa anziani, una scuola o altro su cui abbia la competenza. Da notare che il collegio difensivo proprio su questo aspetto si era rivolto a un professore universitario d’Oltralpe che aveva prodotto una perizia, tuttavia non considerata dalla Pretura penale. Costo (circa 30mila franchi) che la Carp invece integra nell’indennizzo riconosciuto ai tre prosciolti.
Questo dal profilo formale. Che sovrasta, dal profilo giuridico, quello fattuale: infatti la Carp non entra nel merito di taluni episodi indagati dal Ministero pubblico (come le attività socializzanti) mancando appunto l’obbligatorietà governativa. Ma più volte scrive che a ogni modo le disposizioni del medico cantonale non sono state disattese, anche qualora fossero risultate vincolanti. Questo, ad esempio, in merito alla questione dei tre imbianchini fatti entrare durante il blocco: la Carp ha stabilito che il reparto da rinfrescare era completamente isolato dal resto della struttura.
L'esito del dibattimento in Appello è stato reso noto oggi dal Municipio di Bellinzona, che in primo luogo ribadisce “la propria vicinanza e solidarietà alle persone direttamente colpite dal flagello del Covid-19 e ai loro congiunti” (a Sementina tra marzo e aprile 2020, 39 ospiti su 80 sono risultati positivi al Covid e 22 sono deceduti). L'Esecutivo “accoglie favorevolmente l’esito della vertenza che conferma la fiducia che ha sempre avuto e manifestato nei confronti dei propri collaboratori delle case anziani e, ovviamente, anche nella sua Direzione amministrativa e sanitaria”. I vertici oggi prosciolti, prosegue il comunicato, “hanno sofferto pesanti attacchi e contestazioni sul piano non solo politico, nondimeno hanno continuato a operare e svolgere i compiti loro affidati, dimostrando professionalità e non facendo mai mancare il proprio prezioso contributo nella presa a carico nel tempo dei tanti ospiti delle strutture per anziani della Città”. Il Municipio esprime infine “a tutti i collaboratori, una volta di più, la propria riconoscenza per l’enorme, straordinario lavoro svolto in prima linea nei difficilissimi mesi della pandemia”.
“Il risultato di tutto questo è che nessuno è responsabile dei decessi in una struttura nella quale gli ospiti avrebbero dovuto essere protetti”, commenta dal canto suo il Movimento per il socialismo che più di altri, almeno a Belliunzona, si è attivato per chiedere giustizia. A suo dire “sentenze di questo tipo, difficilmente comprensibili dalla popolazione, non contribuiscano a rafforzare la fiducia nella giustizia, già messa a dura prova negli ultimi anni da vicende che ne hanno evidenziato la vicinanza al potere politico e alle sue logiche spartitorie. Non si può escludere che questa decisione venga percepita da molti come una sentenza in parte ‘politica’, tesa a chiudere una pagina dolorosa della gestione sanitaria cantonale senza attribuire responsabilità”.