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Upupe e civette più che raddoppiate in Ticino in 20 anni

Erano quasi scomparse a inizio anni 2000. Grazie a progetti di Ficedula e BirdLife oggi vi sono una ventina di coppie nidificanti per ciascuna specie

Osservabili comodamente da casa grazie a due webcam
(Kevin Ceni/Orlando Ostinelli)
2 giugno 2025
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Upupe e civette erano quasi sparite dal Ticino a inizio anni 2000. Oggi invece ci sono una ventina di coppie nidificanti per ciascuna specie. E questo grazie ai progetti promossi da Ficedula, l’associazione per lo studio e la conservazione degli uccelli della Svizzera italiana, insieme a BirdLife Svizzera. Progetti che, oltre a cercare di aumentare o perlomeno stabilizzare la popolazione di questi uccelli, mirano anche a sensibilizzare la popolazione, coinvolgendola nell’osservazione grazie ad esempio a delle webcam installate nei nidi: le immagini sono a disposizione del pubblico in tempo reale su www.ficedula.ch. Per l’upupa è una novità, mentre per la civetta erano già disponibili negli anni scorsi. Webcam che «permettono a noi, ma anche alla popolazione, di osservare in particolare di cosa si nutrono questi uccelli e la loro vita», spiega a ‘laRegione’ Chiara Scandolara, ornitologa e responsabile dei progetti di conservazione. Informazioni preziose che permettono poi di promuovere habitat, dove queste due specie amano vivere e riprodursi.

‘L’agricoltura sempre più intensiva ha fatto sparire gli habitat’

A metà anni 2000 in Ticino erano presenti «solo quattro coppie di civetta e poche di più di upupa», rimarca Scandolara. Per arrestare il declino di queste specie sono così iniziati i progetti di conservazione. Ma perché vi erano così pochi esemplari? «Negli ultimi 50 anni l’attività agricola è molto cambiata, diventando più intensiva, facendo sparire gli habitat dove questi uccelli erano soliti a nidificare e riprodursi. Per la civetta si tratta in particolare di cavità in edifici quali vecchie stalle o rustici, mentre per l’upupa di cavità in vecchi alberi». Entrambe le specie, «piuttosto che boschi fitti, amano i prati, i campi aperti, i pascoli, ovvero aree agricole tradizionali, dove trovano il cibo per nutrirsi». I progetti di conservazione prevedono quindi anche la collaborazione proprio con gli agricoltori: «Sensibilizziamo sui benefici di un’agricoltura estensiva, ad esempio con sfalci a mosaico, che promuovono la biodiversità e quindi anche le prede e, di conseguenza, queste specie di uccelli».

Un uccello utile per i coltivatori

A ciò va poi aggiunto che l’upupa, oltre a essere un uccello molto bello esteticamente, è anche parecchio utile per gli agricoltori: si nutre infatti «principalmente di insetti, come il grillotalpa, che possono generare danni, anche ingenti, alle colture», sottolinea Scandolara. Per rafforzare la sua presenza «abbiamo installato cassette nido che sostituiscono le cavità negli alberi andate perse nel tempo». In questo contesto viene anche promossa «la piantumazione di alberi da frutto ad alto fusto che a medio-lungo termine potranno poi nuovamente rappresentare un luogo adatto dove nidificare».

Per quanto riguarda gli effettivi, «negli ultimi cinque anni si sono mantenuti stabili attorno alle venti coppie nidificanti», spiega l’ornitologa. «La maggior parte della popolazione si concentra attualmente sul Piano di Magadino, in Riviera e in Valle di Blenio, che rappresentano aree prioritarie per la conservazione della specie. A queste si aggiungono ogni anno nidificazioni nel Mendrisiotto, nel Luganese, nelle Terre di Pedemonte e nella bassa Vallemaggia». Curiosità: «Recentemente alcune segnalazioni di coppie nidificanti ci sono giunte da località a quasi 1’000 metri di altitudine in Valle di Blenio e in Leventina. Non è escluso che i cambiamenti climatici in corso possano spingere la specie a cercare nuovi territori idonei più in quota».

Le civette ticinesi amano le cavità negli edifici

Per quanto riguarda invece «la civetta (che si nutre, oltre che di insetti, anche di piccoli mammiferi, uccelli o invertebrati) sono state realizzate delle cassette nido apposite, in legno cemento, posizionate sugli edifici», afferma Scandolara. E questo dopo che «all’inizio del progetto di conservazione, una ventina di anni fa, era stato notato che le cassette nido che simulavano cavità negli alberi venivano sistematicamente ignorate. Abbiamo dunque capito che, a differenza degli esemplari d’oltralpe, in Ticino le civette sono abituate a nidificare in cavità di costruzioni realizzate dall’uomo, come vecchie stalle o rustici».

Gli interventi di conservazione hanno quindi permesso di passare «dalle sole quattro coppie di civette ancora presenti in Ticino nel 2004 alle 24 nel 2021 (record assoluto per gli ultimi decenni), per poi scendere a 20 nel 2023 e 2024», osserva l’ornitologa. Interventi che hanno dunque consentito «di stabilizzare gli effettivi della specie sia sul Piano di Magadino sia nel Mendrisiotto (10 coppie circa in entrambe le regioni)». Mendrisiotto dove «la specie nidifica nuovamente dal 2013, dopo 15 anni di assenza». Il progetto di conservazione delle civette ha inoltre inizialmente dovuto affrontare un certo scetticismo, retaggio del passato: «Alcuni pensavano che la civetta portasse sfortuna ed erano quindi restii ad averla nelle vicinanze». Il progetto ha però aiutato anche in questo contesto, «sensibilizzando la popolazione e mostrando i benefici legati alla presenza di questa specie sul territorio che ora è considerata, come in Grecia, un portafortuna».

Riproduzione a rischio se disturbate

In conclusione Ficedula invita tutti a segnalare la presenza di questi uccelli, «senza però disturbarli: avvicinandosi troppo al nido, ad esempio anche solo per scattare una foto, può infatti avere conseguenze nefaste, interrompendo la nidificazione e quindi la riproduzione della specie», sottolinea Scandolara. Inoltre, oggi, grazie alle webcam, gli interessati possono osservare la nidificazione di questi uccelli anche comodamente da casa.