Il gruppo Porta Gottardo vorrebbe collegare le due località attraverso una serie di cabinovie. Mauro Pini: ‘Opportunità di sviluppo per l’Alta Leventina’
È possibile immaginare un futuro in cui si scia al mattino ad Airolo e al pomeriggio, senza usare l'auto, si raggiungono le piste di Andermatt? Potrebbe sembrare un'utopia, considerando la distanza e il massiccio del San Gottardo che separa le due località. Tuttavia quest'idea è stata presa in seria considerazione. Il gruppo Porta Gottardo, costituitosi un anno fa, ha presentato ai consiglieri di Stato ticinese e urano, Christian Vitta e Urban Camenzind, nonché ai rappresentanti di Comuni e Patriziati sui due versanti della montagna, una visione per lo sviluppo futuro della regione del San Gottardo. L'obiettivo è creare un'offerta turistica a 360 gradi, valida tutto l'anno, collegando Airolo e l'Alta Leventina con Andermatt e il Canton Uri.
«Il gruppo spontaneo è formato da persone che ben conoscono i due versanti del San Gottardo e che attorno al massiccio affondano le loro radici – spiega alla ‘Regione’ Mauro Pini, tra i promotori dell’iniziativa –. Da quell’incontro si è sviluppata l’idea di un possibile collegamento tra Airolo e Andermatt tramite il Gemsstock».
Alla base del ragionamento, il fatto che tra dieci anni scadranno le concessioni per gli impianti di risalita di entrambe le stazioni esistenti, «per cui sia su un versante, sia sull’altro ci si troverà confrontati con ingenti investimenti per il rinnovamento delle infrastrutture. Come se non bastasse, in una realtà sempre più condizionata dal cambiamento climatico che, soprattutto ad Airolo, non garantisce l’innevamento annuale necessario per rendere finanziariamente sostenibile un ulteriore investimento in solitaria nel turismo invernale». Da queste considerazioni, l’idea di valutare la possibilità di lavorare congiuntamente a un progetto capace di legare le due località e creare un vasto comprensorio capace di immettere Airolo e il Canton Ticino in un circuito di livello internazionale e di garantire ad Andermatt un’ulteriore espansione.
Ma in concreto di cosa si tratta? «Dal profilo tecnico, il progetto non presenta particolari criticità: si tratta di costruire una prima linea che colleghi Airolo al passo del San Gottardo, una seconda che si sviluppi in direzione dell’Alpe Rotondo e una terza che punti verso est per giungere al Gemsstock e congiungersi con la Gemsstock-Bahn proveniente da Andermatt. Al momento non siamo in possesso di calcoli dettagliati in merito ai chilometri di piste che si verrebbero a creare, ma prendendo in considerazione l’intero comprensorio Airolo - Andermatt - Sedrun - Disentis si dovrebbero toccare i 200 km. Conditio ‘sine qua non’ per il gruppo promotore, il progetto dovrà essere sostenibile dal profilo ambientale e proprio per questo motivo voglio sottolineare che non si andrebbe a toccare alcuna zona vergine».
L’intero tracciato per collegare le due località via fune dovrebbe avere uno sviluppo di 16,4 km, suddiviso in più tronconi. «Ma – precisa Pini – al giorno d’oggi dal punto di vista tecnico le lunghezze non rappresentano più un ostacolo. L’idea è di lavorare con impianti a impatto sostenibile, con cabinovie a doppia fune, non certo con metrò o gallerie». Come detto, l’offerta avrà un respiro non soltanto invernale. «Al contrario, perché in Alta Leventina – e quindi anche sul San Gottardo – l’afflusso turistico estivo è probabilmente già oggi superiore a quello invernale. Il potenziale dell’ambiente alpino, per chi ama la montagna, le passeggiate, la mountain bike, è enorme: occorre riuscire a mettere in rete tutte le proposte già esistenti, ma che al momento non sono connesse tra di loro».
Il progetto di Porta Gottardo non si limita al solo collegamento tra i due versanti della montagna, ma ha un orizzonte più ampio «e coinvolge i comuni limitrofi dell’Alta Leventina e non solo. Non si tratta di costruire strutture ricettive al di fuori della realtà, quanto di rivalorizzare il fondovalle dell’Alta Leventina. E proprio partendo da questa considerazione possiamo dire che la tempistica cade come il cacio sui maccheroni, in considerazione della fine dei lavori per il secondo tubo della galleria autostradale. Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, ragioniamo su un lasso di tempo di almeno un decennio. Era però importante avviare l’iter, anche a livello politico, e questo primo obiettivo lo abbiamo raggiunto».
Ai promotori, la riunione con le autorità ha lasciato buone sensazioni. «Si trattava di tastare il polso alla politica locale di entrambi i versanti – sottolinea Mauro Pini – e da questo punto di vista siamo molto soddisfatti, perché sembra che tutti abbiano compreso la portata del progetto e le connesse opportunità di sviluppo territoriale. Inoltre è stata raggiunta un’intesa tra i due Cantoni per dare inizio a uno studio preliminare di Regiosuisse, promosso dalla Confederazione, con il quale individuare criticità e fattori killer in grado in futuro di mettere in crisi il progetto. Nel frattempo, i prossimi mesi serviranno per coinvolgere le associazioni ambientali e territoriali, per poi passare all'informazione diretta alla popolazione. Per quanto riguarda lo studio, i tempi saranno piuttosto ristretti e già nei mesi autunnali dovremmo poter promuovere un incontro a più ampio raggio, con il quale coinvolgere il mondo della politica e quello dei possibili investitori».
Già, gli investitori. Un’opera come quella immaginata da Porta Gottardo necessita di ingenti capitali. Un aspetto, quello del finanziamento «al quale per ora non abbiamo messo mano. Una volta in possesso dello studio di Regiosuisse ci sederemo attorno a un tavolo per entrare nel merito delle valutazioni più pratiche. Attualmente, è ancora troppo presto per discutere della questione degli investitori privati. Tuttavia, è evidente che, in aggiunta ai finanziamenti pubblici, sarà indispensabile ricorrere a capitali privati».
L’opera ha raccolto il vivo interesse da parte della politica e ce lo conferma Oscar Wolfisberg, sindaco di Airolo. «Va fatta una premessa: il progetto è visionario e quelli che sta muovendo sono soltanto i primi passi. Detto ciò, con la possibilità di sciare sopra i 2’000 metri, darebbe una prospettiva a medio-lungo termine allo sviluppo dello sport invernale ad Airolo. La politica, di conseguenza, sostiene senza remore un progetto in linea con la visione del Comune e dell’Alta Leventina, una regione a forte predisposizione turistica. L’orientamento è giusto, per cui lo sosteniamo senza se e senza ma. Siamo consapevoli che un progetto di tale portata, qualora realizzato, richiederà un periodo di attuazione stimabile in quindici-venti anni. Ovviamente, durante questo lasso di tempo, il Comune non rimarrebbe con le mani in mano. A questo proposito, ribadisco con forza che Valbianca resterà uno dei nostri cavalli di battaglia. Il progetto Porta Gottardo non implica la soppressione degli impianti attuali, bensì una loro rivalutazione e la loro integrazione in un contesto di respiro internazionale, superando la dimensione regionale o nazionale». Il sindaco ribadisce poi che «il timing è perfetto, il progetto si allinea col completamento del secondo tunnel autostradale e la riqualificazione del fondovalle, su cui il Comune lavorerà nei prossimi anni. Questo collegamento è l'elemento mancante per valorizzare la copertura dell'autostrada e trasformare l'area in un polo di sviluppo piuttosto che un semplice parcheggio».
Oscar Wolfisberg non teme che l’Alta Leventina possa entrare in concorrenza con una stazione invernale assai più sviluppata come quella di Andermatt. Al contrario. «Dall’anno scorso abbiamo promosso un’iniziativa atta a permettere a chi pernottava da noi di usufruire della possibilità di andare a sciare ad Andermatt e la risposta è stata positiva. Il giorno in cui dovesse esserci un vero collegamento, entreremmo a far parte di un comprensorio unico e sono convinto che ci troveremmo a dover affrontare il problema di una carenza di posti letto».
Due parole anche sui costi, ancora tutti da valutare. «Quelli attualmente sul tavolo sono troppo astratti, occorre procedere a piccoli passi. L’interesse esiste su ambo i versanti della montagna e al di là di tutte le valutazioni che andranno fatte nei prossimi mesi, al momento non vedrei il finanziamento dell’opera come un muro invalicabile. Quando ci sarà un vero progetto e si potranno valutare i reali benefici dell’opera, sarà possibile pensare alla copertura dei costi. Il progetto è molto interessante, ma siamo ancora ai primi passi. Aspettiamo i risultati dello studio di Regiosuisse che ci illuminerà su possibili fattori killer, per poi iniziare a coinvolgere tutte le associazioni interessate, a partire da quelle ambientaliste. Perché, come precisato dai promotori, se il collegamento ci sarà, dovrà in primo luogo essere sostenibile dal profilo ambientale».