La piaga giapponese delle colture ha guadagnato ancora terreno nel Piano di Magadino. Ed è salito pure in Valmaggia e Terre di Pedemonte
Si è allungata la ‘red list’ cantonale delle località in cui si è diffuso il temibile coleottero giapponese Popillia japonica, gran divoratore di 400 piante utili e ornamentali, vera e propria piaga per piccoli, medi e grandi orticoltori. Dopo la comparsa in Svizzera nel 2017, da alcuni anni ormai il Sottoceneri ne è infestato e si sta man mano assottigliando la fascia cuscinetto del Ticino centrale che include il Piano di Magadino. E proprio qui, come spiega il Servizio fitosanitario cantonale nel proprio portale, da quest’anno figurano in fascia rossa anche i Comuni di Cadenazzo (prima lo era solo la frazione collinare di Robasacco), Sant’Antonino, Cugnasco-Gerra (prima lo era solo Gerra) e il quartiere bellinzonese di Gudo. Sul fronte locarnese l’elenco delle new entry comprende ora anche Maggia, Aurigeno, Moghegno e le Terre di Pedemonte. Immune per ora l’Alto Ticino.
Il problema è talmente spesso che vige l’obbligo di lotta (sopprimerlo subito) e segnalazione al Servizio fitosanitario (coleottero.giapponese@ti.ch o 091 814 35 85 o via internet). L’adulto è facilmente riconoscibile grazie alla presenza di cinque ciuffi di peli bianchi ai lati dell’addome e di altri due sull’ultimo segmento addominale. Le elitre (le parti rigide che ricoprono le ali) sono di color rame mentre la testa e il torace sono verde metallizzato. La lunghezza dell’insetto varia tra gli 8 e i 12 millimetri, quindi è più piccolo di una moneta da 5 centesimi. Le larve hanno una classica forma a C, con tre paia di zampe e con dimensione variabile dai 2 ai 30 millimetri in base allo stadio larvale. La testa è arancione mentre il corpo è biancastro con una parte finale più scura.
Come avevamo scritto in un servizio pubblicato lo scorso 24 agosto, il Servizio fitosanitario in collaborazione con l’Ufficio federale dell’agricoltura, i Comuni più colpiti, la Supsi e il Semestre di motivazione ha attivato una rete di monitoraggio, intensificata nelle zone più sensibili, con oltre 700 trappole specifiche. Lo scopo è evitare un’esplosione che, senza questo controllo, si manifesterebbe annualmente con un fattore di almeno 10. Con la collaborazione di ditte private, si sta inoltre testando l’efficacia dei nematodi contro le larve presenti in alcuni terreni. Questi piccoli organismi viventi sembrano essere efficaci e potrebbero rappresentare un buon metodo di contenimento. L’idea è quella di individuare il maggior numero di superfici prative contenenti larve dove consigliare il trattamento a base di nematodi. Inoltre il Servizio fitosanitario collabora con istituti di ricerca attivi in progetti volti a individuare concrete misure di contenimento nell’interesse del settore agricolo. Fondamentale è la stretta collaborazione col settore agricolo per cercare di mantenere un fronte comune e massimizzare l’efficacia dei pochi mezzi di lotta attualmente a disposizione. Per sostenere le grandi colture, l’Ufficio federale dell’agricoltura ha omologato in via eccezionale e temporaneamente un prodotto fitosanitario che può essere utilizzato in caso di necessità su indicazione del Servizio fitosanitario.