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Si accende a Bellinzona la polemica su Piazza del Sole

Piovono critiche (e suggerimenti) sull’allestimento estivo con panchine in plastica ritenute poco invitanti e alberelli che in realtà non ombreggiano

Ecco l’allestimento fotografato da Castelgrande
(Foto Facebook BellinzonaCity)
14 luglio 2025
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Sale la temperatura sull’allestimento estivo che il Municipio di Bellinzona ha realizzato in Piazza del Sole nel tentativo di rendere più vivibile e fresco l’eterno criticato quadrilatero concepito dalla penna del compianto architetto Livio Vacchini. Una piazza tutta pietra e cemento mai del tutto digerita da chi la ritiene poco accogliente, sebbene perfettamente adattabile agli eventi a forte richiamo, in primis Carnevale Rabadan, villaggio natalizio, concerti live e Primo d’agosto.

Negli ultimi giorni si sono ultimati i lavori di posa delle panchine in plastica colorata e dei vasoni con alberelli, il tutto in attesa dei giochi d’acqua e spruzzi rinfrescanti previsti dall’8 agosto a metà settembre per la gioia soprattutto dei bambini. Intanto però in pieno solleone sui social istituzionali di BellinzonaCity piovono le critiche. Su Instagram e Facebook si contano alcune decine di commenti in gran parte poco teneri con l’autorità comunale. Ma ve ne sono diversi anche orientati a vedere in questa iniziativa un primo passo verso un cambiamento in linea con l’urgenza climatica che sta inducendo diverse città nel mondo a implementare soluzioni contro le isole di calore.

Scorrendo i commenti, c’è chi se la prende ancora una volta con la questione a monte, ossia il progetto Vacchini. Si tratta di coloro che tutt’oggi ritengono sbagliata la scelta fatta dalle autorità in carica negli anni 90 dando la stura a una polemica quasi eterna e che di volta in volta torna e si alimenta da sola: “Un obbrobrio mal definito, i bellinzonesi gridano vendetta al cielo”; “Una piazza orribile sotto ogni aspetto”; “Bastava ragionare meglio al momento della costruzione”. Andando all’allestimento di quest’estate, c’è chi rimpiange la nuvola piovasca realizzata nel 2019 in occasione dei 150 anni dell’Azienda multiservizi. Una struttura sospesa, uscita dall'officina fabbro-meccanica di Nicola Colombo, sotto la quale era possibile rinfrescarsi a tutti gli effetti. Negli ultimi anni gli appelli a riproporla non hanno trovato terreno fertile.

I vari commenti

E ora i commenti si sprecano fra chi ironizza (“Dotarsi di dromedario per attraversare la piazza”), chi stronca (“Soldi gettati al vento”; “Bellinzona dalle mille risorse ma per nulla sfruttate”), chi confonde le varie situazioni (“A Lugano hanno rifatto il viale alberato”), chi invita a sostare nella vicina e ombreggiatissima Piazza Simen, chi sprona a individuare soluzioni diverse o aggiuntive (la posa di una tenda a vela in grado di ombreggiare, la realizzazione di una grande aiuola con fontana, l'organizzazione di più eventi socializzanti); chi guarda avanti con fiducia (“Sarà difficile che qualcuno si fermi, ma l'idea è buona e speriamo dia buoni frutti”) e chi se la prende con i soliti criticoni. A proposito di ombra, dito puntato contro la scelta di piazzare alberelli che da questo punto di vista (ed è innegabile) garantiscono zero frescura e non invitano a fare aggregazione, se non all’ora del tramonto e la sera.

Dal Verbano alla Turrita il passo è breve

Dopo il maxischermo del Vacchini a Locarno, anche la capitale del Ticino ha insomma bella che servita la sua polemica estiva, nella speranza che non si trasformi in un tormentone fine a se stesso. La luce in fondo al tunnel dovrebbe accenderla il programma d'azione comunale voluto per promuovere il verde urbano e la biodiversità in città: annunciato per lo scorso novembre, una recente interrogazione chiede lumi sulla sua concretizzazione.

I VERDI

‘Risposta inefficace: non migliora vivibilità e benessere’

I Verdi di Bellinzona hanno inviato alla redazione una presa di posizione critica: “In estate – scrive Elena Conelli – Piazza del Sole diventa una distesa infuocata di pietra, una delle classiche isole di calore urbane dove la temperatura percepita può superare anche di 5-7 gradi quella delle zone più verdi e ombreggiate. In risposta a questa realtà è comparsa una nuova installazione temporanea. Un gesto che sembra voler ‘abbellire’ lo spazio? Ma sicuramente non migliora né la vivibilità né il benessere climatico della piazza. È un esempio di intervento che sa leggere il problema ma non sa tradurlo in atti pratici. Sì, perché il problema viene colto – il calore della piazza –, ma la risposta è inefficace. Le panchine sono in plastica, materiale che sotto il sole diventa bollente e inutilizzabile. Le piante, collocate in vasi sulla pietra rovente, con poca terra e acqua, non offrono ombra e rischiano pure loro di soffrire.

‘Arredata ma non rigenerata per chi la utilizza’

Stando ai Verdi “manca un’idea di fondo. Nessuna copertura, nessun vero riparo, nessuna coerenza tra problema e ricerca di soluzione. La piazza resta un luogo poco vivibile. Non si può parlare di beneficio, né per la salute delle persone né per l’ambiente. Il beneficio per chi vive o visita Bellinzona, onestamente, è difficile da vedere. È una piazza arredata, non rigenerata per chi la utilizza. La salute delle persone è strettamente legata alla qualità degli ambienti in cui vivono, lavorano, si incontrano. Un ambiente urbano pensato bene non è solo bello: riduce l’impatto del caldo, invita alla socialità, favorisce la biodiversità, stimola la vita attiva. Quando tutto questo manca, si perde un’occasione. O peggio: si mette una toppa per non affrontare la questione reale. Si potrebbe fare meglio”.

‘Non ridurre la natura a decorazione’

A questo punto, prosegue il testo, “basterebbe riorganizzare gli elementi che già ci sono. Raggruppare le panchine nelle poche zone d’ombra esistenti, spostare i vasi per creare angoli di sosta più freschi e accoglienti. Anche un piccolo ripensamento può cambiare il modo in cui uno spazio viene vissuto. Ma c’è anche una riflessione più profonda da fare quando si pensano questi progetti: la natura è fuori da noi o anche dentro di noi? Se la trattiamo come qualcosa da aggiungere – un vaso, un fiore qua e là – finiamo per ridurla a decorazione. Ma se partiamo dall’idea che siamo parte della natura, cambia tutto. Siamo corpi che respirano, che soffrono il caldo, che cercano ombra e che si rilassano nel verde. Progettare gli spazi pubblici dovrebbe tener conto anche di questo. La città non è un contenitore. È un’estensione del nostro benessere, del nostro equilibrio, del nostro stare al mondo. Una città in chiave ecologica sarebbe una vittoria umana per tutti i cittadini e le cittadine. Perché il diritto a stare bene, anche in piazza, anche d’estate, dovrebbe essere una cosa seria e non uno sfizio politico”.

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