Bellinzonese

Rabadan, il re mastica amaro: ‘Uno sgarbo, allontanati in modo inadeguato’

Renato Dotta spiega come sono andate le cose, ritenendo il metodo inaccettabile e presentato come volontà di rinnovamento. Il presidente: ‘Segnale forte’

Renato Dotta era in carica dal 2014
(Ti-Press)
4 agosto 2025
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«Ho, anzi abbiamo subìto, io la regina e le quattro damigelle, una detronizzazione in piena regola. Uno sgarbo. Fa male per il metodo usato dal presidente e da una parte del comitato che lo ha seguito in questa decisione che ritengo pesante e ingiusta». Mastica amaro Renato Dotta, re Rabadan dal 2014 e ora destituito, insieme al resto della corte, dal comitato della Società con una decisione presa 6 a 2 con due membri assenti. Renato Dotta in cuor suo aveva già in programma di arrivare al 2028, 165esima edizione e anno del centenario di esistenza del re Rabadan. «Infatti sono in buona salute ed ero motivato, io come ugualmente lo erano la regina Elisa Ghelmini-Brenna e le sue quattro collaboratrici Consuelo Nani, Giulia Dotti, Selina Madrigali e Letizia Tamagni. E invece eccoci esautorati con la scusa, ufficiale, di un ringiovanimento. Così mi è stata venduta dal presidente, che mi aveva contattato già in maggio e giugno accennando alla mia voglia di proseguire, le energie e via discorrendo. Questo, mi aveva detto, di fronte a un certo desiderio di rinnovamento. Gli avevo risposto che ero pronto a garantire continuità, ma alla fine lui ha concluso che dovessi dare io le dimissioni».

Così non è andata. «Affatto!», rincara la dose Renato Dotta: «Gli ho detto che semmai una decisione di allontanamento avrebbe dovuta prenderla il comitato. Per carità, l’articolo 13 dello statuto indica che la nomina della corte avviene annualmente, ma il metodo e le motivazioni accampate sono sbagliati. C’è sotto qualcosa». Cosa, Renato Dotta pensa di averlo intuito e preferisce al momento tenerlo per sé. Probabilmente fa parte del ricambio generazionale che il comitato ha avviato, anche al proprio interno, da due anni a questa parte con la partenza di personaggi storici.

‘Valanga di messaggi’

Il tempo dirà, e in particolare lo dirà il volto del nuovo re, cosa a monte abbia innescato la rivoluzione. «Ho ricostruito la storia di tutti i re e le corti dell’ultimo secolo – conclude Renato Dotta – ed è la prima volta che si presenta un taglio così netto, un allontanamento ingiustificato che fa veramente male. A ogni modo mi fa molto piacere la valanga di messaggi che sto ricevendo da gente stupita e amareggiata».

LA REPLICA

‘Ci vuole un ricambio generazionale’

Interpellato da ‘laRegione’, il presidente Giovanni Capoferri ribadisce – in linea col comunicato stampa – che la decisione è stata «prospettata e infine decisa unicamente nell’ottica di un ricambio generazionale, un rinnovamento». Capoferri invita a volgere lo sguardo verso altre realtà simili: «Il futuro deve poter appartenere ai giovani e in questo senso abbiamo ritenuto opportuno lanciare un segnale forte e chiaro. Il Rabadan guarda avanti rinnovando la corte». Quanto poi al fatto che Renato Dotta sui media abbia espresso nei mesi scorsi il desiderio di arrivare al 2028 ancora sul trono, «aveva generato un po' di imbarazzo perché con il comitato non aveva mai condiviso i suoi obiettivi. Volutamente non avevamo dato peso alla notizia perché, in quel momento, le energie di corte e comitato dovevano essere interamente riservate alla 162°esima edizione che sarebbe andata in scena da lì a poche settimane. È quindi purtroppo mancato un po’ il dialogo, sicuramente in buona fede da parte dell'amico Renato che conosciamo tutti per essere un passionale. In particolar modo per tutto ciò che concerne il Rabadan, e ancora di recente dopo due incontri iniziali, non siamo più stati in grado di incontrarlo perché assente e non disponibile fino ai primi di settembre».

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