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Vigneti e trattamenti: la Città non esclude altre misure, Federviti non ci sta

La Federazione scrive al Municipio di Bellinzona ricordando che l’ambito della difesa fitosanitaria è di competenza della Confederazione

19 agosto 2025
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A Bellinzona non è escluso un giro di vite nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari all’interno dei vigneti, laddove questi sono prossimi a zone abitate. Questa prospettiva preoccupa Federviti Bellinzonese e Mesolcina che in una lettera recapitata al Municipio cittadino esprime il proprio disappunto. “Il varo di norme tali da inibire il trattamento e la cura dei vigneti segnerebbe la scomparsa immediata e repentina di questi ultimi, in un Comune nel quale vi sono Piani regolatori che propugnano l'esistenza di tali colture”, scrive il presidente Remo Signorelli. Dal canto suo, ricordiamo, l’Esecutivo aveva indicato la possibilità di implementare ulteriori misure di protezione rispondendo a un’interrogazione del consigliere comunale Orlando Del Don (Più Donne/Noce/Avanti con Ticino&Lavoro) che esprimeva preoccupazione per le persone che vivono nelle vicinanze di queste colture. Nella risposta il Municipio aveva infatti spiegato che “farà le dovute considerazioni e analisi in questo senso: se lo riterrà opportuno non è esclusa la possibilità di introdurre dispositivi locali supplementari”. Tuttavia Federviti precisa che impiegare prodotti fitosanitari in viticoltura “non rappresenta un moto fantasioso del singolo viticoltore, inteso a far discutere il vicinato, quanto piuttosto un dovere legato alla cura corretta della pianta destinata alla produzione dell’uva”.

‘Già imposta una maggiore distanza dalle abitazioni’

Anche dal punto di vista del diritto applicabile “occorre sottolineare, cosa peraltro precisata anche dall'interpellante, che l'ambito della difesa fitosanitaria della vegetazione è di competenza della Confederazione, il che rende difficilmente immaginabile la possibilità di varare norme specifiche bellinzonesi”. Affrontando la questione dal punto di vista pratico, Federviti ribadisce poi che nell'esercizio della sua competenza a disciplinare l'uso dei prodotti fitosanitari, “la Confederazione ha varato l'obbligo di acquisizione di un'autorizzazione speciale per l'uso dei prodotti fitosanitari da parte di chi, in viticoltura come in ogni altro ambito della cura del verde, intenda usare questo genere di prodotti”. Questo affinché chi lavora con prodotti necessari – ma al contempo pericolosi per l'uomo e l'ambiente se non impiegati convenientemente – disponga delle conoscenze necessarie ai fini della salvaguardia della salute pubblica e del contesto naturale. Infine Signorelli evidenzia che “le autorità competenti si stanno già occupando della questione: per alcune materie attive (contenute nei prodotti utilizzati) sono già state introdotte regole che impongono una maggiore distanza dalle abitazioni”.

Dimezzare i rischi entro il 2027

Nella risposta all’interpellanza il Municipio aveva ricordato che nel settembre 2017 il Consiglio federale aveva adottato il programma d’azione sui prodotti fitosanitari con lo scopo di dimezzare entro il 2027 il rischio legato all’uso per gli esseri umani e l’ambiente, cercando allo stesso tempo di mantenere un’adeguata protezione delle colture. La Confederazione e i Cantoni si stanno adoperando in varie maniere per cercare di raggiungere questi obiettivi e sensibilizzare regolarmente le persone che lavorano in ambito agricolo e nella viticoltura. Il Municipio dal canto suo “collabora e supporta, laddove deve, gli organi cantonali e federali per raggiungere lo stesso scopo”.

‘Allarmismo inutile e dannoso’

Per Federviti sostenere “una politica proibizionista” renderebbe superflua la politica federale già finalizzata alla salvaguardia del benessere collettivo. “Qualora la politica federale non fosse sufficiente a tutelare cittadini e suolo, il Cantone, attraverso la Sezione dell'agricoltura, potrebbe intervenire controllando la buona esecuzione delle pratiche agricole”. Se la “politica proibizionista” auspicata nell’interpellanza dovesse rivelarsi condivisa, Federviti invita a interrogarsi anche su quale destino assegnare ai trattamenti resi obbligatori dal Cantone, messi in atto dai Comuni, quali ad esempio gli interventi volti a contrastare la flavescenza dorata e il coleottero giapponese. Infine la federazione ritiene che interpellanze come quella di Del Don abbiano “il solo scopo di creare allarmismi inutili e dannosi per la viticoltura e, più in generale, per la tutela del territorio”. Perciò Federviti esorta il Municipio a prendere contatto con chi rappresenta la viticoltura prima di adottare misure discriminatorie per il settore.

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