
L’anno scorso l’Esercito ha ripreso le attività insieme ad Austria e Germania impedendo l’accesso per più giorni: scontenti escursionisti e proprietari
Il massiccio del Gottardo rimane strategicamente importante per l’Esercito svizzero, ancora di più dopo il recente acuirsi della situazione geopolitica in Europa. Forse troppo importante, visti i problemi di convivenza emersi l’anno scorso fra i vari utenti, quando sono improvvisamente ripresi a gran ritmo gli esercizi di tiro di combattimento con l’obiettivo di rafforzare le capacità di difesa? La domanda s’impone e vede come luogo di confronto e scontro, come riportato il 22 agosto dalla Rsi, il Lago della Sella e l’ampia zona che lo circonda, ritenuta da Armasuisse una delle pochissime in Svizzera che consenta esercitazioni realistiche di combattimento in montagna. Area naturalistica di pregio usata come alpeggio, frequentata per passeggiate ed escursioni, da pescatori e cercatori di cristalli, da proprietari delle ex casermette divenute private. E dall’anno scorso – pomo della discordia – da militari elvetici, austriaci e germanici impegnati in esercizi di tiro per circa 150 giorni all’anno, di cui oltre 50 nella bella stagione. Ciò che impone il divieto d’accesso ed è causa di rumore per ore interminabili.
Un bel problema che in questi mesi, abbiamo appreso approfondendo il tema, vede i vari portatori d’interesse impegnati in una difficile trattativa: oltre all’Esercito vi sono il Comune di Airolo, il Patriziato proprietario del comprensorio, il Dipartimento del territorio, l’Organizzazione turistica regionale, TicinoSentieri, i proprietari di baracche un tempo militari e l’alpatore basato a Sorescia. Osservatori esterni le società escursionistiche. Nel mirino la piazza di tiro Val Torta-Posmeda situata in fondo al lago artificiale, dove transita il sentiero bianco-rosso che sale a Posmeda, Giübin e Passo della Sella. Piazza i cui confini militari sono molto ampi andando a toccare anche aree realmente poco o affatto usate dall’Esercito. Regione che, pur essendo da oltre 40 anni una piazza di tiro, il Cantone ha catalogato come Zona di protezione del paesaggio. La quale, citiamo, “interessa territori meritevoli di protezione nel loro complesso”, dove “i vincoli hanno un carattere generico, l’accesso è di principio garantito e sono incentivate le utilizzazioni che valorizzano il comparto, in genere agricole e forestali”.
I fatti. I militari elvetici l’anno scorso hanno ricominciato a usare la piazza di tiro per esercizi che durano da mattina a sera e per periodi prolungati. Sul posto anche truppe austriache e tedesche coinvolte nell’ambito di scambi reciproci. Quest’anno vi sono state dieci giornate filate (dal lunedì al venerdì) di truppe estere nella seconda metà di luglio; ben 15 giornate in agosto, il mese col maggior transito di escursionisti e presenza di villeggianti nelle ex casermette; solo sette giornate sono previste a fine settembre, visto che le truppe del Genio stanno attualmente sistemando le strade; altre 16 giornate sono agendate in ottobre. Cartelli segnaletici dislocati in sette punti strategici, e informazioni consultabili anche sul sito dell’Esercito, indicano il divieto d’accesso nei giorni prestabiliti. Grande il disappunto degli escursionisti confrontati con militi messi di guardia ma che parlano solo tedesco, a volte fanno la pennichella o indicano la necessità di tornare indietro o di affrontare percorsi alternativi non ufficiali lungo i quali è poi difficile orientarsi. Dal canto loro i proprietari delle ex casermette lamentano sia l’impossibilità di raggiungerle sia, quando riescono, intere e ripetute giornate di tiro acusticamente snervanti.
I vari attori hanno individuato in Massimo Lombardi la persona adatta a fare da catalizzatore in un difficile esercizio volto a individuare una soluzione di compromesso partendo da un’analisi della situazione attuale e che consideri le varie esigenze e sensibilità. Membro del Patriziato airolese, presidente dell’Utoe Pizzo Molare, proprietario di un’ex casermetta nella zona del Sella e figlio dell’alpatore, Lombardi spiega che ai vari portatori d’interesse è stato chiesto di indicare le situazioni ritenute problematiche da risolvere: «Il quadro è complesso e confido che si arrivi a trovare dei punti d’incontro affinché in futuro tutto funzioni meglio». La piazza di tiro «negli ultimi vent’anni aveva in effetti conosciuto una contrazione dell’utilizzo, per poi essere riattivata due anni fa creando sconcerto fra gli altri utenti».
Compresi coloro che, al termine di procedure lunghe e onerose, sono riusciti a comprare dall’Esercito le ex casermette, certi che l’attività di tiro non sarebbe mai più ripresa: «Un’ipotesi questa – ci assicura una proprietaria – mai nemmeno minimamente accennata durante le trattative di cessione e che non compare in alcun documento da noi sottoscritto. A me era stato assicurato che la piazza di tiro era stata chiusa perché ritenuta troppo pericolosa, punto. Mentre ora, d’improvviso, stiamo subendo l’esatto contrario. Una situazione inaccettabile e al limite della legalità, vista la presenza di una decina di cascine private all’interno di una Zona di tiro ufficiale riattivata a nostra insaputa».
Lo scorso maggio, dopo la prima estate di proteste, vi è quindi stato un incontro fra Esercito, Patriziato e alcuni proprietari delle ex baracche militari. «L’estate però non ha portato gli attesi miglioramenti», sottolinea la proprietaria. Ancora Lombardi: «Esposte le varie situazioni problematiche, Armasuisse ha assicurato la volontà di porvi rimedio. Qualcosa è stato fatto e ora si tratta di tirare le somme in vista della prossima stagione. Nel corso dei mesi ho più volte interloquito con le forze armate segnalando le varie criticità man mano emerse». Nel dettaglio rileva «la necessità di trovare un’alternativa concreta al sentiero ufficiale che dal lago sale a Posmeda. Ed è auspicabile, e l’ho già scritto all’Esercito, contenere le giornate di tiro estive, riducendo al minimo indispensabile quelle di agosto. Ciò che non è stato possibile fare quest’anno, anche perché Armasuisse ha tempi di pianificazione non immediati. Meglio è andata con l’alpatore, che è riuscito a far pascolare le mucche». A metà novembre è in agenda un nuovo incontro: «L’obiettivo è individuare un modus operandi che faciliti la convivenza. Ognuno dovrà fare la sua parte in uno sforzo collettivo, premesso che l’Esercito svolge delle giornate di pulizia per raccogliere i bossoli e già si accolla determinati costi sgravando il Patriziato, come ad esempio la manutenzione delle strade e la realizzazione della piazza di mungitura. Più altri interventi extra convenzione che vanno a favore della collettività».
Nei giorni scorsi durante un incontro con sopralluogo fra Otr, TicinoSentieri e Ufficio cantonale della mobilità lenta è stato approfondito il tema del sentiero di Posmeda bloccato. Cosa fare? «Un’alternativa – premette il direttore di Otr, Juri Clericetti – va assolutamente trovata, pena compromettere il Sentiero delle quattro sorgenti, d’importanza nazionale, che si snoda nella regione per oltre 80 chilometri. Una deviazione comporta però almeno tre problemi: individuare dove inserirla, e a tal riguardo sarebbe indicata la parte a sud del perimetro di tiro; ridurre quest’ultimo, ciò che sarebbe di competenza dell’Esercito; e trovare i finanziamenti necessari a realizzare il nuovo percorso». A questo riguardo Armasuisse e i vari enti pubblici dovrebbero dunque dirsi d’accordo sul principio e sul finanziamento (oppure accollarlo al solo Esercito all’origine del problema). Nel concreto il sentiero alternativo partirebbe dall’Alpe di Sorescia, per lambire il Pizzo Canariscio o i laghetti Ovi, e proseguire verso Posmeda. Toccato dal problema è anche il tracciato bianco-blu che dal Lago Sella, lato nord, raggiunge il Canton Uri via Gloggentürmli, dov’è attualmente presente uno dei sette cartelli di stop: in questo caso non sembrano esserci possibili tragitti alternativi. Tutto ciò va peraltro inteso nel medio termine, mentre a breve termine Clericetti confida che l’informazione agli escursionisti sia migliorata e dettagliata nei vari portali e nelle applicazioni dei cellulari.
Ben cosciente della situazione è il Municipio di Airolo che nel 2010 insieme a Patriziato e Armasuisse aveva firmato una Convenzione tripartita, tutt’oggi in vigore, per il disciplinamento delle piazze di tiro presenti sull’intero comprensorio. «Da allora sono cambiate molte cose nel mondo, specialmente negli ultimi tempi, e quel testo andrebbe ottimizzato», riconosce il sindaco Oscar Wolfisberg evidenziando che anche l’escursionismo è aumentato e che l’Esercito porta ogni anno fra i 100 e i 150mila pernottamenti: «Per questi motivi il tutto andrebbe ricalibrato in cerca di una soluzione confacente che consideri allo stesso modo le esigenze delle forze armate, degli escursionisti e di chi alloggia nella zona». Andando nel dettaglio, il capitolo introduttivo della convenzione spiega che “con la partenza delle scuole reclute di fanteria dalla piazza d’armi di Airolo, si è notevolmente ridotto l’utilizzo delle piazze di tiro, in particolare quelle situate nella zona alta”. In quel momento la nuova convenzione, ritenuta “più in linea con i tempi”, mirava a permettere al Patriziato e al Comune di “sviluppare al meglio i rispettivi progetti e alla Confederazione di continuare, seppur in modo ridotto, a utilizzare le piazze di tiro, pur considerando che potranno risultare alquanto importanti in futuro visto il progetto d’insediamento di strutture civili sulla piazza d’armi di Andermatt”.
Fra gli scopi della convenzione figura l’impegno delle parti “a ricercare un equilibrio che permetta di evitare conflitti”. E meglio, “saranno tenute in considerazione le esigenze dell’istruzione militare e quelle della popolazione (immissioni foniche, zone di svago), dell’agricoltura (salvaguardia della superficie produttiva, pascoli) e del turismo (itinerari percorribili, sicurezza)”. Da notare che la piazza di tiro Val Torta/Posmeda non figura nella convenzione, al contrario della piazza Ovi-Sorescia (oggi indicata come possibile alternativa per il sentiero sbarrato) dove vige il divieto di tiro da metà giugno a metà settembre. Nel testo è pure indicato l’obbligo di pulizia immediata dopo le esercitazioni, ciò che in base a una testimonianza lascia invece a desiderare, tant’è che l’Esercito ripulisce solo un paio di volte all’anno. «Di certo – conclude il sindaco – le contromisure subito messe in atto da Armasuisse hanno migliorato la situazione rispetto all’anno scorso e le lamentele sono diminuite, se penso in particolare ai proprietari delle ex casermette, a parte qualche caso ancora irrisolto. Vedo uno spirito collaborativo e confido che si giunga a una soluzione condivisa. Che giocoforza non potrà essere estrema, cioè a favore esclusivamente di una o dell’altra parte». La situazione è però vissuta molto male da una parte dei proprietari, e potrebbe sfociare presto nel lancio di una petizione affinché l’opinione pubblica, non solo quella dell’Alta Leventina, sia compiutamente informata della situazione.