La trasmissione televisiva Rundschau di Srf approfondisce i problemi resi noti in estate e causati dalla roccia friabile e instabile
Si chiariscono, grazie a un servizio della trasmissione televisiva Rundschau di Srf, i problemi emersi nella fase iniziale dello scavo del secondo tunnel autostradale sotto il Gottardo, lato sud. Già in estate (vedi laRegione del 7 luglio) l’Ufficio federale delle strade (Ustra) indicava la necessità di procedere per circa mezzo chilometro non più tramite la grande fresa accesa in febbraio e bloccatasi il 23 giugno dopo aver percorso 192 metri, ma tramite esplosivo a causa della presenza di una zona instabile nella montagna caratterizzata da roccia friabile.
Un quadro geologico noto sin dagli anni 70 quando era stata scavata la prima galleria. Ma mentre in luglio Ustra indicava che lo stop alla fresa e l’avvio della fase a dinamite avrebbe comportato costi aggiuntivi di 20 milioni – su un totale di 2,14 miliardi di franchi – e un allungamento dei tempi di circa 6-8 mesi, oggi Srf indica una probabile dilatazione fino a due anni. Ciò che comporterebbe, se confermato, lo spostamento dal 2030 al 2032 della messa in esercizio della seconda canna e del conseguente avvio della grande manutenzione nella prima inaugurata nel 1980. Anche i costi aggiuntivi per il personale sarebbero molto più elevati poiché, come già spiegato due mesi fa, ora si lavora con tre turni H24 sette giorni su sette mentre prima si operava su due turni per cinque giorni alla settimana.
Sempre Srf dettaglia le informazioni in possesso dei tecnici prima dell’avvio dello scavo. Informazioni – le prime risalenti al 2016, in occasione di un foro di sondaggio, poi confermate nel 2018 da una prima perizia e nel 2020 da una seconda – che indicavano problemi geologici assai importanti, tali da sollevare dubbi sull’utilizzo della fresa nel tratto iniziale per una lunghezza di almeno 400/700 metri. Un primo blocco del grande macchinario, emerge ora, si è in effetti verificato dopo appena 5 metri, il secondo come detto dopo 192. Dal canto suo Guido Biaggio, vicedirettore di Ustra, alla tv svizzerotedesca ha spiegato che «un certo rischio residuo esiste sempre. Non possiamo costruire un tunnel senza rischi». A suo dire la decisione di procedere subito con la fresa nonostante gli avvertimenti è stata presa sulla base di rapporti geologici approfonditi che ritenevano possibile l’impiego della macchina perforatrice. In effetti mentre la perizia del 2018 consigliava l’uso di esplosivo, quella del 2020, sulla base di ulteriori approfondimenti, raccomandava l’uso della fresa pur indicando come “difficili da valutare” le condizioni della roccia. Valutazioni che hanno indotto appunto Ustra a optare per questo metodo, alla prova dei fatti risultato inadeguato.