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Ospedale Saleggina: tre/quattro anni in più e si valutano piani B per il sito

Il CdS risponde alle interrogazioni. Non sa spiegare perché la compensazione sia stata dimenticata e indica che si stanno guardando anche altri siti

Il vasto comparto della Saleggina a Giubiasco/Bellinzona
(Ti-Press)
19 2025
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Parto difficile a Palazzo delle Orsoline per le risposte governative a due interrogazioni presentate lo scorso dicembre sul tema spinoso della Saleggina che il Cantone ha comprato dall’Esercito per costruirvi il nuovo Ospedale regionale di Bellinzona. Terreni che, ricordiamo, in base a un approfondimento del Dipartimento del territorio sono risultati a sorpresa edificabili solo se si compenserà una superficie analoga (circa 100mila metri quadrati) in qualche parte del Ticino trasformandola da edificabile in verde. Nove mesi dopo le due interrogazioni dei deputati Paolo Caroni e rispettivamente Giovanni Berardi e Sem Genini, il Consiglio di Stato svela oggi che i tempi si dilateranno di tre/quattro anni: la prima fase sarà pronta non nel 2031/32, come finora indicato, ma nel 2035. “Questo termine decennale risulta da una stima di 3 anni per la pianificazione, 3 anni per la progettazione e 4 anni per la fase di cantiere”.

Si cercano eventuali alternative nel Sopraceneri

E qui s'inserisce la vera novità odierna, ossia il fatto che si stanno valutando piani B rispetto alla Saleggina, luogo indicato e scelto nel 2014 dall'Ente ospedaliero cantonale (Eoc) dopo un'accurata ricerca. Alla domanda specifica di Berardi e Genini, i quali suggeriscono ad esempio il nuovo Quartiere Officine o il posteggio dell'Esercito presente fra via Lepori e viale Motta, il CdS scrive che “Eoc, Città di Bellinzona e Dipartimento del territorio hanno convenuto che per determinare il comparto adatto e svolgere una procedura di modifica degli strumenti pianificatori (Piano direttore cantonale e Piano di utilizzazione) non ci si possa basare sulla documentazione elaborata da Eoc nel 2014, ma occorre disporre di una documentazione aggiornata che affronti e attualizzi tutti i temi rilevanti e i criteri di valutazione. Questo esercizio è stato avviato ed è tuttora in corso”. Bingo. Fuor di politichese, il presidente del governo Norman Gobbi, interpellato dalla ‘Regione’, spiega brevemente che “stiamo trovando le soluzioni compensative per poter realizzare, rispettivamente si guardano anche piani B”. Da nostre informazioni rientra nell'esercizio non solo il Quartiere Officine (che però non piace all'Eoc perché richiederebbe un'edificazione molto verticale, non più indicata oggigiorno per gli ospedali) ma anche altri siti nel Sopraceneri.

Nel 2014 aveva il punteggio più alto

Sul fatto che undici anni fa la scelta fosse caduta sulla Saleggina, il governo ricorda che “l’Eoc nel 2014 ha analizzato la possibilità d'inserire un nuovo ospedale (ndr: non quindi solo per il Bellinzonese) prendendo in considerazione tutto il territorio cantonale. Da questa ricerca sono scaturiti sette possibili comprensori: il piano di Agno, la Saleggina, l'area del cantiere Alptransit a Camorino, la zona Povrò a Breganzona, il comparto del Monteceneri a Rivera, la zona del portale della galleria Vedeggio-Cassarate a Vezia e la zona di Castione. La valutazione dei sette siti ha preso in considerazione i criteri della superficie, della zona di Piano regolatore, dello statuto dei proprietari, della popolazione di riferimento, dell’accessibilità e delle implicazioni pianificatorie. Da questa valutazione è scaturito il sito della Salegina quale comparto col punteggio più alto”.

Qualora, alla fine della procedura, dovesse ancora risultare preferibile e fattibile la soluzione Saleggina, il CdS pur confermando un investimento di 380 milioni (cifra invariata) non è in grado di dire quanto costerà dezonare 100mila metri quadrati. A spanne, se si considera un prezzo oscillante fra i 100 e i 500 franchi al metro quadrato, è facile immaginare una cifra compresa fra i 10 e i 50 milioni di franchi. Su questo punto indica comunque che “i costi del compenso dovranno far parte dell’insieme dei costi dell’intera operazione”, senza però specificare se il tutto finirà nel calderone dell'investimento ospedaliero prima e seconda tappa o se bisognerà chiedere un credito specifico separato. L'ammontare dei costi per dezonare e ripianificare “potrà essere valutato solo al momento in cui saranno note l’esigenza effettiva di compenso e le superfici prese in considerazione a tal scopo”.

‘Impossibile appurare’

Molto tra le righe emerge poi un’ombra di imbarazzo sul fatto che il tema della compensazione diretta e obbligatoria fosse già noto sin dal 2014 all’Eoc e al Dipartimento del territorio, ma poi è uscito dai radar e nessuno più ne ha parlato quando il Consiglio di Stato nel 2020 ha sottoposto al Gran Consiglio la richiesta di 16 milioni per l’acquisto del sedime. Su questo punto viene confermato quanto avevamo scritto lo scorso 10 dicembre. “Già nell’aprile 2014 – dettaglia oggi il Consiglio di Stato rispondendo a Caroni – la Sezione dello sviluppo territoriale aveva segnalato all’Eoc la necessità del compenso di zona edificabile, a seguito della revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio che sarebbe entrata in vigore il 1° maggio 2014. Nel febbraio 2021 in sede di audizione con la Commissione gestione e finanze (ndr: sul messaggio governativo per l’acquisto della Saleggina) era stata poi indicata la necessità di modificare il Piano regolatore unicamente per definire i parametri edilizi della zona, già a destinazione pubblica. Non è stato possibile appurare i motivi per cui nell’ambito dell’allestimento del messaggio l’aspetto del compenso non sia stato approfondito”.

Dimenticanza o negligenza senza volontà di nascondere

Stando a nostre informazioni, ricalcando le osservazioni inviategli in precedenza dal Dt, l’Eoc nel proprio documento strategico dell’estate 2014 concordava sul dovere di compensare. Ma aggiungeva che farlo in Ticino, frammentato in oltre cento Comuni, comportava un esercizio al limite dell’impossibile. Oggi uguale. E il nodo viene al pettine, senza alcuna risposta su come mai l’aspetto non sia stato riapprofondito dal governo quando il Dipartimento istituzioni ha avviato l’iter molto complesso e oneroso dell’acquisto della Saleggina che ha coinvolto anche Dt, Dfe e Dss. In un altro articolo del 17 dicembre avevamo comunque spiegato che durante un'audizione dei consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali fatta nela Commissione parlamentare della gestione in quel periodo, era emerso che il messaggio governativo del 2020 era incompleto a causa di una dimenticanza o negligenza del Dt, senza alcuna volontà di nascondere qualcosa.

Nessuna clausola di salvaguardia

Alla domanda di Caroni volta a capire se esistano clausole di salvaguardia che consentano di richiedere alla Confederazione il rimborso della differenza tra il prezzo versato e il valore effettivo dei terreni non edificabili, il CdS risponde “no, ma il progetto di sistemazione del fiume nel comparto Saleggina potrebbe beneficiare d’importanti contributi da parte della Confederazione”. I quali, va però chiarito, esulano dall'operazione ospedale e riguardano i vari progetti di rinaturazione del fiume Ticino previsti a Bellinzona e lautamente finanziati da Berna.

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