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La Cima Norma rivive, tra cioccolato hotel e wellness

L’antica fabbrica bleniese tornerà a produrre a partire da questo dicembre, ma il progetto da 50 milioni di Abouzar Rahmani è molto più ampio e ambizioso

(Veduta aerea della fabbrica Cima Norma Ti-Press/Gianinazzi)
30 settembre 2025
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Dal 1968, anno in cui terminò la produzione di cioccolato e chiuse definitivamente i battenti, la fabbrica della Cima Norma ha tentato in più occasioni un rilancio, non necessariamente legato al cacao e ai suoi derivati. Un rilancio che, purtroppo, non si è mai concretizzato, con il risultato di consegnare all’incuria del tempo l’imponente stabile, una costruzione in stile Art Nouveau di sicuro interesse anche dal profilo architettonico. Ma, forse, il vento ha finalmente iniziato a gonfiare le vele di una possibile rinascita. Tanto per cominciare, a dicembre è prevista la ripresa della produzione di cioccolato, di un marchio che negli anni d’oro aveva conosciuto rilevanza internazionale, tanto da guadagnarsi il titolo di “cioccolato dei papi” per la sua diffusione persino in Vaticano. Inoltre, dal 2026 in avanti, attorno al nucleo principale della fabbrica sorgerà un vero concetto alberghiero, con strutture ricettive a tre e quattro stelle, ristoranti, spa e un museo dedicato alla storia della produzione dei chocolatier bleniesi, in valle come all’estero. Un complesso che si estenderà su una superficie 20’000 metri quadrati.

All’origine di un progetto da 50 milioni di franchi che si svilupperà a tappe per essere completato nel 2030, c’è l’imprenditore belga-iraniano Abouzar Rahmani, fondatore e Ceo della FoodYoung Labs di Balerna, azienda attiva nel settore dell’innovazione alimentare e che dal 2018, anno di acquisizione del marchio, produce il cioccolato Cima Norma negli stabilimenti sottocenerini.

Storia del cioccolato, storia di emigrazione

Anche transitando lungo la strada cantonale, se si cerca con lo sguardo La Fabbrica, si capisce che, rispetto al passato, qualcosa sta mutando. La facciata principale ha riacquistato tutto il suo fascino, gli stabilimenti adiacenti sono coperti da impalcature, e quando ci si avvicina il rumore di operai al lavoro diventa inconfondibile. Tuttavia, l’interno della struttura, rimane un cantiere aperto. Abouzar Rahmani ci mostra innanzitutto quello che sarà il museo del cioccolato: «Si baserà sulla storia della fabbrica e degli artigiani grazie ai quali il cioccolato è arrivato in valle di Blenio e da lì si è espanso in tutta la Svizzera. Sarà un museo dedicato all’emigrazione, ai pionieri di quest’arte, come le famiglie Maestrani e Cima che perfezionarono le loro conoscenze in Italia e in Francia. O come Giuseppe Pagani, famoso ristoratore a Londra, il quale, dopo la creazione della fabbrica nel 1903, arricchì l’azienda con influenze provenienti dalla haute cuisine».

Un po’ Willy Wonka, un po’ Budapest Hotel

La storia del ritorno degli emigranti, ma soprattutto del cioccolato: «Recentemente è stato pubblicato da Dominik Flammer un nuovo libro sul cioccolato svizzero, libro che parte proprio dall’esperienza migratoria della valle di Blenio. Perché è da queste terre che in Svizzera si è sviluppata l’arte che oggigiorno tutti conosciamo e apprezziamo. E quando i fratelli Cima decisero di fondersi con Giuseppe Pagani, nuovo proprietario del marchio Norma, la popolarità della neocostituita azienda schizzò alle stelle. E lo testimonia la costruzione di questo maestoso edificio, che tanto mi ricorda il Budapest Hotel del film di Wes Anderson e all’interno del quale non mi stupirei di incrociare il Willy Wonka di Johnny Depp».

Produzione di alta gamma

Quella che sarà la futura produzione della Cima Norma trova spazio al piano superiore. Gli operai stanno lavorando alacremente per permettere l’uscita delle prime confezioni a dicembre: «I macchinari sono pronti e attualmente si trovano a Balerna. Che tipologia di cioccolato produrremo qui in valle? Essenzialmente di alta gamma, ma in primo luogo tradizionale. Abbiamo a disposizione le ricette originali ed è nostra intenzione riproporre quella combinazione di artigianato italiano e precisione svizzera alla base della passata fortuna del marchio. Ovviamente, le tecniche moderne di produzione ci permetteranno di concentrare la nostra attenzione su un aspetto al giorno d’oggi fondamentale: quello della salute. Le nostre proposte saranno senza zuccheri raffinati, senza additivi chimici, fair trade e biologiche: un cioccolato tradizionale per le nuove generazioni».

Abouzar Rahmani conta di poter immettere sul mercato – locale, ma pure internazionale – circa 500’000 confezioni all’anno, vale a dire qualcosa come una cinquantina di tonnellate di cioccolato: «Non si tratta di una produzione di livello industriale, ma deluxe. Il nostro prodotto deve diventare simile a un atelier di orologeria: un prodotto di gamma e innovativo».

Oltre 100 posti di lavoro

Ma non di solo cioccolato vivrà Dangio. Oltre alla rinascita della produzione cioccolatiera, Rahmani, dopo aver acquistato nel 2024 il complesso della fabbrica, ha pensato a un imponente progetto alberghiero. Al piano superiore dell’edificio principale troverà spazio il ristorante, ispirato a quello che a Londra rese famoso Giuseppe Pagani, mentre l’attuale Ostello Albergo Adula subirà una ristrutturazione e da fine 2026 entrerà a far parte della struttura. Inoltre, l’ala destra dell’edificio principale diventerà una spa, con ulteriori costruzioni che sorgeranno alle sue spalle. «Cominceremo con 10-15 persone impiegate nella produzione di cioccolato, nel museo e nel café. A fine cantiere, tuttavia, gli impiegati saranno oltre cento».

Il progetto di Abouzar Rahmani cerca di ancorare alle radici storiche e produttive della Cima Norma una realtà di imprenditoria moderna e, giocoforza, soggetta a una certa redditività. Per il giovane iraniano, cresciuto all’interno di un’azienda familiare persiana specializzata in frutta secca e da sempre affascinato dal mondo del cioccolato, i due aspetti non sono in contraddizione. Al contrario… «Qui in Ticino io sono un immigrato. Lo sono stati pure Maestrani, Pagani, i fratelli Cima, o Carlo Gatti che la Bbc ha definito “The King of Ice Cream, il re del gelato”. Ho grande rispetto per questi artigiani del buon gusto e proprio come hanno fatto loro quando si sono trovati lontani da casa, è mio compito cercare di creare un valore aggiunto per questa regione. Siamo convinti della bontà della proposta. Anche per quanto riguarda il segmento alberghiero: nella progettazione abbiamo lavorato con numerosi esperti, come gli architetti Davide Macullo e Marino Venturini e l’interior designer Roberto Mariani. Per quanto riguarda la politica e le istituzioni ticinesi, abbiamo ricevuto un’accoglienza molto favorevole dalle autorità della valle, così come dall’Otr Bellinzona e Valli».

Il progetto è ambizioso, le aspettative elevate. Il tempo darà la sua valutazione finale, per il momento apprestiamoci a goderci sotto l’albero di Natale il ritorno del dolce sapore firmato Cima Norma.