laR+ Grigioni

Di radici, alberi e migrazione: è l’ora di Calanca Biennale

L’edizione 2025 parte sabato 12 luglio da San Bernardino con lo scrittore iraniano Tolouei e il bottaio Biondina. A Grono spunterà un piccolo anfiteatro

Alcune opere sono pre-esposte in varie parti del mondo: qui in Polonia con Damian Klaczkiewicz, il grafico del poster simbolo di questa biennale, l’abbraccio tra uomo e albero
8 luglio 2025
|

Nato nel 2017 e sopravvissuto alla pandemia, l’evento di arti figurative ‘Calanca Biennale 2025’ si appresta a vivere la quarta edizione che quest’anno sarà dedicata all’albero inteso come metafora di vita, radici e rigenerazione. In quest’ottica s’innesta il tema della migrazione: «La Calanca è stata una terra povera fatta di tante partenze nel secolo scorso – specifica l’ideatrice e curatrice Adriana Bertossa – e oggi è un piccolo polmone verde prezioso per il pianeta. I calanchini sono andati a conoscere il mondo durante anni di povertà, ora il mondo viene a conoscere la Calanca». Lo fa con esposizioni temporanee sul territorio come pure con eventi puntuali. L’edizione 2025 sfocerà peraltro nella stampa di un catalogo riassuntivo e di un libro dedicato ai bambini migranti. A questo riguardo la curatrice ha voluto riservare un’attenzione particolare alla tragica situazione di Gaza, lanciando così un concorso intitolato ‘Piantate un albero per ogni bambino intrappolato nella guerra’.

‘Enciclopedia dei sogni’

A San Bernardino si svolgerà la giornata inaugurale fissata per sabato 12 luglio nella piazza antistante l’ufficio turistico e la chiesa rotonda, con inizio alle 16, in collaborazione con l’Ente turistico regionale del Moesano e la cantina vitivinicola Terre d’Autunno che ha sede a Lumino ma si estende anche sul territorio mesolcinese di Monticello. Dopo la presentazione della Biennale, nella vicina sala dell’Enoteca Spazio 28 il pubblico potrà incontrare lo scrittore iraniano Mohammad Tolouei, autore del romanzo ‘Enciclopedia dei sogni’ (edizioni Bompiani): accompagnato dal traduttore Giacomo Longhi, parlerà del libro e del fenomeno migratorio verso l’Europa, offrendo uno sguardo personale e letterario su una delle grandi questioni del nostro tempo. A seguire, alle 17.30 aperitivo e performance di Davide Biondina: viticoltore, vinificatore e bottaio, mostrerà ai presenti la fase di fiammatura interna di una botte, un gesto tecnico e artigianale carico di fascino.

Selezionati oltre 800 lavori

Come in passato, anche questa volta l’illustrazione grafica toccherà più luoghi. In particolare cinque pannelli artistici attireranno l’attenzione fra Mesocco paese e il passo del San Bernardino. In Val Calanca 105 poster provenienti da 29 nazioni – scelti da una giuria internazionale che ha valutato ben 830 lavori provenienti da 56 nazioni – sono esposti a Buseno, dove la festa è in agenda sabato 23 agosto in collaborazione col Comune e la Pro Grigioni italiano in occasione delle Giornate grigionitaliane. Qui Adriana Bertossa presenterà un libro per bambini dedicato alla lingua e scritto in italiano, inglese e persiano. L’arte paesaggistica toccherà invece Grono in collaborazione col Comune e con l’azienda Alfredo Polti Sa di Arvigo, specializzata nell’estrazione e lavorazione di gneiss: qui un’installazione permanente ispirata ai castagni monumentali della regione arricchirà a partire da metà agosto il centro del paese e l’inaugurazione avverrà sabato 20 settembre. «Si tratta di un piccolo anfiteatro realizzato in blocchi di pietra disposti su due gradoni per una superficie di 90 metri quadrati», dettaglia Adriana Bertossa indicando in particolare la volontà di trasformare il luogo in un centro aggregativo all’aperto: «Un po’ come quello che ancora non troppi anni fa era il muretto, oggi sostituito da cellulari e social».


Foto ‘Terre d’autunno’
Davide Biondina durante la tostatura

LUMINO

Barrique a km zero

Chi deve molto all’albero è Davide Biondina, titolare della cantina Terre d’Autunno e tecnico forestale di professione. La sua avventura nel mondo di bacco è cominciata una ventina d’anni fa. È lui stesso a curare i vigneti, caratterizzati da due vitigni rossi e due bianchi, e a realizzare le botti di affinamento. Un percorso gratificante visto che due suoi vini sono stati medagliati in giugno al Mondial du Merlot 2025 tenutosi a Zurigo sotto l’egida dell’associazione Vinea che promuove l’eccellenza elvetica. Medaglia d’oro dunque per il ‘Rivivo’ annata 2022. Ma uno dei premi speciali che meglio sintetizza la qualità eccezionale e la regolarità nella produzione è il Gran Maestro del Merlot assegnato alle tre migliori annate consecutive presentate dalle cantine in concorso. «Con ‘Le nostre vite’ annata 2020, ’21 e ’22 abbiamo primeggiato in questa categoria», sottolinea il viti-vinificatore-bottaio. Un riconoscimento «per me particolarmente significativo proprio per il fatto di realizzare le barrique con le mie mani. Ciò avviene all’interno di un processo integrato che rappresenta un percorso completo, dall’albero alla botte. ‘Le nostre vite’ è la massima espressione di questo percorso essendo il vino prodotto solo nelle migliori annate, partendo da un nostro vigneto a bassissima resa (circa 350 grammi al metro quadrato) e da botti ricavate da alberi di quercia cresciuti a poche centinaia di metri dal vigneto». Il premio dunque «non va solo alla nostra cantina ma anche alla nostra terra, la Svizzera italiana, che a differenza di quanto avviene normalmente con i vini barricati, ha generato in tutto e per tutto gli elementi che compongono il vino». Davide Biondina taglia personalmente le querce: «Scelgo quelle già destinate all’abbattimento su indicazione del Servizio forestale per il quale lavoro e prediligo in particolare due qualità, quercus robur e petraea. La situazione ideale è quella di una crescita avvenuta lentamente. Le sego in inverno e le doghe ricavate dal fusto stagionano all’aria aperta per tre/quattro anni, dopodiché le freso ed eseguo la sagomatura dei pezzi, li piego usando acqua e fuoco e li assemblo. Sempre col fuoco pratico la tostatura interna, che a dipendenza della durata e intensità conferisce al vino aromi differenti. Il processo termina con l’inserimento dei due fondi, la realizzazione del foro, la prova della tenuta stagna, la lisciatura esterna e la marchiatura con l’origine del legno utilizzato. L’invecchiamento in botte dura dai 18 ai 24 mesi. Si può dunque dire che occorrono circa sei anni per l’intero processo che va dall’individuazione dell’albero al vino imbottigliato».