Il Rapporto regionale di gestione 2024 fa stato di un +26. Dario Luisoli: ‘Nei prossimi due anni previsto un nuovo incremento, poi una stabilizzazione’
In Mesolcina e Calanca, il 2024 ha visto il fallimento di 58 attività, un numero considerevolmente maggiore rispetto a quello dell’anno precedente, fermatosi a quota 32. Lo si evince dal Rapporto di gestione 2024 della Regione Moesa, del quale la Conferenza dei sindaci dei dodici comuni membri ha preso visione (approvandone il consuntivo) lo scorso 26 giugno. Ma il rapporto non poteva non aprirsi con alcune considerazioni sul nubifragio abbattutosi sulla regione poco più di un anno fa. Nel suo intervento, il presidente della Regione Moesa, Gianpiero Raveglia, ricorda come proprio il giorno dell’alluvione era prevista l’inaugurazione a Roveredo del nuovo Centro pompieri della Bassa Mesolcina e come quella che doveva essere un’esercitazione dimostrativa era diventata in poche ore un impegno a lungo termine a sostegno della popolazione colpita. Un evento, quello del nubifragio, che (purtroppo) ha messo alla prova in una reale situazione d’urgenza le strutture dello Stato Maggiore di condotta regionale. L’esperienza positiva, nella tragicità del contesto, ha reso ancor più evidente la necessità di inserire nella legge cantonale grigionese la possibilità di istituire uno Stato Maggiore regionale e non solo comunale. Una modifica legislativa per la quale la Regione Moesa si è spesa, fino all’approvazione, lo scorso 12 giugno, della nuova norma che prevede l’istituzione dello Stato Maggiore di condotta comunale o intercomunale, dove “intercomunale” può significare anche “regionale”. Non esattamente il testo proposto dalla Regione Moesa, nel quale veniva esplicitata una valenza “regionale”, ma comunque un importantissimo passo avanti.
Nel 2024, inoltre, è diventata operativa la Regione di assistenza sanitaria Mesolcina e Calanca, gestita dalla Regione su mandato dei Comuni. Raveglia ricorda come questo abbia permesso “di allestire a fine 2024 gli accordi tra i vari enti che forniscono prestazioni sanitarie ai Comuni (case di cura e servizi Spitex)”.
Ma torniamo all’aspetto evidenziato nel Rapporto da Dario Luisoli, responsabile dell’Ufficio esecuzioni e fallimenti, inerente l’alto numero di ditte costrette a cessare l’attività: «Rispetto al 2023 – conferma Luisoli –, l’aumento è stato considerevole con un +26. Di fatto, tutta l’attività del nostro Ufficio sta tornando ai livelli precedenti la pandemia. Negli anni del Covid, per contro, avevamo assistito a una diminuzione delle pratiche, dai fallimenti ai precetti esecutivi, ai pignoramenti. Devo aggiungere che numerosi fallimenti riguardano le liquidazioni con riferimento all’articolo 731b del Codice delle obbligazioni, quello che disciplina la causa di scioglimento della società per mancanza di organi (consiglio d’amministrazione, organo di revisione…)».
Inoltre, nel Moesano occorre fare i conti con un problema ben noto da parecchi anni: quello delle società bucalettere: «È chiaramente un aspetto del quale occorre tener conto. Molti arrivano da noi anche dal Ticino, prendono il domicilio qui, ma l’attività continua a rimanere oltre il confine cantonale». E quando il fallimento arriva, va a incrementare le statistiche grigionesi.
Nel 2024 i precetti esecutivi hanno invece toccato quota 4’431, la cifra più alta dopo quella del 2019 (4’714): «E per il 2025, stando ai primi dati, siamo in linea con lo scorso anno. Le cause sono le stesse che si possono riscontrare anche in Ticino, dove per altro una parte consistente della popolazione mesolcinese e calanchina lavora: e vanno dall’aumento dei premi dell’assicurazione malattia, agli stipendi fermi che non si adeguano all’inflazione, a costi sempre maggiori in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Rispetto al Ticino, a livello percentuale abbiamo un tasso leggermente inferiore, cionondimeno i precetti esecutivi interessano quasi il 50% della popolazione, nella quale, ovviamente, vengono conteggiati pure gli anziani – storicamente allergici a indebitarsi – e i bambini, i quali questi problemi ancora non li hanno».
Nei prossimi anni il cumulo di lavoro è destinato ad aumentare, per lo meno per quanto attiene ai fallimenti: «E questo a seguito dell’introduzione dell’articolo 43 della Legge esecuzioni e fallimenti. Secondo la quale pure i creditori istituzionali, che fino allo scorso 1. gennaio potevano procedere contro le persone giuridiche tramite pignoramento, d’ora in poi dovranno seguire la via del procedimento fallimentare. Questo porterà a un incremento delle procedure nel 2025 e, sicuramente, anche nel 2026, dopo di che ci aspettiamo un assestamento della situazione».
Anche in questo ambito si è dunque tornati ai piedi della scala, ai livelli precedenti a un Covid dal quale sembrava che la società potesse uscire migliore: «Per quanto attiene ai fallimenti, la diminuzione negli anni della pandemia è senza dubbio dovuta ai sussidi elargiti dalla Confederazione, ma in parte anche alla maggiore comprensione dei creditori, i quali prima di avviare una procedura concedevano più tempo per saldare il debito. E non dobbiamo nemmeno dimenticare che qualche difficoltà attuale potrebbe essere la diretta conseguenza degli aiuti percepiti in quei mesi. Aiuti grazie ai quali l’attività ha potuto sopravvivere, ma che adesso vanno restituiti, aprendo falle a volte non riparabili nella contabilità di alcune aziende».