I Municipi dei due Comuni di valle hanno contestato il nuovo piano introdotto a dicembre, ritenendolo penalizzante per i propri cittadini
La politica di rilancio delle zone discoste e periferiche passa, inevitabilmente, anche dalla presenza di collegamenti pubblici. L’assenza di mezzi di trasporto quali bus o treni (le cui corse vengono spesso tagliate per motivi di risparmio dalla politica), infatti, rende difficile – se non impossibile – per la popolazione (si pensi in particolare alle famiglie con figli) gli spostamenti, costringendola non di rado a trasferirsi in Comuni meglio serviti. Un vero disservizio anche per i giovani (studenti, apprendisti) che devono spesso arrangiarsi per raggiungere gli istituti scolastici o il luogo di lavoro. Così, non ci piove, si sfavorisce lo spopolamento delle valli. Una tendenza, quest’ultima, che da tempo i Municipi di Onsernone e Centovalli stanno cercando di invertire e ora sono chiamati ad affrontare una nuova problematica: quella delle zone Arcobaleno.
In una lettera dello scorso mese di novembre alla Comunità tariffale Arcobaleno (Cta) hanno infatti manifestato il loro disappunto sulla nuova pianificazione prevista. “Come Comuni di valle – si legge nel testo – chiediamo che i nostri territori siano inclusi nella zona 31 e che venga eliminata la zona 34. Non appare infatti corretto che le due realtà siano suddivise in due zone, penalizzando ingiustamente chi abita in fondo alle valli. Sia la Centovallina, sia la linea dell’Autopostale transitano per Locarno e quindi per poter viaggiare i nostri cittadini devono sempre acquistare almeno due zone (contrariamente a chi vive nei centri urbani)”.
Le autorità di Centovalli e Onsernone ricordano di attraversare un momento difficile della loro storia proprio per via del continuo spopolamento e che nei progetti aggregativi caldeggiati dal Cantone viene sempre indicato come “l’offerta di servizi debba migliorare per rendere queste valli maggiormente attrattive per nuovi insediamenti. Purtroppo constatiamo che le regioni periferiche continuano a essere sempre penalizzate rispetto ai centri urbani e anche il nuovo Piano delle zone Arcobaleno persevera su questa linea”. La risposta della Comunità tariffale (“l’ultima in Svizzera ad avere due piani zone differenti per i due segmenti, motivo alla base della decisione di unificare, in un unico piano zone, l’intero assortimento”) non si è fatta attendere. In pratica la stessa ricorda, nell’incipit, la necessità di “dover garantire introiti sufficienti a mantenere stabili i parametri di offerta e domanda del trasporto pubblico”. In aggiunta precisa che la “distanza è rimasta il principio fondamentale per la definizione delle zone, motivo per cui all’interno di una comunità tariffale i prezzi, per viaggi differenti effettuati su distanze paragonabili, risultano mediamente analoghi”.
Dopo aver sentito il parere di uno studio specialistico e aver valutato diversi scenari, la Comunità tariffale Arcobaleno si è resa conto che non è possibile pianificare il servizio basandosi esclusivamente sui confini territoriali comunali. Questo perché risulterebbe improponibile rispettare il principio delle distanze che è alla base della definizione delle zone. Altrimenti detto, i comprensori comunali differenti tra loro (si pensi ad esempio a una valle di una quindicina di chilometri di lunghezza, con villaggi sparsi qua e là) avrebbero comportato delle disparità importanti. Per questo motivo i vertici della Cta hanno ritenuto opportuno il mantenimento parziale dell’attuale piano zone, vale a dire quello degli abbonamenti, allineando sia il segmento biglietti, sia il segmento abbonamenti. Scelta che ha consentito un’estensione delle zone per i biglietti, a tutto vantaggio dei viaggiatori che possono beneficiare di prezzi più vantaggiosi. “Di principio, chi si sposta dalle valli verso i centri urbani dovrà acquistare o lo stesso numero di zone come finora, o un numero inferiore di zone”. Il nuovo piano, entrato in vigore ufficialmente il 15 dicembre, è bene sottolinearlo, aveva creato malumore anche nel Gambarogno, dove il Municipio aveva apertamente criticato le scelte adottate dalla Cta, rea di penalizzare le zone discoste. Cosa avvenuta anche nell’Alto Ticino, per voce del sindaco di Bodio, Stefano Imelli e del presidente della Commissione regionale dei trasporti Tre Valli, Massimo Ferrari, i quali avevano contestato il nuovo piano delle zone adottato.