Ascovam delusa dalla decisione del Consiglio federale di approvare, senza le modifiche richieste, il corridoio per la nuova linea dell’alta tensione
Rammarico e delusione per un approccio che “solleva in noi profonde perplessità e alimenta le nostre preoccupazioni circa la reale considerazione delle posizioni locali”. È la reazione del Consiglio direttivo dell’Associazione dei Comuni di Vallemaggia (Ascovam) alla notizia dell’approvazione, nella sessione dello scorso 20 dicembre, della modifica del Piano settoriale Elettrodotti (Pse, scheda di coordinamento 109) che definisce il corridoio di pianificazione per la costruzione, tra il 2031 e il 2038, di una moderna linea da 220 kV a doppia terna tra All’Acqua (Valle Bedretto) e Magadino.
Un progetto da 370 milioni di franchi che, come sottolineato dal promotore Swissgrid (la società che gestisce la rete di trasporto dell’energia in Svizzera), permetterà di ammodernare e potenziare la linea riducendone allo stesso tempo l’impatto su territorio e ambiente, in quanto, una volta in funzione, il nuovo elettrodotto permetterà di smantellare oltre 70 km di linee aeree esistenti. Ad esempio quella che oggi percorre la Lavizzara, grazie alla costruzione di un nuovo cunicolo sotterraneo. Sono pianificati miglioramenti anche nella Valle Bedretto, presso il Cristallina e nelle aree Alpe Zaria e Campolungo, inserite nell’inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali. Inoltre, per permettere l’aggiramento delle faggete della Valle di Lodano, patrimonio mondiale dell’Unesco, l’elettricità verrà trasportata grazie a cavi sotterranei tra Cavergno e Lodano (così come nella discesa in piano in prossimità di Riazzino), mentre tra Lodano e Avegno i tralicci non attraverseranno più il piano ma verranno spostati sul versante destro della valle.
Proprio quest’ultimo aspetto – ma non solo –, durante il periodo di consultazione del progetto, era stato contestato in maniera compatta dagli 8 Municipi, dai 22 Patriziati e da diverse associazioni della Vallemaggia, che attraverso una presa di posizione coordinata dall’Ascovam avevano espresso tutta una serie di considerazioni e chiesto l’interramento della linea anche nella tratta tra Lodano e Avegno. “Tuttavia, come emerge dalla decisione, nessuna delle richieste avanzate nella posizione valmaggese è stata adeguatamente considerata – fa ora notare, da noi contattata, la stessa associazione –. Con rammarico e delusione constatiamo che neppure le proposte riguardanti lievi modifiche al corridoio sono state integrate. Tali adattamenti, a nostro avviso, avrebbero potuto essere accolti nella seconda fase del Pse, senza compromettere la progettazione concreta successiva”.
Swissgrid, per la quale la decisione del Consiglio federale è vincolante, può ora preparare il progetto di costruzione, procedendo con la definizione precisa del tracciato delle nuove linee e l’acquisizione dei diritti di servitù. Una volta completata la progettazione, il tutto sarà trasmesso all’Esti (Ispettorato federale degli impianti a corrente forte) per l’approvazione. Solo a quel punto Swissgrid potrà pianificare e appaltare i lavori, della durata di cinque anni e il cui inizio è previsto, nella migliore delle ipotesi, nel 2031. Le vecchie linee verranno invece rimosse una volta conclusi tutti i progetti in Leventina e Vallemaggia, indicativamente tra il 2036 e il 2039.
“Alla luce di quanto sopra – prosegue l’Ascovam –, auspichiamo l’apertura di un dialogo costruttivo con Swissgrid, in grado di garantire un’attenta valutazione delle istanze locali. È fondamentale che la Commissione consultiva, composta da autorità cantonali e comunali (nonché associazioni ambientaliste e rappresentanti di Swissgrid, ndr) e operante durante la fase di progettazione – come indicato nel blog della società di gestione della rete ad altissima tensione, dove si legge anche che ‘il dialogo con autorità, associazioni e popolazione è fondamentale’ –, non si limiti a essere un mero esercizio di facciata. Considerato che la nuova linea ad altissima tensione avrà un impatto che si estenderà su diverse generazioni, la responsabilità dei progettisti e delle autorità decisionali è estremamente elevata. Siamo quindi fermamente convinti che, seppur nel contesto del corridoio di pianificazione approvato, sia indispensabile perseguire una soluzione condivisa. Tale soluzione è fondamentale per il successo del progetto e per rispondere in modo equilibrato alle esigenze di tutte le parti coinvolte, in primis il territorio e le comunità che ospiteranno questa grande infrastruttura, che si inserisce nel sistema elettrico svizzero ed europeo. In altre parole, il sacrificio locale per una causa globale, purché nobile come la transizione energetica, non può essere troppo grande”.