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Alta tensione in Vallemaggia, Berna tira (i cavi) dritto

Il Consiglio federale approva il progetto senza dar seguito alla richiesta di Comuni, Patriziati e associazioni di interrare la tratta Avegno-Lodano

27 gennaio 2025
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L’energia lungo la nuova “autostrada” dell’alta tensione che attraverserà da cima a fondo la Vallemaggia, viaggerà ancora in superficie tra Avegno e Lodano. Lo ha in sostanza deciso il Consiglio federale approvando, nella sessione dello scorso 20 dicembre, la modifica del Piano settoriale Elettrodotti (Pse, scheda di coordinamento 109) che definisce il corridoio di pianificazione per la costruzione, tra il 2031 e il 2038, di una moderna linea da 220 kV a doppia terna tra una nuova sottostazione in località All’Acqua (Valle Bedretto) e quella esistente a Magadino. Così facendo, Berna non ha dunque dato seguito alla richiesta di interrare la linea elettrica anche nella parte bassa della valle (come invece previsto a nord di Lodano) formulata in sede di consultazione dall’Associazione dei Comuni di Vallemaggia (Ascovam) e sottoscritta all’unanimità dagli 8 Municipi, dai 22 Patriziati e da diverse associazioni della valle.

Progetto da 370 milioni

Il maxi-progetto da circa 370 milioni di franchi portato avanti da Swissgrid, la società nazionale che gestisce gli oltre 6’700 km della rete svizzera di distribuzione dell’energia elettrica, si inserisce in un riordino strategico delle linee ad alta e altissima tensione nell’alto Ticino che porterà, con la completa realizzazione di quanto previsto nelle procedure del Pse 106 Airolo-Lavorgo (attualmente in fase di approvazione dei piani) e appunto del Pse 109, a smantellare complessivamente 70 chilometri di linee obsolete (costruite negli anni 50) per far spazio a una nuova linea che migliorerà la capacità e aumenterà la sicurezza del trasporto di energia dalle centrali idroelettriche della Vallemaggia. Questo anche attraverso l’interramento, dove possibile, di circa 30 chilometri di cavi sui 66 complessivi.

Nello specifico, lungo il corridoio di pianificazione individuato da un gruppo di lavoro seguito anche dall’Ufficio federale dell’energia (Ufe), la linea che oggi percorre la Lavizzara sarà completamente smantellata grazie alla costruzione di un cunicolo scavato nella montagna, così come tra Cavergno e Lodano (e in parte nella discesa verso Riazzino) l’elettricità verrà trasportata grazie a cavi sotterranei. Tra quest’ultima località e Avegno invece i tralicci non attraverseranno più il piano, ma solo perché verranno spostati sul versante orografico destro della valle (dal lato di Aurigeno e Moghegno, per intenderci), al di sopra del fondovalle.

Bene a nord di Lodano ma non a sud

Un nuovo percorso che per l’Ufe “permette – si legge nel rapporto esplicativo – di sgravare il fondovalle e le pregiate zone golenali dall’elettrodotto esistente” e allo stesso tempo di “non intaccare il perimetro dell’oggetto iscritto alla Lista del patrimonio mondiale Unesco delle antiche faggete delle valli di Lodano, Soladino e Busai”, ma che non convince del tutto la comunità valmaggese. Nella citata presa di posizione condivisa, si sottolineava infatti l’apprezzamento per “l’importante sforzo profuso da parte di Swissgrid per trovare una soluzione compatibile con il paesaggio per la parte a nord di Lodano”, ma allo stesso tempo si esprimeva insoddisfazione per la proposta “per la parte più a sud (Lodano-Avegno)”, che “avrebbe un importante impatto negativo sulla percezione del paesaggio” (naturale e costruito), “compromettendo inesorabilmente e per diverse generazioni il territorio della bassa Vallemaggia, declassando la sua attrattività sia in termini residenziali che turistici”.

L’Ufe: ‘Ponderati tutti gli interessi’

Da noi contattato, l’Ufficio federale dell’energia sottolinea che «il gruppo di accompagnamento ha ponderato tutti gli interessi del caso ed è giunto alla conclusione che la migliore variante sia quella proposta al Consiglio federale. Per ogni tratta, oltre alle varianti di linea aerea, ne sono state analizzate almeno una interrata e diverse di interramento parziale. Il risultato è un corridoio a tecnologia mista che consente di realizzare un tracciato il più possibile rispettoso del paesaggio e che tiene conto degli interessi dello sviluppo territoriale, della tutela dell’ambiente e della conservazione della natura, nonché dell’efficienza economica e della tecnologia». Quanto alle richieste dei comuni, «le cui preoccupazioni sono certamente comprensibili, non hanno portato alla luce elementi nuovi o non ponderati e non hanno pertanto rimesso in questione il corridoio proposto».

Per maggiori dettagli, l’Ufe rimanda alla documentazione sulla scheda di coordinamento 109 e in particolare al già citato rapporto esplicativo di 114 pagine. Da esso si apprende, tra le altre cose, che le prese di posizione giunte al Cantone (che le ha poi trasmesse a Berna unitamente alle proprie considerazioni) sono state 35, molte delle quali firmate da più enti, associazioni o cittadini. E se è vero che “nessuno – Cantone in primis – ha rimesso in discussione il progetto nel suo insieme”, numerosi interventi contenevano proprio “richieste di messa in cavo del futuro elettrodotto: di queste, la maggior parte riguarda la tratta tra Avegno e Lodano, ma anche le tratte tra Avegno e Magadino e attraverso la Valle Bedretto”. Non a caso, una delle richieste formulate dal Ticino all’Ufe è stata quella di “valutare attentamente le sollecitazioni dei vari enti in merito alle messe in cavo e di approfondire nel rapporto il confronto tra le varianti”.

Impossibile interrare tutto

A tal proposito, l’Ufe fornisce un’ampia spiegazione tecnica generale, nella quale sottolinea, semplificando e riassumendo, come “un cablaggio esteso ha delle conseguenze negative per la stabilità di tutta la rete e può causare problemi di gestione”, per cui “le tratte di linea in cavo non possono essere previste ovunque, devono anzi essere limitate”, a maggior ragione in un progetto “di tale ampiezza”.

Nel caso specifico della tratta Avegno-Cavergno, sulla scelta di optare per una linea ibrida “hanno avuto un peso preponderante la problematica della candidatura delle faggete alla Lista del patrimonio mondiale Unesco (poi effettivamente inserite in essa, ndr), così come i vincoli dati dalla presenza della zona golenale di importanza nazionale». La variante completamente interrata “auspicata dalla popolazione”, oltre a essere di gran lunga la più costosa, avrebbe comportato difficoltà tecniche e un “maggiore aggravio del fondovalle” dovuto al passaggio “in zone agricole (anche Sac), attraverso comparti produttivi e in prossimità di aree residenziali (Maggia) o turistiche (campeggi di Avegno e Gordevio)”, senza contare i “probabili quattro attraversamenti del fiume Maggia”.

“In un contesto come il presente – conclude il rapporto – risulta impossibile ottenere delle varianti economicamente sostenibili e senza alcun impatto sul territorio: per questo si sono valutate tutte le possibilità (compresi un tunnel tra Avegno e Cavergno e l’utilizzo della condotta forzata di Palagnedra, ndr) ed evidenziato quelle con meno criticità”. I possibili conflitti rimanenti, individuati in base a criteri di protezione in ambito di sviluppo territoriale e ambientale, vengono definiti praticamente tutti “risolvibili con misure di mitigazione e compensazione”.

Dato per acquisito – con il via libera del Consiglio federale – il corridoio di pianificazione, Swissgrid può ora preparare il progetto che definisce il tracciato concreto della linea e presentare la relativa domanda di costruzione. Contro la quale chi lo vorrà (Ascovam e Comuni compresi) potrà opporsi.