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Sentieri di montagna, la rinascita dopo il disastro

La loro frequentazione turistica è vitale per le vallate colpite dalla tragica alluvione. La Squadra dell'Otlmv sta lavorando intensamente al ripristino

1 febbraio 2025
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Frane, piene dei fiumi e dei torrenti, alberi caduti, ponti spazzati via dalla corrente, interruzioni. Molti chilometri di itinerari di montagna dell’Alta Vallemaggia, fiore all’occhiello dell’offerta escursionistica di tutta la regione nella bella stagione, durante la tragica alluvione che ha colpito in particolare la Valle Bavona e la Lavizzara hanno subìto danni ingenti. La loro percorribilità è stata gravemente compromessa e in diversi casi, per motivi di sicurezza, momentaneamente interrotta. Difficile stilare una dettagliata consistenza dei danni dovuti all’eccezionale evento. Superate le frenetiche e durissime ore dell’emergenza, dopo la fase di ricognizione che ha consentito di avere un quadro preciso della situazione, anche la Squadra sentieri dell’Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli (Otlmv), coordinata da Matteo Zanoli, ha ripreso il proprio lavoro di ripristino. La priorità sin da subito era quella di liberare i sentieri che conducono ai rifugi i quali, non avendo riportato danni, possono essere tranquillamente aperti in vista della bella stagione.

Il valore dei percorsi di montagna

La loro fruibilità è un elemento fondamentale nel trainare il turismo nelle località montane. È proprio grazie alla rete dei camminamenti alpini che è possibile, per gli indigeni e per i turisti, godere del meglio del nostro territorio. «Per quanto riguarda la Bavona, che dal primo di aprile dovrebbe nuovamente essere accessibile al pubblico, noi dovremmo essere pronti con la quasi totalità degli interventi prioritari conclusa. La parte più problematica è quella legata alla zona di Fontana, dove molti sentieri, nella loro parte iniziale, sono stati cancellati. Dovremo sistemare i vari attraversamenti del fiume e dei riali (con manufatti provvisori), spazzati via dalla corrente e il sentiero verso Fiorasca. Rimangono ancora delle ferite profonde nel territorio, la rete escursionistica è cambiata, abbiamo dovuto trovare delle soluzioni alternative in molti punti».

Anche nella vicina Lavizzara, area particolarmente colpita dal nubifragio che non ha guardato in faccia a nessuno, diversi interventi (provvisori o stabili) sono già stati portati a termine: «Dovremo chinarci su alcune criticità specifiche, come la disastrata valle di Sant’Antonio – prosegue il nostro interlocutore –. Già da settembre siamo comunque stati in grado di assicurare l’accesso alla Capanna Poncione di Braga. Nella Valle di Peccia abbiamo allestito, appoggiandoci anche su ditte esterne, dei progetti di ripristino in tempi brevi. Pure in questo caso sono soprattutto i ponticelli (6 o 7 quelli di maggiori dimensioni cancellati) a dover essere ricostruiti (anche con la collaborazione della Protezione civile), in modo da rendere accessibile tutta la rete pedestre in totale sicurezza. Uno di questi dovrà essere posato nei pressi della cava di Peccia, dove si snoda il sentiero. Con l’Associazione Via Alta della Vallemaggia siamo intervenuti sul percorso Fusio-Peccia, dove abbiamo costruito un guado provvisorio in attesa dei manufatti. Naturalmente vi sono ancora alcune opere incompiute ma, tutto sommato, il ripristino è a buon punto e gli interventi saranno verosimilmente completati nel corso della primavera».

Lavori ingenti per i 20 uomini che compongono la Squadra accanto ai quali, proprio per far fronte all’emergenza, sono stati schierati per un lasso di tempo prolungato rispetto ai normali termini contrattuali gli ausiliari (servizio civile e programmi occupazionali): «Grazie anche a questo potenziamento degli effettivi e al prezioso aiuto della Protezione civile, possiamo dirci fiduciosi. Saremo in grado di mettere a disposizione degli escursionisti, seppur con qualche modifica di itinerario laddove necessario, la quasi totalità dei camminamenti». Spostandoci più a sud, sul fondovalle, la sola criticità è quella legata alla passerella di Aurigeno, trascinata via dalla corrente della Maggia. Della sua ricostruzione – che richiederà comunque parecchio tempo – si occupa il Comune di Maggia.

Un 2024 complicato, ma gratificante dal profilo umano

Oltre alla gestione dell’emergenza, la Squadra sentieri dell’Otlmv deve prendersi a carico la normale manutenzione dei 1’400 chilometri di sentieri complessivi del resto del Locarnese e Gambarogno. «Da metà gennaio siamo attivi sul terreno. Sappiamo, per esperienza, che tutti gli anni saremo confrontati con i danni del maltempo (speriamo non di questa portata). Quello che ci siamo lasciati alle spalle è stato particolare, complicato ma al tempo stesso molto gratificante e dalle grandi soddisfazioni. Abbiamo vissuto delle esperienze umane fuori dall’ordinario».

L’incontro

Istanze ticinesi a Berna da Rösti

Un aiuto finanziario più sostanzioso da Berna. È questa la richiesta portata ieri dal Ticino al consigliere federale Albert Rösti in merito agli aiuti della Confederazione per il post-alluvione in Alta Vallemaggia. Il ministro ha accolto una delegazione formata dal presidente del Governo cantonale Christian Vitta, dal direttore del Di Norman Gobbi e dai due sindaci Wanda Dadò (Cevio) e Gabriele Dazio (Lavizzara). Come riposta alla delusione testimoniata dai ticinesi, Rösti ha promesso una valutazione più approfondita sugli aiuti (attualmente fissati a 7,5 milioni di franchi) che serviranno per la ricostruzione.