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‘Il Ps strumentalizza. Non sono razzista, potrei denunciare’

Locarno, la presidente del Consiglio comunale Valérie Camponovo dopo l'articolo anti-zingari: ‘Parole improvvide, mi sono scusata con la comunità rom’

In sintesi:
  • ‘I socialisti hanno un quadro completo e sanno che ci ho già messo la faccia’
  • ‘Potrei adire le vie legali, perché questa per me si chiama diffamazione’
4 marzo 2025
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“Un esempio della leggerezza con cui, troppo spesso, nel dibattito politico vengono utilizzati termini inadeguati senza curarsi del loro significato. Scrivere che ‘si potrebbe eliminare finalmente una volta per tutte la presenza degli zingari’ non è semplicemente accettabile: non si tratta di mancanza di accuratezza nella scelta delle parole, ma di razzismo”.

Alla fine è arrivata anche la stoccata del Partito socialista di Locarno, a rincarare la dose di biasimo nei confronti della presidente leghista del Consiglio comunale di Locarno, Valérie Camponovo. La quale incassa, ammette l’errore, ma rilancia non escludendo una denuncia penale verso chi l’accusa, appunto, di razzismo. E fa presente di essersi «già scusata con la comunità rom ticinese, che non volevo offendere e alla quale ho proposto un incontro per chiarire la questione».

La questione prende avvio da uno scritto che Camponovo, di professione estetista, con salone in Città Vecchia, aveva fatto pervenire a Tio riguardo alla sperimentazione viaria nel nucleo. In un passaggio molto poco felice la consigliera comunale riteneva che “si potrebbe eliminare finalmente una volta per tutte la presenza degli zingari”. Una considerazione che definire infelice è dire poco, e che comprensibilmente aveva scatenato la reazione dell’Associazione Rom Ticino, cui ha fatto eco quella della sezione del Partito socialista (cui appartiene tra l’altro la mamma di Valérie Camponovo, Rosanna Camponovo Canetti, anche lei consigliera comunale); sezione che esprime “sdegno per queste parole, ancor più gravi perché pronunciate da una figura istituzionale che dovrebbe rappresentare tutta la cittadinanza con responsabilità e rispetto”.

Raggiunta nel bel mezzo della bufera, la prima cittadina di Locarno ribadisce la prostrazione per le conseguenze delle sue improvvide parole e si affida alle spiegazioni da lei stessa inoltrate alla comunità rom: “Sono cresciuta in una famiglia che mi ha sempre trasmesso i valori del rispetto, della tolleranza e dell’educazione e fin da bambina ho convissuto con concetti come integrazione, viaggi, multiculturalità e inclusione, che non solo ho interiorizzato, ma ho sempre cercato di mettere in pratica. Chi mi conosce sa bene che sono tutt’altro che razzista. Riconosco, tuttavia, che avrei potuto esprimermi in modo più accurato per evitare di offendere qualcuno”.

Nel merito, poi, “so che chi conosce me e la mia famiglia sa anche quale fosse il mio intento nell’uso del termine ‘zingari’. Non nutro alcun pregiudizio nei confronti del popolo rom, di chi tramanda con orgoglio la propria cultura, le proprie tradizioni e i propri valori, vivendo nel rispetto delle leggi e della comunità. Non ho nulla contro il popolo rom o qualsiasi altra etnia. Per questo desidero scusarmi con la comunità rom ticinese e non, per essermi espressa in modo errato, usando una parola che non conoscevo a sufficienza”. Purtroppo, si legge ancora nella lettera di scuse, “ho usato un termine che può essere frainteso. Mi riferivo a situazioni di accattonaggio organizzato, un fenomeno che nulla ha a che vedere con la vera cultura rom o con qualsiasi altra tradizione. Avrei dovuto parlare più precisamente di mendicità, un’attività regolamentata dalla legge, che credo sia giusto rispettare, indipendentemente dall’origine o dalla cultura di ciascuno”. E infine, “sono una persona profondamente rispettosa, inclusiva ed empatica, chi mi conosce sa bene che questi valori fanno parte di me. E mi dispiace se le mie parole hanno potuto ferire qualcuno”.

Fatto sta che il Ps non solo ha preso posizione pubblicamente, ma lo ha anche fatto istituzionalmente, scrivendo all’Ufficio presidenziale del legislativo, nonché al Municipio. «Stamattina ho risposto, dicendo che accusarmi di razzismo è inaccettabile, soprattutto sapendo che mi sono già scusata sia pubblicamente sui social, sia con la comunità rom – dichiara Valérie Camponovo a “laRegione” –; comunità alla quale ho anche chiesto un incontro. Il Ps sapeva tutto in tempo reale, anche perché in sezione c’è mia mamma, che aveva comunicato tutti i passi da me intrapresi a più livelli, soprattutto scusandomi per essermi espressa malamente, ma anche facendo togliere l’articolo incriminato dal portale. Il Ps ha quindi un quadro generale e strumentalizzare la cosa accusandomi di razzismo, quando ci ho già messo la faccia, mi sembra assurdo e grave. Di sicuro non la lascerò passare: potrei adire le vie legali, perché questa per me si chiama diffamazione».