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Bavona, una ferita ambientale e morale da ricucire

Presentato il progetto di recupero e ricostruzione del paesaggio martoriato dall'alluvione (danni per 5-10 milioni). Una governance coordinerà il lavoro

26 marzo 2025
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Come ricostruire un territorio martoriato e reso in parte irriconoscibile dall'alluvione, da frane e smottamenti che hanno causato diverse vittime oltre a ingentissimi danni infrastrutturali e al patrimonio storico-culturale come quello della Valle Bavona? A nove mesi da quel drammatico evento calamitoso che ha profondamente segnato quello che era un meraviglioso angolo dell'alta Vallemaggia, l'interrogativo ha trovato una sua risposta: attraverso un progetto condiviso di ricucitura del paesaggio che coinvolgerà molteplici attori (istituzionali e non) e che richiederà, oltre a ingenti risorse finanziarie, anche parecchio tempo. Ancorché permangano diverse criticità, la situazione in Bavona sta progressivamente migliorando, ha spiegato la sindaca di Cevio, Wanda Dadò, in occasione della conferenza stampa indetta per illustrare le sfide, inedite, con le quali la popolazione indigena e tutti coloro che hanno a cuore questa realtà vallerana dovranno misurarsi. «La più impegnativa per i prossimi anni sarà la ricucitura del paesaggio tra Fontana, Bosco e Mondada. L’ambizione del Municipio e della Fondazione Valle Bavona è realizzare un progetto esemplare, coinvolgendo in un processo partecipativo i terrieri, la popolazione e altri portatori d’interesse. Dopo la gestione dell’emergenza è subito iniziata una fase di ricostruzione provvisoria delle infrastrutture vitali, come l’acquedotto di Cevio (fortunatamente, la sorgente non è stata distrutta così che oggi l’acquedotto provvisorio funziona pienamente) e la strada di accesso alla Valle Bavona».

La strada consortile, come noto, è stata ripristinata in tutta la valle e sarà riaperta al traffico il 12 aprile prossimo. Gli esperti stanno portando avanti con impegno la realizzazione delle opere di messa in sicurezza definitiva dei corsi d'acqua e proseguono i lavori di sgombero di detriti; sono stati ripristinati gli accessi alle terre ancora intatte, e sono iniziate le bonifiche di diversi prati al limite dell’area disastrata. Questo il presente. Per quanto riguarda il futuro prossimo, la sfida è come detto legata alla ricucitura del paesaggio: «Abbiamo capito quanto importante sarà ricostruire con cura e con scelte mirate questo territorio che saremo chiamati a tramandare alle prossime generazioni – ha proseguito la sindaca –. Sarebbe impossibile ricostruire questo paesaggio tale e quale come si presentava prima del disastro. Altrettanto impensabile sarebbe un abbandono di queste terre a loro stesse. Il Municipio di Cevio e la Fondazione Valle Bavona, attori di primo piano nella conservazione e nella gestione della Valle, erano consapevoli sin dai primi giorni dopo la devastazione delle difficoltà, ma anche della necessità di restituire alle terre di Fontana, Bosco e Mondada un paesaggio che, pur portando i segni dell’evento catastrofico, preservasse e valorizzasse la memoria storica, garantendo nel tempo un equilibrio tra uomo e natura».

La governance di progetto

Per affrontare questo compito, il Comune ha formalizzato la collaborazione con la Fondazione attraverso la creazione di una “Direzione di progetto”, una governance composta da due rappresentanti del Municipio (la sindaca Wanda Dadò e la capodicastero edilizia Dusca Schindler), due rappresentanti della Fondazione Valle Bavona (il presidente della Fondazione, Lorenzo Dalessi, e il presidente del gruppo operativo della Fondazione, Paolo Poggiati), e un rappresentante della politica cantonale (il granconsigliere Fiorenzo Dadò). La Direzione di progetto è affiancata da un supporto di coordinamento, incaricato dal Municipio (Matthias Neuenschwander, coordinatore, e Alma Sartoris, vice-coordinatrice). Quale guida e riferimento per il proprio lavoro, lo scorso 14 febbraio la Direzione di progetto si è dotata di un documento programmatico denominato “Visione e principi”, in cui si delineano i capisaldi attorno ai quali impostare il progetto di ricucitura del paesaggio di Fontana-Bosco-Mondada.

Territorio espressione identitaria

Sui contenuti della ‘Visione’ e gli obiettivi da raggiungere si è soffermato Lorenzo Dalessi: «Pensare a una mera ricostruzione del paesaggio così com'era prima dell'alluvione è impensabile e insensato – ha ribadito –. Il paesaggio nuovo che scaturirà da questo progetto sarà dunque diverso rispetto alla precedente realtà. Non sarà il frutto di un'imposizione dall'alto o di una forzatura bensì di una visione condivisa, di un equilibrio tra la memoria del passato e la necessità di guardare al futuro. Sarà il risultato di una visione collettiva, che integrerà le esigenze della popolazione con un approccio tecnico e interdisciplinare. Nella genesi del nuovo paesaggio troveranno posto elementi tipici della cultura di valle alpina, legati alla cultura rurale tradizionale, in equilibrio con gli elementi naturali. Parlerà, a noi e alle generazioni che non hanno vissuto questo evento, trasmetterà emozioni, le emozioni che oggi abbiamo vissuto e porterà traccia della trasformazione».

La rinascita post-alluvione sarà articolata in quattro fasi: il processo partecipativo, la progettazione preliminare, la progettazione definitiva e la realizzazione. Il successo del progetto – come è stato più volte sottolineato durante la conferenza – è intimamente legato alla condivisione, in particolare con chi ha un forte rapporto con questi luoghi. A questo scopo è previsto un processo partecipativo che coinvolgerà con vari gradi di approfondimento i diversi portatori d’interesse: tra questi i terrieri di Fontana, Bosco e Mondada, gli altri abitanti della Valle Bavona, quelli del Comune di Cevio, gli agricoltori della Valle Bavona, i Patriziati, le Scuole e ulteriori attori che, col tempo, potranno ovviamente aggiungersi e portare un loro parere, idee e spunti. La conduzione e l’accompagnamento del processo partecipativo è stato affidato allo studio Consultati di Taverne, team che vanta una vasta esperienza nel campo della partecipazione. Il team lavorerà da subito in stretta collaborazione con la Fondazione Valle Bavona, che si occuperà del coinvolgimento delle scuole e concluderà il processo dopo l’estate 2025.

Per quanto attiene alla progettazione preliminare (che dovrà tener conto delle indicazioni degli uffici dipartimentali e delle zone di pericolo), sarà affidata a un team multidisciplinare a partire dall’autunno 2025 e si concluderà nel corso del 2026. Dopodiché si entrerà nella fase definitiva. A partire dal secondo semestre 2026 avranno inizio la progettazione finale e l’attuazione dei vari interventi. Considerati la vastità dell’area interessata, la complessità della ricucitura e i tempi della natura, l’insieme del progetto richiederà diversi anni per essere completato.

Costi e finanziamento

Ci si trova, oggi, all’inizio di questo lungo processo e un preventivo preciso dei costi, come chiarito dalla sindaca Wanda Dadò, non è attualmente possibile. In base al censimento dei danni (non ancora del tutto completo), si stima un costo tra 5 e 10 milioni di franchi. Ai quali, non dimentichiamolo, vanno aggiunti, pe il Comune di Cevio, gli ulteriori danni causati dal nubifragio del 29/30 giugno 2024 nelle altre aree del Comune (come a Bignasco e Cavergno), per ulteriori 10 milioni di franchi. Importi solo in parte sussidiati, che l'ente pubblico del capoluogo valmaggese non può ovviamente affrontare da solo. Servono ulteriori risorse che, si spera, arriveranno da una nuova raccolta di fondi specificatamente legata a questo progetto e che sarà lanciata a breve. In base a quanto raccolto – ha concluso Paolo Poggiati – «sapremo cosa sarà possibile attuare. Per ora ci sono ancora molte incognite ed è prematuro affrontare il discorso su chi farà cosa. Dovremo per prima cosa fissare gli obiettivi e capire cosa si aspettano gli attori locali. Quando disporremo di progetti precisi sapremo come muoverci. Di sicuro l'aiuto dell'ente pubblico sarà fondamentale, come lo sarà quello dei privati».