Meno pazienti, ma più ore di prestazioni erogate. Intanto la Città aumenta l'affitto (di quasi il 16 per cento) per la sede al Centro di pronto intervento
Le cifre del consuntivo dell'Associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio (Alvad) parlano chiaro: cala il numero dei pazienti (dai 2'105 del 2023 ai 1'929 del 2024) e aumentano le ore di prestazioni erogate (da 148mila a 153mila). I dati sono stati presentati e spiegati ieri all'assemblea dal presidente Stefano Gilardi e dal direttore Gabriele Balestra. Li abbiamo incontrati a margine della stessa assemblea, unitamente alla direttrice sanitaria Alessandra Viganò.
«L'aumento delle ore affiancato alla diminuzione del numero di persone seguite indica che i casi sono sempre più complessi – afferma Gilardi –. Ciò significa pure che per assolvere il nostro compito abbiamo bisogno di più professionisti, specialisti e medici. Ci assumiamo questo dovere, che implica una copertura oraria importante sulle 24 ore, fino in fondo. Ci confermiamo così come polo per casistiche che altre Spitex non accettano. Va detto, comunque, che il costo per ogni nostro assistito resta ampiamente sotto la media cantonale».
Lo stesso Gilardi ha quindi posto l'accento sulla riduzione dei contributi cantonali dell'1,5 per cento, nell'ambito dei tagli lineari decisi in Ticino: «Lo stesso Cantone pretende pure un prelievo dal fondo di riserva Alvad. Queste misure ci verranno a costare circa mezzo milione di franchi annui».
La Commissione della gestione di Alvad ha dato il suo nullaosta ai conti, non senza alcune osservazioni puntuali. Una di queste riguarda l'aumento del prezzo d'affitto della sede, che si trova al Centro di pronto intervento, di proprietà della Città di Locarno: «L'aumento è del 15,8 per cento (escluso il previsto conguaglio per le spese accessorie) – indica la Gestione –. Lo riteniamo eccessivo e ci attendevamo una migliore sensibilità da parte delle autorità comunali di Locarno». La stessa Commissione aggiunge che il progetto per la nuova sede Alvad a Muralto è in sospeso a causa di un ricorso tuttora pendente al Tribunale cantonale amministrativo.
Una delle questioni affrontate con i nostri interlocutori è quello dei familiari curanti, ora riconosciuti: «Sono figure fondamentali, da sempre integrate nel piano delle cure – illustra Viganò –. Noi subentriamo quando necessario. Attualmente quelli ingaggiati da Alvad, in qualità di personale senza qualifica, sono una decina. Si occupano dei loro cari e per alcune attività, legate ad esempio all'igiene personale, vengono pagati. Una nostra collaboratrice ha poi proposto il progetto “Respiro per chi cura”. Si tratta di uno “sportello” di consulenza dedicato ai familiari curanti: dà consigli e supporto attraverso colloqui individuali, gruppi, workshop e momenti informativi. È un lavoro importante soprattutto pensando al carico emotivo e allo stress che queste persone devono gestire». Il progetto pilota, per una durata iniziale di 30 mesi, è cofinanziato dalla Divisione dell'azione sociale e delle famiglie, tramite il fondo Familiari curanti.
Un accenno, infine, alla rete integrata dei servizi extra ospedalieri del Locarnese. Anche in questo caso, come specifica il presidente, l'Alvad ha assunto un ruolo di capofila e di pioniere a livello cantonale. L'obiettivo è una razionalizzazione e quindi anche un risparmio economico per l'ente pubblico. Il progetto è già stato presentato sia al direttore del Dipartimento della sanità e della socialità Raffaele De Rosa (e ora lo stesso Dipartimento, che ha promesso un finanziamento, lo sta approfondendo), sia ad alcuni Municipi del Locarnese.