Già a quota 400 firme (raccolte in 6 giorni) una petizione lanciata dai commercianti di via alla Ramogna a sostegno dell'evento: ‘Per noi è cruciale’
Dopo quello per la “riabilitazione” dello schermo del Vacchini in Piazza Grande si apre a Locarno un altro fronte di pressione nei confronti delle autorità comunali. Si situa nel cuore di via alla Ramogna – il collegamento pedonale fra Largo Zorzi e il fiume Ramogna, che segna il confine con Muralto – da dove è partita una raccolta di firme che chiede, genericamente, la “tutela di Moon and Stars” (M&S). Mittenti sono i commercianti di via alla Ramogna, che è in effetti il passaggio per antonomasia dello “shopping” locarnese in alternativa a Città Vecchia e a Piazza Grande. Commercianti che si appellano alla sensibilità della Città chiedendo a Municipio e a Consiglio comunale di “fare tutto il possibile, nel limite delle loro competenze, per mantenere vive le tradizioni culturali di Locarno, così come di proteggere i suoi commercianti e le sue imprese”. Firmando la petizione, puntualizzano, si supporta “non solo Moon and Stars, ma parte dell’economia locale del Locarnese”.
La raccolta di firme è in pieno svolgimento sia online (dove da qualche giorno gravita attorno alle 100 sottoscrizioni) sia, e soprattutto, per le strade, dove secondo un conteggio effettuato proprio ieri sera sono state finora raccolte circa 400 adesioni in 6 giorni.
L’uscita allo scoperto dei commercianti di via alla Ramogna giunge, probabilmente non a caso, in un momento particolarmente delicato per M&S, che da una parte – per certi versi suo malgrado – è al centro delle polemiche proprio per la collaborazione logistica con il Festival che ha portato appunto alla dismissione dello schermo di Livio Vacchini, e dall’altra con il fiato sul collo di un grande e forse inatteso concorrente per le estati di musica in Piazza dal 2027 al 2031; parliamo del gruppo legato al magnate dell’intrattenimento André Béchir, che Locarno ben conosce visto che con la Good News, nel 2004, aveva ideato e portato Moon and Stars in Piazza Grande. Oggi Béchir funge da consulente della Takk ab Entertainment Ag, con sede a Zurigo, di cui è anche membro del Consiglio di amministrazione. MSF Moon and Stars Festivals Sa e il gruppo di Béchir sono, come già riferito, le due uniche pretendenti ad animare Piazza Grande con i rispettivi artisti dal ’27 al ’31, ovverosia dopo la scadenza del contratto attualmente in essere con MSF.
È ugualmente noto che la Città non può prendere nessuna decisione per il quinquennio ’27-31 almeno fintanto che qualcuno non toglierà l’effetto sospensivo al ricorso inoltrato dal titolare di un esercizio pubblico di Piazza Grande contro la procedura di concorso indetta dal Comune (procedura che tecnicamente è una “manifestazione di interesse”). Il motivo: nel bando non verrebbe delimitata una zona ben precisa per l’affitto degli spazi pubblici. Una novità in quest’ambito è che il Consiglio di Stato ha già respinto la richiesta del Municipio di togliere l’effetto sospensivo, confutando la tesi comunale secondo cui una decisione in vista del 2027 dev’essere presa già ora per questioni di tempi organizzativi. Proprio basandosi sull’aspetto della tempistica (e del rischio di ulteriori perdite di tempo) Locarno ha così chiesto al Tribunale amministrativo (Tram) di smentire il governo, togliendo l’effetto sospensivo. Rimane nel contempo al Servizio ricorsi del CdS il ricorso di merito.
Tutto quanto precede per dire della posizione non solidissima in cui si trova M&S, che ha la sola garanzia di un’ulteriore edizione (2026) cui potrebbe però aggiungersi anche un 2027 concesso d’ufficio dalla Città nel caso in cui il ricorso di cui sopra continuasse a bloccare ogni decisione da parte di Palazzo Marcacci. Per quanto abitualmente criticata da molti locarnesi in merito all’occupazione pressoché esclusiva degli spazi pubblici del centro urbano, M&S rappresenta per i commercianti di via alla Ramogna “un momento cruciale per le nostre attività”, secondo quanto indicato nel testo che accompagna la petizione. Questo perché “ogni anno attira migliaia di visitatori, generando un significativo impatto economico per la regione”; addirittura, “per molti commercianti gli introiti di questo evento rappresentano una grande parte del reddito annuale”. È poi significativo il passaggio in cui si dice che “la cancellazione, sostituzione o alterazione” di Moon and Stars “potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di molte attività locali”.
Giuseppe Giorgi, “store manager” di un importante negozio di abbigliamento di via alla Ramogna e primo firmatario della petizione, raggiunto da “laRegione” premette che «qui mi esprimo a titolo personale e non a nome del negozio per cui lavoro. Detto questo, la raccolta di firme nasce da un confronto interno fra noi commercianti di via alla Ramogna, sfociato nella decisione di esprimere la nostra preoccupazione per il destino di Moon and Stars alla Società commercianti industriali e artigiani (Scia), con la quale ci siamo poi incontrati. Il nostro appello al sostegno dell’evento nasce dal timore che il ricorso attualmente interposto contro la procedura per l’assegnazione del periodo ’27-31 possa far sentire Moon and Stars imbrigliata o insicura, spingendola a togliere le tende e ad andare altrove: in Ticino la serie di concerti fa gola a molti perché si tratta di una manifestazione che porta molto a livello artistico e anche economico. Posso garantire che le nostre cifre, durante M&S, lievitano in maniera diversa rispetto a tutto il resto dell’anno. Lasciarselo sfuggire è un rischio che non possiamo correre».
Come si è visto, una risposta a questa preoccupazione già è presente nella strategia municipale di eventualmente concedere a M&S un’annata in più oltre la scadenza del contratto nel caso in cui fosse impossibile scegliere in tempi ragionevoli se continuare con “l’usato sicuro” o affidarsi invece, per il prosieguo, alla “cordata Béchir”.
Intanto, sul fronte dell’ampia protesta contro la dismissione dello schermo progettato dal Vacchini per la Piazza, i vertici del Festival (vicepresidente Luigi Pedrazzini, Ceo Raphael Brunschwig e direttore operativo Mattia De-Sassi) hanno incontrato i protestatari (architetti Michele Bardelli, Eloisa Vacchini e Simone Turkiwitsch). La Direzione della rassegna si è detta “consapevole del proprio ruolo pubblico e culturale”, ha ribadito che “scelte di questo tipo rispondono all’esigenza di coniugare rispetto per la memoria e sostenibilità gestionale” e aggiunto che “alcune decisioni devono essere assunte con prontezza”. Tuttavia, “il confronto resta aperto” e sarà infatti avviato “un dialogo costruttivo volto ad affrontare le sfide future legate alle infrastrutture del Festival”. Da parte degli architetti è invece stata sottolineata l’importanza del progetto originario dell’architetto Livio Vacchini nella storia dell’architettura svizzera ed europea dell’epoca, ricordando che “l’intuizione di Vacchini ha rinnovato profondamente il Festival, trasformando la Piazza in uno spazio unico di cultura condivisa”. Pertanto, “ogni cambiamento va ponderato con grande attenzione, tenendo conto del valore della struttura, divenuta con il tempo una delle icone del Festival”.