Locarnese

Jackie Chan ad Ascona con la Camera di commercio Svizzera-Cina

Autografi e ‘selfie’ in abbondanza da parte della leggenda del cinema d'azione e delle arti marziali, ricevuto anche dall'ambasciatore Burri

Burri, Chung e Jackie Chan allo Seeschloss Hotel di Ascona
(Ak.shots)
11 agosto 2025
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Cosa succede quando una leggenda del cinema incontra l’élite economica e istituzionale di un piccolo angolo di Svizzera? Succede che si sorride, si brinda, si parla – anche molto seriamente – di cooperazione internazionale, e ci si rende conto che il mondo è davvero più vicino di quanto sembri. È quanto accaduto ad Ascona domenica, durante una serata organizzata all'albergo Seeschloss dalla Camera di commercio Svizzera-Cina, Sezione Ticino, con un grande protagonista: Jackie Chan, mito vivente del cinema d'azione e delle arti marziali e ciononostante assolutamente dimostratosi alla mano, prodigo di autografi e “selfie” a beneficio di tutti i presenti.

A fare gli onori di casa, il presidente della Camera di commercio Svizzera-Cina, Sezione Ticino, nonché già vincitore del Pardo d’oro come produttore, Alex Chung, nonché l’ambasciatore svizzero in Cina, Jürg Burri. I circa 40 invitati, provenienti da ambienti istituzionali, culturali e soprattutto economici del Cantone Ticino, hanno partecipato a un evento che, pur senza acrobazie, resterà impresso nella memoria collettiva. Il motivo? Non solo l’“effetto Jackie Chan”, che ha trasformato l’incontro in qualcosa di più di una semplice cerimonia, ma anche la coincidenza simbolica: il 2025 segna infatti il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Svizzera, oltre al 45° della Camera di commercio Svizzera-Cina. Due numeri tondi che parlano di dialogo, collaborazione e resilienza, in un mondo che cambia rapidamente.

L’ambasciatore Jürg Burri ha colto l’occasione per esprimere gratitudine e rispetto, sottolineando, tra un brindisi e un riferimento al “dialogo culturale”, l’importanza del mutuo rispetto tra Paesi. Il tutto, naturalmente, con un eloquio diplomatico che ha anche lasciato supporre qualcosa in più rispetto a quanto detto. Un evento riuscito, insomma, capace di mescolare con sapienza il formale con l’informale, la cultura con l’economia, e il kung fu con il Merlot ticinese. E che ci ha ricordato, una volta di più, che i veri ponti non si costruiscono solo con cemento e acciaio, ma anche con gesti, parole e, a volte, appunto… con un buon bicchiere in mano.