Ai Bagni di Craveggia, teatro dei tragici fatti dell'autunno 1944, una cerimonia ha ricordato i caduti per la libertà. Tra i presenti anche Ruth Dreifuss
Tre piccole e silenziose pietre d'inciampo. Per ricordare, al mondo, le altrettante vittime dello scontro a fuoco avvenuto nell'autunno del 1944 alla frontiera tra Onsernone (Spruga) e Valle Vigezzo. E per gridare alla società civile che di guerre, maltrattamenti, violazione dei diritti umani, deportazioni e persecuzioni si muore, oggi come ai tempi bui del Secondo conflitto mondiale, da più parti ancora. Ecco che la cerimonia promossa oggi dal Gruppo per la memoria 1943-1945 e dall'Associazione ‘Stolpersteine Schweiz’ acquisisce una rilevanza che va ben oltre il tributo ai ventenni Federico Marescotti, Renzo Coen e Adriano Bianchi, i tre partigiani della giovane Repubblica dell'Ossola falciati dalle raffiche delle truppe nazifasciste mentre cercavano rifugio in Svizzera. Una fuga verso la salvezza, la loro (e quella di decine di partigiani e civili inermi che li accompagnavano), che le truppe svizzere che presidiavano il confine inizialmente bloccarono ma che, successivamente, vista la gravità della situazione, autorizzarono, consentendo loro di trovare riparo nel nostro Paese. Il rifiuto degli ufficiali svizzeri di consegnare ai fascisti i fuggiaschi rischiò addirittura di causare uno scontro a fuoco tra i due eserciti. I feriti, in quelle tragiche ore, furono decine, molti dei quali, come Adriano Bianchi (autore del libro ‘Il ponte di Falmenta’ che narra i tragici eventi della Repubblica dell'Ossola), furono curati all'ospedale La Carità di Locarno.
Alla cerimonia hanno preso parte autorità politiche svizzere e italiane, i parenti delle vittime e un gran numero di interessati. Carolina Marcacci Rossi, presidente dell'associazione Gruppo per la memoria a Brissago (1943-45) e prima relatrice a prendere la parola, ha ricordato come «tocchi a noi, oggi, far sentire la voce dei caduti che ci parla ancora» e il significato del termine ‘democrazia’, che diamo quasi per scontato. La giornalista e moderatrice Sharon Bernardi, dal canto suo, ha sottolineato la portata storica dell'evento in un momento così martoriato per il mondo: «Le tre pietre d'inciampo sono parte del mosaico della memoria e ridanno lustro a chi ha lottato nel nome della libertà. Oggi non possiamo non pensare a ciò che sta succedendo a Gaza, in Ucraina, nel Sudan e altrove. Girarsi dall'altra parte non è più umanamente accettabile. Gli eventi passati devono permetterci di costruire un futuro giusto e inclusivo». Nel suo intervento il professor Jakob Tanner, dell'Associazione ‘Stolpersteine Schweiz’ ha invece dapprima ricordato l'impegno dell'Associazione (una cinquantina sin qui le pietre posate in tutta la Svizzera in ricordo delle vittime del nazismo, 100mila in tutto il mondo). Ha poi reso omaggio al coraggio e alla determinazione dei soldati svizzeri che a Spruga seppero tener testa alle richieste nazifasciste dando prova di grande umanità e solidarietà con chi fuggiva («Per orientarci nel presente dobbiamo ricordarci del passato»). Più incentrato sulle vittime dello scontro a fuoco dei Bagni e sulla fine della Repubblica dell'Ossola l'esposto di Alex Grass, membro del Gruppo per la memoria.
Ha poi preso la parola la consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti. La direttrice del Decs ha lanciato un appello alla politica, auspicando un maggior impegno delle autorità che devono dimostrare coraggio e non restare silenti e immobili di fronte a oppressioni e soprusi, essere pronte ad accogliere chi si batte in difesa della libertà, dei diritti civili e della dignità della persona. Un invito ad aprire le porte di fronte a chi fugge da persecuzioni e guerre. Infine ha ribadito la necessità di raccontare alle giovani generazioni, nelle scuole, simili episodi di storia». Tra i presenti all'evento anche l'ex consigliera federale Ruth Dreifuss, la quale ha evidenziato la necessità di ricordare la causa per la quale si batterono, pagando con la vita, le vittime dello scontro a fuoco dei Bagni di Craveggia: «La loro storia si interseca con migliaia di storie analoghe. Rendiamo oggi omaggio anche a chi li ha sostenuti e aiutati, in Onsernone (in barba alle severe disposizioni di Berna in quei tempi di guerra) e nell'Ossola». Tra costoro la consigliera federale ha citato il nome di Gaby Antognini, militante antifascista impegnata al fianco dei più deboli e perseguitati. Ha poi fatto riferimento alla Convenzione di Ginevra, le cui regole vengono purtroppo puntualmente calpestate, sperando in un maggior impegno del nostro Paese per porre fine all'occupazione di Gaza. A chiudere la parte ufficiale le parole del sindaco di Onsernone, Andri Kunz, che ha ribadito come l'Onsernone sia sempre stata (e sempre sarà) una valle pronta ad accogliere le persone in difficoltà e in fuga dalle dittature.
La cerimonia è stata chiusa dagli interventi di alcuni discendenti dei partigiani uccisi e dalla testimonianza di Armando Ghilsalberti, 102 anni, soldato svizzero inviato quel giorno d'autunno a puntellare la guarnigione posta sul confine.