Critiche a mezzo stampa lanciate dalla nuova associazione, che dichiara di rappresentare gli interessi degli abitanti. La controparte non ci sta e replica
“L’albergo diffuso che doveva salvare Corippo minaccia l’equilibrio del villaggio”. Non usa mezzi termini la giornalista che nei giorni scorsi ha pubblicato un articolo sia sul Tages-Anzeiger sia sul 24Heures. Il sottotitolo: “Dietro il successo turistico si nascondono infrastrutture lacunose e tensioni crescenti”. Si capisce, leggendo più avanti, che tra queste infrastrutture che non soddisfano i requisiti ci sono: i posteggi limitati, l’approvvigionamento idrico e il sistema di raccolta delle acque luride.
Lo spunto alla giornalista è arrivato dalla neonata associazione “Vivere Corippo”, che si è fatta avanti pure con laRegione, inviando alla nostra redazione un testo sotto l’intestazione “Corippo è molto più di un hotel”. Tre le firme: Ernst Reichmann, Michael Zgraggen e Lukas Wirth. A loro dire, ridurre il villaggio alla mera presenza dell’albergo diffuso è “gravemente fuorviante e da tempo motivo di malcontento per molti di coloro che nel paesino vivono e che lo animano. Corippo non è mai stato abbandonato e non lo sarà mai. Già negli anni 60 alcune persone vi si trasferirono e salvarono i rustici abbandonati, ristrutturandoli e trasformandoli nella loro seconda residenza. E questo continua ancora oggi”.
L’immagine di Corippo, stando alla neonata associazione, è rimasta in gran parte intatta “perché persone che ci mettono cuore, tempo e denaro si prendono cura dei 60-70 rustici. Non si occupano solo delle case, ma dell’intero villaggio. Si cerca di formare una comunità attiva. Importanti in questo senso sono gli 11 residenti permanenti, che costituiscono una sorta di nucleo, così come i circa 90 proprietari di seconde case, che non sono sempre tutti presenti, ma che ormai contribuiscono in modo significativo alla vita della comunità”. Per tutti loro è stata creata lo scorso mese di dicembre “Vivere Corippo”, che conta 65 membri. “Abbiamo tre obiettivi principali: ci consideriamo la voce di tutti coloro che vivono a Corippo (in modo permanente o temporaneo) e che finora non sono stati ascoltati. Rappresentiamo quindi gli interessi degli abitanti e dei proprietari di terreni e rustici. Manteniamo e promuoviamo la convivenza attiva della comunità con l’organizzazione d’incontri, feste e altri eventi. Ci impegniamo a dialogare in modo costruttivo e, quando possibile, in accordo con i responsabili politici, al fine di ottenere voce in capitolo nelle decisioni rilevanti per gli abitanti”.
Il j’accuse contro l’albergo diffuso ha suscitato la reazione della “Fondazione Corippo 1975”, nome che fa riferimento anche all’anno in cui il villaggio è stato classificato “insediamento svizzero da proteggere d’importanza nazionale”. La stessa Fondazione è un’emanazione di Confederazione, Cantone e Comune, e ha lo scopo di conservare e realizzare progetti di restauro e di valorizzazione di edifici, di spazi pubblici e di oggetti storico-culturali ed etnografici del villaggio (inclusa la valorizzazione del paesaggio tradizionale che circonda il nucleo), con la creazione di percorsi didattici e l’organizzazione di eventi culturali e attività di promozione, d’informazione, di comunicazione e di ricerca fondi.
I 16 posteggi, lo ricordiamo, sono stati costruiti dalla Fondazione e sono quindi di sua proprietà; sono a disposizione degli abitanti fissi e dei clienti dell’albergo diffuso. Molte le attività svolte nel villaggio in collaborazione con volontari ed enti verzaschesi: «Non conosciamo di persona Reichmann – afferma Marco Molinari, presidente della Fondazione Corippo 1975 –. Per quanto riguarda gli articoli pubblicati in Svizzera tedesca e Romandia, mi rammarico che la giornalista non abbia sentito i gerenti, il vero cuore pulsante dell’albergo diffuso, il cui trasferimento a Corippo ha fatto aumentare la popolazione di quasi il 50 per cento, evento tutt’altro che banale per una popolazione di 11 persone. Poi, le preoccupazioni sulle infrastrutture, che sono tuttora funzionanti anche se non ancora ammodernate, così come la richiesta di un maggior numero di posteggi, vanno rivolte al Comune che se ne sta occupando. La critica sull’overtourism è poco comprensibile. Non capisco quindi la volontà di entrare in contrasto con noi». E ancora: «Della settantina di stabili che conta il villaggio, la Fondazione è proprietaria di 12 edifici (e dei due mulini), oltre a diversi terreni che circondano l’abitato. Cinque degli stabili sono stati restaurati e messi in rete come albergo diffuso dotato di 10 camere, mentre 2 sono stati trasformati in case per abitazione primaria, entrambe occupate: in una abitano i gerenti dell’albergo diffuso con i loro tre bambini, tra l’altro i primi bambini dopo decenni, nell’altra l’ex sindaco». Dai calcoli di Molinari, «oltre ai nostri, sono circa una quarantina gli edifici ancora utilizzati, di cui tre come case primarie e il resto come case di vacanza. Alcune sono di proprietà di famiglie originarie di Corippo, altre sono state comperate da turisti, fra cui anche le due acquistate da Reichmann a un’asta fallimentare un anno e mezzo fa, quando l’albergo diffuso era già in attività». In altre parole «sono almeno il doppio o il triplo i letti delle case secondarie di quelli dell’albergo diffuso quando è al completo. Pare quindi quasi una barzelletta additare gli ospiti della struttura come cause dell’overtourism, che oggettivamente a Corippo non c’è». Reichmann critica pure la mancanza di privacy nel nucleo: «Intrecciare proprietà private con la via pubblica è l’essenza stessa di Corippo. Per esempio non mancano i rustici su tre piani, di cui alcuni anche dell’albergo diffuso, i cui locali sono collegati ai piani superiori non da scale interne, ma dal sentiero del villaggio, che non è adatto a costruire barriere. Sarebbe contro natura».
La convivenza rispettosa tra pubblico e privato, tra turisti e abitanti, è uno dei capisaldi dell’albergo diffuso, che ha portato nuova vita al villaggio, senza avere la pretesa di salvarlo. Il gerente Jeremy Gehring commenta: «Se quanto descritto dai due articoli fosse vero, la nostra clientela non sarebbe così entusiasta». La struttura con la sua osteria, unico esercizio pubblico del villaggio, è una realtà sociale ed economica, con 12 collaboratori. Vista la mancanza di posteggi, i clienti sono invogliati, anche e soprattutto durante gli eventi, a usare i mezzi pubblici, il Verzasca Mobile o a muoversi a piedi. «Invitiamo ad accogliere lo spirito del turismo lento e questo piace agli ospiti – sostiene la gerente Désirée Voitle –. Un esempio concreto: sabato sera l’albergo era al competo e solo tre ospiti ci hanno raggiunto con l’automobile».
Infine, interviene nella diatriba il Municipio, tramite il segretario comunale Romano Bordoli: «Vogliamo specificare che sono in corso uno studio sulla viabilità e uno sul piano generale di smaltimento delle acque. Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, nel 2024 il Comune di Verzasca ha creato una nuova captazione per la sorgente che serve Corippo. Ci teniamo a ribadire l’ottima collaborazione che abbiamo con la Fondazione Corippo 1975».