La seduta di Consiglio comunale a Luino sul tema del Centro di accoglienza per richiedenti asilo ha riconosciuto il ruolo della Prefettura
Un’ora di discussione dai toni più che accesi (sulle quasi sei ore di seduta), con scontri tra maggioranza e opposizione, un sit-in di Casa Pound e il voto finale che ha visto prevalere la mozione presentata dalla maggioranza, mentre quella della minoranza è stata respinta. Questa l’estrema sintesi della seduta di ieri sera, lunedì 24 febbraio, in Consiglio comunale a Luino. Il tema in discussione era quello di cui si parla da settimane al di qua e al là della frontiera: il Cas di Fornasette, ovvero il Centro di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo internazionale, che lo scorso venerdì in Prefettura a Varese ha visto impegnati i rappresentanti istituzionali varesini e ticinesi, Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni e Pietro Marchesi, sindaco di Tresa. Nell'ex caserma dei carabinieri saranno ospitati 16 migranti, due nuclei familiari allargati.
Come era facile prevedere la seduta di ieri sera ha visto una netta contrapposizione tra chi sostiene la necessità di rispettare le decisioni della Prefettura e chi ritiene che il territorio non sia idoneo ad accogliere nuovi migranti. La seduta è stata interrotta quando alcuni militanti di Casa Pound Varese Italia (di estrema destra) hanno esposto uno striscione con la scritta “Nessun centro profughi, ‘reimmigrazione’ unica soluzione”. L’intervento della Polizia locale di Luino e dei funzionari della Divisione investigazioni generali e operazioni speciali (Digos) ha sequestro lo striscione e identificato alcuni attivisti.
Il sindaco di Luino, Enrico Bianchi ha ribadito che la decisione spetta alla Prefettura, sottolineando come l’amministrazione non abbia alcun potere sulla scelta dell’ex caserma di Fornasette come centro di accoglienza straordinaria. “L’incontro di venerdì in Prefettura ha già chiarito molti aspetti della questione”, ha sostenuto Bianchi. “L’informativa verbale su questo tema risale a ottobre-novembre 2023. Il Comune non ha alcun potere decisionale in merito: esiste una legge precisa, istituita da questo governo, che disciplina l’istituzione dei Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas). Il Comune, insieme ai Servizi sociali e alle associazioni che si occupano di problematiche sociali, deve svolgere il proprio lavoro con responsabilità e senso del dovere. Anche se non condivido questa decisione del Ministero, il sindaco deve rispettare le istituzioni. A un anno dalle elezioni, è chiaro che c’è la volontà di cambiare la situazione, ma credo che in certi momenti si sia andati sopra le righe”. In fondo, ha affermato Bianchi, “lo sapete anche voi (rivolgendosi ai consiglieri di minoranza, ndr)”.
Dalla minoranza sono arrivate critiche sulla mancata comunicazione ai cittadini e al Consiglio. Il consigliere Davide Cataldo del gruppo “#Luinesi” ha denunciato la scarsa trasparenza del processo decisionale: “Noi abbiamo mosso critiche molto chiare su questa vicenda. Nessuno, tra i membri di questa opposizione, ha mai detto che la colpa sia del sindaco, né abbiamo mai fatto affermazioni di questo tipo. Il problema principale è stato un difetto di comunicazione all’interno del Consiglio comunale. Da oltre un anno era evidente la volontà del Prefetto di Varese di istituire un centro migranti, e il sindaco ne era a conoscenza. Pur non essendo obbligato, avrebbe potuto informare meglio il Consiglio con maggiore garbo istituzionale. È chiaro che questa decisione ha suscitato preoccupazione nella maggioranza dei luinesi, ed è proprio questo il punto centrale della questione”.
La capogruppo di maggioranza Erika Papa ha sottolineato che la struttura, di proprietà demaniale, non appartiene al Comune e che l’amministrazione è stata solo informata della decisione. “Il Prefetto ha spiegato che al massimo saranno ospitate 16 persone, con vincoli imposti da norme che regolano i Cas: se qualcuno dovesse decidere di attraversare il confine svizzero verrebbe immediatamente accompagnato in un centro in attesa di essere imbarcato su un volo diretto nel loro Paese di provenienza”. La votazione finale ha visto la maggioranza compatta approvare la propria mozione, che riconosce il ruolo della Prefettura e chiede un monitoraggio sulla gestione del centro. La mozione della minoranza, che proponeva un’opposizione più netta all’uso dell’ex caserma come Cas, è stata respinta. Nel frattempo si è appreso che nel 2024 i reati nel luinese rispetto al 2023 sono calati del 19%, che in zona non ci sono ‘boschi della droga’ e che ospitare i Carabinieri delle Alpi, reparto specializzato nella lotta alla ’ndrangheta e agli spacciatori nell'ex caserma di Fornasette è “soluzione impensabile”. A questo punto è auspicabile che, in attesa delle conclusioni a cui arriverà il tavolo di lavoro transfrontaliero, voluto dal prefetto di Varese, le acque si possano calmare.