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Gli alpinisti ticinesi si stringono attorno alle vittime della Jungfrau

Si tratta di un 58enne residente da alcuni anni in Leventina, molto conosciuto nell’ambiente, e di una 28enne malcantonese

La zona della disgrazia
(Keystone)
7 aprile 2025
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Sono un 58enne originario del Sottoceneri ma residente da alcuni anni in Leventina e una 28enne malcantonese le due vittime della disgrazia di ieri, domenica 6 aprile, sulla Jungfrau (Canton Berna). A dare maggiori dettagli sull’accaduto, è la Polizia cantonale di Berna che precisa pure che è stata avviata un’inchiesta coordinata dalla Procura regionale dell’Oberland bernese. La notizia è rimbalzata in questi due giorni in Ticino, portando con sé dolore e sconcerto. Le vittime infatti erano ben note nell’ambiente: di lunga esperienza lui, con l’ambizione di diventare guida alpina lei, erano entrambi attivi nel Club Alpino Svizzero (Cas) sezione Ticino, con sede a Lugano.

‘Una grande perdita, un rapporto di amicizia’

«Erano entrambi persone davvero molto conosciute – ci conferma Giovanni Galli –, questa per noi è una grande perdita, in particolare a livello psicologico e affettivo, c’era un rapporto di amicizia, che resterà in eterno». Il presidente del Cas Ticino non vuole dire di più però: «Abbiamo deciso di no. È la volontà del comitato (del quale era membro il 58enne, ndr), della sezione, ed è condivisa dalle famiglie. Per noi adesso è prioritario stare vicino alle famiglie. E a tanti nostri soci, al gruppo giovanile soprattutto, bisogna trovare le modalità adeguate per comunicare l’accaduto e per far superare questo difficile momento». Entrambi gli alpinisti morti erano infatti conosciuti anche perché attivi come capigita e la 28enne in particolare nell’organizzazione giovanile del Cas Ticino. La donna, spiega la nota della Polcantonale bernese, risiedeva nel Canton Lucerna dove era attiva professionalmente, ma stando a nostre informazioni proveniva da Neggio, in Malcantone.

Una morte sul colpo, un’altra in ospedale

Entrambi ben preparati tecnicamente, come la terza persona coinvolta nel drammatico incidente – una donna sopravvissuta alla caduta fortunatamente solo con ferite leggere –, sono caduti mentre stavano scendendo dalla Jungfrau. Stando alle prime ricostruzioni degli inquirenti, la disgrazia è avvenuta tra la vetta e il Rottalsattel, alcune centinaia di metri più in basso. Il trio si era recato lì per un’escursione privata, non nell’ambito di un’iniziativa del Cas, che prevede una larga parte di tragitto in sci e una più breve, ma ripida, parte a piedi con picozze e ramponi e legati fra loro con una corda. Sono caduti in direzione del ghiacciaio del Rottal, scivolando per diversi metri attraverso un nevaio e fermandosi su un terreno roccioso. Delle persone nella zona si sono accorte della caduta e hanno prestato loro i primi soccorsi, in attesa dell’intervento delle squadre d’emergenza. Fra gli altri: due elicotteri dell’Air Glacier, uno della Rega e gli specialisti del Soccorso Alpino Svizzero. Purtroppo uno degli escursionisti è morto sul colpo, mentre le altre due persone sono state trasportate all’Ospedale di Lucerna, dove si è verificato anche il secondo decesso.

‘Un ottimo conoscitore della montagna’

«Un ottimo conoscitore della montagna in tutte le sue sfaccettature, e perciò anche molto prudente. Sia quando vi portava altre persone sia quando vi andava in solitaria». Il presidente della Sat Ritom, Arturo Mottini, ha molti bei ricordi del 58enne. «Si era associato un paio d’anni fa una volta stabilitosi in una frazione di Quinto, benché fosse alpinisticamente parlando cresciuto nel Cas Ticino di Lugano». Sin da subito non è rimasto con le mani in mano «e in effetti si è messo a disposizione della nostra commissione tecnica nell’ambito del progetto per una nuova via alta che unirà la Val di Blenio alla Leventina», percorso che nel 2026 sarà percorribile in cresta per una lunghezza di 18 chilometri fra la Capanna Pian D'Alpe (Semione) e il rifugio Ganna Rossa (Faido). «Il suo contributo è risultato importante e utile, specialmente laddove sono stati individuati i passaggi più difficili». In precedenza aveva collaborato con l’associazione Via Alta Crio per l’elaborazione del tracciato inaugurato l’anno scorso. «Di lui abbiamo un ottimo ricordo – conclude Mottini – e fra le imprese più importanti vorrei citare l’attraversata dell’arco alpino in solitaria con gli sci (nel 2019, da Vienna a Mentone in Francia, ndr). Il diaporama ha riempito diverse sale di amanti della montagna affascinati dalle foto e dal suo racconto».

Alle famiglie, agli amici, ai colleghi e ai conoscenti delle vittime, giungano le condoglianze della nostra redazione.

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