Dedicata a memoria e identità, la 14esima edizione della rassegna è stata vinta dal film italiano ‘After the Bridge’ di Davide Rizzo e Marzia Toscano
Il film italiano ‘After the Bridge’ ha vinto la quattordicesima edizione OtherMovie Lugano Film, caratterizzata dal tema portante della memoria e dell’identità. Terminata il 5 aprile, la rassegna ha visto un ulteriore aumento di pubblico rispetto al 2024, con circa 1'100 presenze agli eventi, consolidandosi un attore di riferimento della cultura indipendente luganese. L’appuntamento è già fissato per il 2026, quando per il suo 15esimo anno di vita OtherMovie affronterà il tema dei cambiamenti. “Quando siamo partiti con OtherMovie nel 2012 – spiega il direttore del Festival Drago Stevanovic –, desideravamo portare uno sguardo diverso, qualcosa che a nostro giudizio mancava nella scena culturale locale. Da lì anche il nome del Festival. Volevamo porci come ponte fra le culture, sia per motivi biografici degli organizzatori sia per contribuire all’integrazione in una società multiculturale come la nostra. Ma volevamo anche fungere da ponte tra le varie espressioni culturali e artistiche e per questo abbiamo sempre cercato collaborazioni trasversali. Negli anni questa chiave di lettura che allora era considerata di nicchia si è imposta sempre più, venendo declinata da numerosi altri attori culturali. Di questo siamo estremamente contenti, perché vuol dire che è un messaggio condiviso e riconosciuto da sempre più persone. Per questo, riteniamo di poter considerare OtherMovie come uno degli elementi caratterizzanti della scena culturale indipendente di Lugano e del Ticino in generale”.
Presieduta dal regista ticinese Mirko Aretini, la giuria ha dunque decretato ‘After the Bridge’ di Davide Rizzo e Marzia Toscano come miglior pellicola proiettata durante l’edizione. Il documentario, presentato nella sezione L’Incontro – dedicata ai lungometraggi internazionali –, ribalta il punto di vista del dolore e del concetto di vittima attraverso lo sguardo e la figura della madre di un terrorista. La protagonista è infatti proprio la madre di uno degli autori dell’attentato sul famoso ponte di Londra nel 2017. Nella medesima sezione hanno ricevuto una menzione speciale anche ‘Home Swiss Home’ di Geert Smets e ‘Soul of Soil’ di Yen Lan-Chuan.
Passando ai cortometraggi, a vincere nella categoria del concorso nazionale OtherSwiss Short è stato ‘Everyone but us’ di Diego Haunstein, premiato per la regia solida, matura e dal taglio cinematografico, nel racconto dei dubbi di una coppia apparentemente felice alla notizia di una gravidanza inaspettata. Anche in questa sezione ci sono due menzioni speciali: ‘Troubled’ di Patricia Wagner e ‘Su Twice’ di Agnese Laposi. Restando in tema cortometraggi, il premio per miglior corto internazionale della sezione [S]guardo da vicino, è andato all’iraniano ‘Sonata of good women’ di Mehdi Mahaei. Un film audace e senza paura, per la giuria, una sfida alle oppressive leggi dello Stato islamico contro le relazioni LGBTQ+. La menzione speciale in questa categoria è stata assegnata all’austriaco ‘Strangers like us’ di Pipi Frostl e Felix Krisai, grazie alla storia raccontata definita come la più interessante della sezione.
OtherMovie ha poi assegnato dei premi in tre altre categorie: Best Animated Short Film, VideoArt Contest e Music Video Competition. Il miglior cortometraggio di animazione si è rivelato il britannico ‘And then they’ di Shaun Clark. È invece stato lo svizzero ‘On My Head’ di Walter Veronesi a vincere il concorso dedicato alla videoarte. Il video musicale argentino ‘Perros Sin Dueño’ di Juan Matias Musa è stato ritenuto il migliore del concorso per la sua capacità di rispecchiare l’identità in relazione alle nuove tecnologie. Una menzione è stata conferita anche al video austriaco ‘Shake Stew – Lila’ di Rupert Höller per la musica e la fotografia applicate alle coreografie.
OtherMovie è un Festival in crescita non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo. Un esempio è la prima ticinese, e seconda proiezione svizzera, del documentario ‘Game Over’ – oggi nelle principali sale cinematografiche del Paese –, che con un taglio da thriller tratta della crisi e della fine di uno dei simboli dell’identità svizzera: la banca Credit Suisse.