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Morto nel cantiere, ‘dare la colpa agli operai è fastidioso’

Giovanettina chiede di prosciogliere il 50enne e chiama in causa la ditta. Andrea Gamba e Goran Mazzucchelli: il 54enne e il 58enne non sono responsabili

Un’immagine risalente all’8 gennaio 2021
(Rescue Media)
24 settembre 2025
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«Dare la colpa agli operai è una fastidiosa tendenza che è emersa nell’inchiesta e ancora ieri in aula penale». Niccolò Giovanettina, legale del 50enne, ha chiamato in causa la ditta (Garzoni Sa), che ha pesanti responsabilità che vanno oltre il diritto. L’avvocato non ha usato giri di parole nel sostenere le tesi dell'innocenza del suo assistito: «Cosa si può rimproverare al 50enne, che è stato chiamato al cantiere solo quando i lavori di sgombero al cantiere erano quasi finiti?». La risposta, ha continuato il legale, «è che il 50enne non può essere accusato di nulla, è in aula penale perché non ha chiesto due volte se poteva gettare il materiale o ha aspettato troppo a lanciarlo, ma non ha ricevuto alcuna istruzione».

‘L’imputato ha ricevuto istruzioni sommarie’

Giovanettina ha messo in evidenza come non ci sia stata istruzione: «La procedura di lancio del materiale dai piani nel vano lift non l’ha ideata il 50enne, che non ha violato alcun termine di prudenza né si è comportato senza considerare variabili di rischio dovute alla presunta mancanza di misure di sicurezza al pianterreno». L’avvocato ha contestato le tesi del procuratore. «È accusato di aver aspettato troppo, di aver ritardato il lancio (dieci secondi per l’accusa), anche se il 50enne ha detto che sono trascorsi pochi secondi. L’imputato ha gettato il materiale dopo il via libera del collega al pianterreno e si è attenuto alle indicazioni sommarie ricevute, rispettando la procedura», ha continuato Giovanettina. Il legale ha sottolineato i numerosi cambi di versione spudorati forniti dal capocantiere e dal tecnico in questi quattro anni di indagini. Un anno dopo i fatti, rileva Giovanettina, è spuntato, nella perizia di parte (commissionata dall’azienda) il ruolo del controllore che avrebbe dovuto verificare l’accesso al lift tenendosi a debita distanza. Eppure, la Suva ha accertato una serie di manchevolezze e che l’accesso alla zona di pericolo non era stata bloccata come avrebbe dovuto. L’avvocato ha ribadito che il suo assistito va prosciolto perché «il comportamento rimproveratogli non è avvenuto».

‘Una tragica fatalità’

«È stata una tragica fatalità non c’è alcun nesso di causalità tra il comportamento degli imputati e l'evento nefasto della morte dell'operaio». Si può riassumere così l'arringa dell’avvocato Andrea Gamba, legale del 54enne capocantiere: «Il decesso non è avvenuto per carenze di sicurezza e di sorveglianza, ma perché l’operaio, in maniera imprevedibile, ha messo la testa nel vano ascensore ed è stato colpito dall’anta gettata dal sesto piano dopo aver dato il via libera al lancio. Non c’è stata alcuna intenzionalità né negligenza da parte del capocantiere». Gamba ha messo in evidenza come «tutti gli operai hanno confermato di aver ricevuto le istruzioni sulle procedure di sgombero del materiale, che era soggetta alla doppia comunicazione». Secondo l’avvocato, anche se ci fosse stata la barriera o una porta per delimitare l’accesso al vano lift al pianterreno, questo non avrebbe impedito all’addetto di aprirla o di scavalcare la barriera. Il capocantiere non ha scientemente messo in pericolo gli operai, anzi, ha rilevato Gamba, il 54enne aveva detto di posare i parapetti, che poi però non sono stati inseriti. All’avvocato è sembrato che il procuratore abbia avuto la necessità «di trovare un colpevole per quella che è stata una tragica fatalità, perché le accuse non sono state accertate dai fatti». Gamba ha contestato la requisitoria del procuratore, a partire dalla descrizione di quanto capitato: «Capella ha dovuto spiegare perché l’operaio ha messo la testa nel vano ascensore, cosa che non avrebbe mai dovuto fare. Dai verbali risulta chiaro che il 50enne abbia rispettato la doppia richiesta vocale per lanciare il materiale. Neppure è stato dimostrato che il 50enne abbia atteso un tempo anormale (dieci secondi) per gettare il materiale nel vano ascensore». Gamba ha sostenuto che le comunicazioni dei lanci funzionavano. Quelle sollevate dal procuratore sono solo ipotesi. L’8 gennaio 2021 i lavori di sgombero erano quasi terminati, c’erano solo delle ante da smontare al sesto piano e da smaltire, l’attività non era stata programmata.

‘L’impatto mortale è avvenuto nel vano’

Non hanno fondamento i rimproveri mossi dal procuratore generale aggiunto nei confronti del 58enne tecnico, che non è responsabile per la morte dell’operaio sul cantiere. Lo ha sostenuto l’avvocato Goran Mazzucchelli nella sua arringa, nel corso della quale ha messo in evidenza che le accuse formulate da Capella sono basate su molte forzature dei fatti e sull’imprecisa interpretazione delle regole e delle ordinanze. L’avvocato si è sostanzialmente allineato alla richiesta di proscioglimento avanzata dai suoi colleghi anche per il suo assistito, il 58enne tecnico di cantiere: i tre imputati non hanno in alcun modo messo in pericolo la vita degli operai. Del resto, ha proseguito Mazzucchelli, non c’è la prova di nessun nesso causale tra i comportamenti degli imputati e la morte dell'operaio. Secondo l’avvocato, l’atto d’accusa omette di considerare le diverse funzioni di ogni imputato: «Il tecnico ha fatto ciò che avrebbe dovuto fare, non ha violato le regole dell’arte né i doveri di prudenza, non è il datore di lavoro né lo rappresenta, nemmeno è preposto all’implementazione della sicurezza, compito quest’ultimo che casomai tocca al capocantiere, quindi non spetta a lui sorvegliare gli operai. Non avrebbe potuto essere lì e non era presente l’8 gennaio 2021 a controllare le operazioni di smantellamento dell’edificio». Mazzucchelli si è dilungato nell’illustrare alcuni punti della perizia definita indipendente, che la ditta ha commissionato a un’azienda con sede Oltregottardo. Perizia che non è in contraddizione con quanto prescrive la Suva né con la sentenza del Tf che impediscono l'uso del vano del lift per evacuare il materiale senza una limitazione della zona di pericolo. Questa lacuna, secondo Mazzucchelli non ha alcun nesso causale con la morte dell'operaio, visto che l’impatto mortale è avvenuto nel vano.

Dopo una breve replica di Capella, la duplica di Gamba, il giudice Paolo Bordoli ha annunciato la sentenza entro fine novembre.

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